Fico continui nella direzione di De Luca - Le Cronache Ultimora
Ultimora Campania

Fico continui nella direzione di De Luca

Fico continui nella direzione di De Luca

Salvatore Marrazzo

Io non sono un gregario. De Luca lo ripete forte e chiaro a un recente incontro elettorale a Salerno. Non si è candidato, afferma, per non ostacolare altri designati alla carica di consigliere regionale. Sì, De Luca è un capo non un gregario. Un Capo con la C maiuscola. Non fosse altro perché ha risanato i conti della Campania. Il Tar gli ha dato ragione. Non ci sono più dubbi, non ci sono più appelli. È un fatto. Un fatto non si può negare. Un fatto è l’evidenza di un’azione. Un fatto è ciò che non può essere messo in discussione. Un fatto è un punto d’inizio. Un decennio di lacrime e sangue che i cittadini della Campania, tutti i cittadini, onorevoli e disonorevoli, pensanti e sfessati, tutti, e quando dico tutti, vuol dire proprio tutti, tutti, – perché la Sanità, oltre a essere la prima voce della spesa regionale, è ciò che riguarda tutti senza distinzione di censo e di titoli, d’intelligenza e d’ignavia, di furbizia e di fessaggine – ovviamente chi più chi meno, hanno versato senza profferire lamenti o sguaiatezze, ma soltanto indignazione, rabbia, avversione verso uno stato centrale che per banale gioco politico penalizza i suoi cittadini, quelli del sud, quelli che per necessità sono costretti a rivolgersi a Lor signori del Nord per curarsi o per trovare lavoro. Sì, abbiamo un’emigrazione intellettuale verso tutti i paesi della Comunità, ne siamo fieri, ma stiamo impoverendo sempre di più i nostri territori, dove gli anziani, ormai, non hanno più un luogo, non possono permetterselo, nemmeno per una partita a tresette e dove i nostri cari paesi già alle otto di sera sembrano periferie delle lontane località dell’Est europeo, se non veri e propri sobborghi delle regioni dell’Estremo Oriente. Non penso che il Sud con tutte le sue ataviche problematiche debba soffrirne di nuove. Per tornare a De Luca, ormai nel ruolo sia di figura paterna sia di vecchio saggio, è un uomo che rivendica la sua azione decennale, si sta prodigando per non lasciare la Regione Campania a chi lui pensa possa fermare ciò che lui ha messo in atto. De Luca lo vediamo dappertutto a inaugurare cantieri, dighe, fabbriche, reparti d’ospedali, strade, insomma la sua visione – suffragata da un consenso pari al 70% dei votanti – messa in atto con i suoi accoliti e con i suoi avversi. Chi vota De Luca non appartiene necessariamente a una sinistra, ahimè, logora e salottiera, o a una destra demagogica e intollerante, De Luca appartiene al popolo della ragione pratica, alla politica non politicante, come dice lui stesso. De Luca, e il mio non vuol essere un panegirico, aderisce ai fatti, che essi ci piacciano o no sono i fatti a fare la storia, non le chiacchiere di cui molti intellettuali destroidi o ingaggiati s’impegnano a diffondere con inutile tenacia. È sotto gli occhi di tutti una campagna elettorale denigratoria nei confronti del candidato Presidente alla Regione Campania, Roberto Fico. Diciamo che ci sta, è la durezza di ogni campagna elettorale, ma quali sono i programmi alternativi che l’alleanza di centro destra sta mettendo in atto? De Luca è il presidente uscente e, sotto gli occhi di tutti, sta mostrando la sua azione, che è andata sviluppandosi sia con le sue prese di posizioni in politica estera, si ascoltino o si leggano le sue dichiarazioni a favore dei palestinesi, sia con le ragioni sempre avverse alle più dichiarate demagogie e populismi. Il suo è un linguaggio diretto. Senza soldi non si cantano messe. Non è solo un adagio della nostra cultura popolare ma un principio economico che a volte si dimentica. Aver risanato il bilancio regionale è un merito che bisogna assegnargli senza se e senza ma. Ha avuto coraggio. Ha subito critiche indecorose. A volte, per onestà intellettuale, gliele ho rivolto anch’io, sebbene idealmente. Tuttavia, la politica non è un’armata Brancaleone. La competenza che hanno messo in campo i suoi uomini in questi anni è da apprezzare. Così come sono da riconoscere errori e mancati controlli. Certo, non si può ottenere tutto. Molte cose sono ancora da affrontare e da risolvere e anche da inventare. Le idee devono essere sostenute, non piovono dal cielo. E i programmi della coalizione di Fico sembrano andare nella giusta direzione. La sinistra, per comodità semantica usiamo ancora questo termine plurale, ha il suo estremo limite in una morale che vuole essere sempre più moralista di ogni altra, è risaputo che tre esponenti di sinistra sono in grado di formare quattro partiti. Ecco, bisogna uscire da questa logica e conformarsi al sistema elettorale che obbliga al patto di unire le forze e, quindi, le morali. Dall’altro versante, vedere quelli dell’alleanza di destra con a capo la nostra Presidente del Consiglio a sostenere e a zompare al grido “chi non salta, comunista è”, è uno spettacolo degradante e svilente. E non voglio nemmeno spiegare il perché. La politica ha dalla sua la lotta per il potere. Tuttavia, non sempre il potere è fine a se stesso. Nelle moderne democrazie sono rappresentati vari poteri così come vari equilibri che devono sempre combaciare nel rispetto delle Istituzioni e nella lotta ideale e leale per il beneficio di un Paese o di un Territorio, ma soprattutto deve riguardare l’interesse delle moltitudini sempre più offese e umiliate a essere soltanto numero. L’auspicio sia che a queste elezioni regionali si rechino a votare quante più persone possibili. In nome della democrazia e di una sempre e maggiore vigilanza e partecipazione che ognuno deve mettere in atto nell’interesse di tutti. La politica ha le sue leggi che non sono quelle morali, ma l’affermazione della moralità deve essere nei fatti che la politica produce. Nessuna politica deve essere per questo amorale. La politica deve produrre evidenze! Certo, lo fa a prescindere, e nel bene e nel male, ma bisogna saper determinare i fatti che servono alla nostra esistenza e non fare propaganda che umilia l’intelligenza. Guardare ai fatti e riconoscerli. Porsi senza riserve al servizio di una causa e realizzare le richieste quotidiane che ne derivano. Pensare in modo chiaro e sobrio. Sentirsi responsabili di fronte a sé stessi e alla propria ragione. Max Weber, quasi un secolo fa, elogiava la normalità delle virtù e non la loro spettacolarizzazione o straordinarietà. La politica ne prenda atto. Ma ne prenda atto anche l’elettore. Sono tempi di crisi e di cambiamenti sociali importanti. Tutti sono chiamati a dare un contributo di speranza, ma soprattutto di concretezza.