di Marta Naddei
Sguardi e storie che non possono lasciare indifferenti. Una esperienza talmente forte che anche chi con le emergenze ha quotidianamente a che fare non è riuscito a restare impassibile. Roberto Schiavone, presidente dell’Humanitas di Salerno, era presente martedì mattina al Molo Trapezio, con una squadra di oltre 100 volontari, pronti ad accogliere ed accudire i 1.044 immigrati trasportati dalla nave “Etna”. L’associazione di volontariato, allo stato, con una ventina di uomini sta fornendo pasti e abiti ai ragazzi ospitati presso il centro della Protezione civile di Salerno, dove è stato allestito un apposito campo di accoglienza. Ma i momenti più forti sono stati quelli vissuti all’arrivo di queste persone: «Vedere quei volti – spiega Schiavone – vedere la liberazione nei loro occhi per essere giunti in Italia, dopo aver intrapreso un viaggio dal quale non sapevano se sarebbero riusciti ad uscire vivi, è stata una esperienza veramente molto forte. Una cosa è guardare tutto questo in televisione, un’altra è viverlo in prima persona». Un viaggio lungo, irto di insidie, stipati dapprima su un piccolo barcone, poi in condizioni nettamente migliori sulla nave della Marina italiana. Nel giorno dello sbarco, l’Humanitas ha messo a disposizione oltre 1.600 pasti: «Per un momento abbiamo pensato che non sarebbero bastati – racconta Schiavone – Quelle persone sono scese da quella nave dopo un lungo digiuno, qualcuno ha mangiato anche due volte. Pensare che i musulmani, in questo periodo, sono anche in Ramadan. Ma le condizioni di viaggio, le difficoltà e la fame patite, hanno avuto il sopravvento. Abbiamo dato loro anche del latte: non mangiavano da tanti giorni». Dunque, un impatto fortissimo. E se dinanzi allo sguardo di un bambino le emozioni, spesso, emergono spontanee, il presidente Schiavone è rimasto colpito dalle donne: «Le ho osservate e ne ho notato forza e bellezza. Quelle di chi non vuole e non può mollare perché queste ragazze hanno un futuro». Al puro spirito di volontariato si appella anche la Cgil che invita a non far calare l’attenzione sul destino di queste persone e soprattutto a non specularvi. «E’ importante – afferma il segretario generale della Cgil Campania Franco Tavella – promuovere il volontariato vero, a titolo gratuito, e sorvegliare sui finanziamenti che ricevono le strutture di accoglienza. Sappiamo che, oggi, ogni immigrato ospitato in un centro costa dai 30 ai 35 euro al giorno, finanziati da un fondo europeo. Mi chiedo se esista una discrezionalità nella scelta di queste strutture e quali siano i criteri adottati nella valutazione». Spinge, invece, a seguire l’esempio del Comune di Riace, Anselmo Botte – responsabile del Dipartimento Immigrazione della Cgil Salerno. Il piccolo comune calabrese, infatti, si è praticamente ripopolato grazie alla presenza dei migranti, che hanno fatto ripartire l’economia, anche facendo lavori che erano a riscgio di “estinzione”«Una logica di accoglienza tuteli gli immigrati anche fuori dai centri quando si ritrovano a scontrarsi con una legge sul lavoro più costruita sull’idea del respingere che non su quella dell’accogliere e dell’integrare. Abbiamo più volte suggerito che i piccoli comuni delle zone interne si proponessero a gestire l’emergenza profughi in modo da rispondere anche all’emergenza spopolamento».