di Arturo Calabrese
Eletto senatore nel 2018 con il Movimento 5 Stelle e da sempre attivo nel panorama culturale del Meridione, Francesco Castiello chiude il primo mandato da parlamentare. È rimasto fedele a Giuseppe Conte dopo le scissioni e continuerà a sostenere il partito. In questi giorni è già impegnato in campagna elettorale per le cosiddette “parlamentarie” e cioè delle primarie interne al Movimento con le quali si decidono i nomi dei candidati.
Senatore, come sta il Movimento 5 Stelle e come si presenta alle elezioni?
“Gode di una buona salute. I sondaggi lo danno in crescita grazie a Giuseppe Conte, figura di alto profilo istituzionale. Chi è rimasto non ha ceduto alle lusinghe dell’interesse opportunistico. Il vincolo del terzo mandato doveva essere rispettato e in molti non lo hanno accettato. Le scissioni, però, ci hanno permesso di eliminare alcune scorie radioattive che avevamo al nostro fianco”.
Questione candidatura: sarà in campo per il Movimento?
“Certo, ma c’è da fare chiarezza. Per adesso mi sono autocandidato alle parlamentarie per il collegio senatoriale che comprende le province di Salerno, Benevento, Avellino e Caserta. Dopo il taglio dei parlamentari, battaglia voluta e vinta dal M5S, si è resa necessaria la rimodulazione delle varie circoscrizioni. Nel 2018, fui eletto in quella che andava da Battipaglia a Sapri, passando per il Cilento e comprendente il Vallo di Diano. Oggi, viene accorpata con altre per formare questa grande che comprende quasi interamente la Campania ad esclusione di Napoli e dei comuni che rientrano nella sua Città Metropolitana. Qualora dovessi superare questo primo scoglio, sarò candidato nel proporzionale. Volevo fermarmi sia per l’età avanzata, ho ormai 80 anni, e sia perché il mio stato di salute non è dei migliori, dopo il Covid le cose si sono complicate, ma da più parti mi è stato chiesto di impegnarmi nuovamente e ho deciso di farlo. Sarà difficile, ma ce la metterò tutta per fare il meglio per gli italiani”.
Si chiudono quattro anni complessi sotto vari punti di vista. Tanto è stato fatto, ma c’è qualcosa che avrebbe voluto fare?
“Sono soddisfatto perché ho lavorato per il mio territorio. Mi sono impegnato per combattere lo spopolamento dei piccoli borghi, per una ricerca definitiva sulle cause che portano ad una così alta percentuale di malattie tumorali nel Cilento, per uno sviluppo culturale del Cilento. A Vallo della Lucania, su mio invito, è stato presente l’allora presidente del consiglio Giuseppe Conte. In quell’occasione, insieme a tanti sindaci della provincia, gli ho consegnato il manifesto per il Sud contenente dieci idee e obiettivi per fermare l’emorragia di giovani. Da quel manifesto si può e si deve ripartire. Per quanto riguarda i rimpianti ne ho uno: poco prima che ci fosse la crisi di governo con conseguente scioglimento delle camere, avevo presentato un disegno di legge che vietasse i cambi di casacca. Nell’ultima legislatura, sono stati circa 300 i parlamentari che hanno cambiato partito. Così si tradiscono gli elettori prima ancora che i propri ideali. Il mio ddl prevedeva la decadenza automatica dalla carica. L’interruzione anticipata dei lavori bicamerali ha messo fine all’iter, ma se ne avrò la possibilità presenterò nuovamente il Ddl”.
Quali saranno i temi della prossima campagna elettorale?
“Per cominciare la transizione ecologica. Confrontandomi con il ministro al ramo Cingolani, non ho mai avuto risposte precise sulle rinnovabili. La Regione Puglia, e lo dico in maniera obiettiva, è riuscita a dare dei fondi ai cittadini per l’acquisto e installazione di pannelli fotovoltaici. Se ci sono riusciti loro, perché non lo fa l’intero Paese o nella nostra benedetta Regione Campania? Se lo facessimo, si combatterebbero gli aumenti di luce e gas. Questo è un tema. C’è poi l’aiuto fondamentale per le aziende che assumono giovani con sgravi fiscali o in generale assistenza da parte dello Stato. Ci sarà da rivedere il rapporto Stato – Regioni: il Titolo Quinto ha recato solo danni. Lo abbiamo visto durante l’emergenza pandemica. Ogni Regione ha il suo regolamento in materia sanitaria e cioè crea solo caos. Ci vuole una riforma costituzionale seria ed efficace che elimini queste profonde differenze”.
Cosa si può fare per il Cilento?
“Bisogno fare un grande sforzo. Gli antidoti contro il veleno dello spopolamento sono le infrastrutture: se non facciamo strade, continueremo a fare vivere le comunità in stato di isolamento. La Provincia di Salerno interviene raramente con un po’ di pittura e qualche pennellata di asfalto per poi impegnarsi a fare qualcosa dopo dieci anni. A tal proposito, avevo chiesto a Palazzo Santa Lucia la cancellazione della tassa di possesso e di circolazione per i veicoli. Era un indennizzo per i cittadini obbligati a percorrere strade dissestate e pessime. La Regione, nella figura di Vincenzo De Luca, ha respinto questa proposta. I collegamenti non dovranno essere solo fisici. Il 50% circa del Cilento non ha copertura del segnale televisivo e ciò vale anche per internet e per la telefonia. In questo modo, i giovani possono fare economia. Per fare un esempio, un giovane può costruire un’azienda e avviare un commercio di prodotti tipici come può essere il fico bianco”.