di Erika Noschese
“Dare una sterzata alle attività del personale tecnico amministrativo”. È l’appello lanciato da Antonio Pontillo, segretario Snalv/Confsal Università e candidato al senato accademico dell’Unisa, in programma il prossimo 22 febbraio. Il personale tecnico amministrativo vive, in questo periodo, una forte difficoltà a causa del numero esiguo di dipendenti: negli ultimi anni, sono andate in pensione troppe persone e da 850 unità ora siamo meno di 600 e, per il mese di giugno, sono previsti altri pensionamenti; il numero del personale è esiguo rispetto alle attività e alle esigenze lavorative perché noi siamo un po’ la spina dorsale dell’Università e in questo momento storico siamo un po’ in difficoltà Mancano pochi giorni alle elezioni per il senato accademico, sono momenti di fermento per l’Unisa. Qual è il suo impegno per l’Università degli Studi di Salerno? “Io ho presentato un programma preciso che riguarda il personale tecnico amministrativo in particolare ma mi sto occupando anche di problematiche legate alla salute delle persone perché, in questo momento, una delle priorità per me e per un sindacalista in generale resta la salute: il covid è ancora tra noi, non possiamo abbassare la guardia. Dunque, va rivisto il sistema relativo alla salute all’interno dell’Unisa, con il presidio medico, che va ampliato come servizio e rivisto in alcune situazioni perché per una comunità come la nostra – abbastanza numerosa – non è più adeguato, è necessario ampliarlo. La sicurezza sul posto di lavoro resta tra le priorità così come le questioni che oggi stanno mettendo in ginocchio il personale tecnico amministrativo: negli ultimi anni, sono andate in pensione troppe persone e da 850 unità ora siamo meno di 600 e, per il mese di giugno, sono previsti altri pensionamenti; il numero del personale è esiguo rispetto alle attività e alle esigenze lavorative perché noi siamo un po’ la spina dorsale dell’Università e in questo momento storico siamo un po’ in difficoltà. È necessario avere persone che vadano sui luoghi anche solo per valorizzare quanto fatto fino ad ora, come la nuova pianta organica: nonostante il covid e il nuovo sistema c’è bisogno di nuova forza lavoro perché gli scenari sono cambiati e il personale tecnico amministrativo si ritrova ad affrontare una nuova sfida, impiegato e tecnico”. Ci sono altre figure lavorative che mancano e di cui c’è necessità per permettere al sistema universitario nel suo complesso? “Abbiamo bisogno di una nuova pianta organica che passi per il reclutamento ma soprattutto la riqualificazione di tutto il sistema amministrativo. Non ci sono vie di mezzo, noi in questo momento stiamo mettendo “una pezza a colori” grazie allo sforzo del personale ma se si continua così inevitabilmente ci saranno dei problemi”. Tra i problemi che vengono spesso evidenziati anche il sistema universitario, ovvero il 3+2… “Se non siamo all’altezza del compito come possiamo occuparci degli studenti che sono – e devono essere – i padroni dell’università. Senza investimenti è difficile, servono studenti e forze nuove dettate però dall’esigenza di voler sapere”. Come si spiega la decisione di molti studenti di fare la triennale a Salerno, o al sud in generale, e di andare poi al nord per completare il ciclo con la specialistica? “Io posso spiegarlo con un esempio, portando il caso della facoltà di Giurisprudenza perché ci lavoro da tanti anni. Il direttore è riuscito a trasformare il dipartimento giuridico in un sistema innovativo: il direttore, rispetto agli altri, ascolta tutti ma poi agisce; ha inserito una novità con la laurea in diritto dell’impresa, solo per citarne uno. Questo perché ha verificato le vocazioni degli studenti del suo dipartimento, ha fatto un sondaggio, in questo senso, e si è messo al lavoro per offrire agli studenti sempre più occasioni lavorative post laurea. Quest’anno, invece, abbiamo offerto master agli studenti, per loro totalmente gratuiti, perché hanno avuto la possibilità di sfruttare borse di studio o agevolazioni simili: gli studenti che si iscrivono ai master di giurisprudenza avranno la concreta possibilità di andare a lavorare perché il nostro compito è collegare lo studio e il mondo lavorativo, il sistema non è avulso dalla società e la ricerca deve essere un cammino utile alla società in qualsiasi disciplina”. La parola d’ordine è innovazione… “Esatto. Chi oggi si laurea nelle attività legate alla sanità si crea un segmento che non è particolarmente appetibile ma è indispensabile alla società e questo è il compito dell’università: aprire nuovi scenari, mettendo a disposizione i lavoratori del futuro soprattutto se utile alla società, ad eccezione ovviamente dell’arte che hanno delle specifiche connotazioni”.