di Erika Noschese
«Sono persone come voi che hanno paura, hanno famiglia, hanno problemi, sono stanche»: inizia così la lunga lettera di ringraziamenti, pubblicata attraverso i social, da Francesca Sguazzo, dottoressa Francesca Sguazzo, dirigente medico presso il Pronto Soccorso dell’Ospedale San Luca, impegnata in questi giorni a fronteggiare l’emergenza coronavirus, soprattutto dopo il primo caso verificatosi presso il nosocomio in questione dove una giovane biologa di origine ucraina, residente a Montesano Antilia è risultata positiva al covid19. «Io stamattina, dopo aver recuperato un pò di lucidità dai turni massacranti di questa settimana, devo spendere due parole per gli infermieri, gli ausiliari e i medici del mio reparto, della Medicina d’Urgenza e del Pronto soccorso, parole e ringraziamenti per tutti, farei i nomi ad uno ad uno ma non posso – ha scritto la dottoressa salernitana – Parlo di chi da giorni è chiuso in un posto nemmeno noto in quarantena per evitare il pregiudizio degli altri, lontano dalla famiglia, dai figli, dalla propria casa; parlo di chi arriva a lavorare e non sa quando rientra, a volte 24 ore dopo, di chi lavora ore e ore in una tuta soffocante con gli occhi appannati dalla mascherina e decide di non bere per ore perché è un’impresa persino andare in bagno; di chi non se la sente di rientrare a casa da bambini e mogli dopo un contatto prolungato con i pazienti e aspetta di notte in auto l’esito di un referto per mettere piede a casa propria, per dormire qualche ora per poi stamattina essere di nuovo, in silenzio e col sorriso, in servizio. Parlo di chi da casa mi scrive per sapere nel turno successivo che cosa troverà; parlo anche di chi riesce sempre a farci sorridere e a sdrammatizzare. Parlo di chi va fuori le porte del reparto a raccogliere il carrello del vitto per gli ammalati perché si ha paura di avvicinarsi a noi. Di chi in fila al supermercato viene riconosciuto come infermiere del ps e scansato e ci sorride su, di chi viene a lavoro che sta male e vorrebbe riposare, di chi ha dovuto rinunciare alle ferie senza sapere più quando le farà, parlo di chi mi chiama un pò in ansia perché deve affrontare cose che non sono propriamente di competenza». Parole cariche di gratitudine quelle della dottoressa Sguazzo che ha voluto mettere in evidenzia il lavoro degli “angeli con il camice” e verso quei giovani colleghi «che riescono ad essere un validissimo supporto, un in bocca al lupo di pronta guarigione per il più “maturo” del gruppo». Da qui poi la speranza e l’appello affinché si nutra «un pò di rispetto in più nei loro riguardi, considerando che ciò che stanno facendo l’avrebbero fatto di qualunque cosa si stesse parlando, dalla peste bubbonica al tifo, dall’Ebola alla Sars, dal Coronavirus alle onnipresenti epatiti, influenze, scabbia, Legioella e così via – ha detto infine Francesca Sguazzo – Sono persone come voi che hanno paura, hanno famiglia, hanno problemi, sono stanche».