Elena Di Legge: Il tatuaggio oggi è molto trasversale, appartiene alla cultura un po’ di tutti - Le Cronache
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Elena Di Legge: Il tatuaggio oggi è molto trasversale, appartiene alla cultura un po’ di tutti

Elena Di Legge: Il tatuaggio oggi è molto trasversale, appartiene alla cultura un po’ di tutti

di Jacopo Tafuri
Passeggiando nella Salerno vecchia, in Via delle Botteghelle, sono attratto da una vetrina diversa dal solito, sono di fronte a STUDIO21 TATTOO, uno studio di tatuaggi dove, entrato a curiosare, mi fermo a parlare con Elena Di Legge, uno dei proprietari.
Quando e come nasce l’idea di aprire il centro di tatuaggi Studio21 Tattoo?
Il centro di tatuaggi sta per festeggiare i venti anni di attività; ho aperto nel 2005 a Via Portanova.
Ho sempre avuto la passione per il disegno, mi sono laureata al DAMS a Bologna, in storia dell’arte, e quando ho deciso di tornare a Salerno, anche se all’epoca il tatuaggio era visto come qualcosa di carino ed accessorio, quindi non produttivo per giustificare un investimento a fini lavorativi, ho pensato di unire la passione per il disegno con i miei studi decidendo di tentare in questo ambito, in quanto il tatuaggio mi sembrava quanto di meglio potessi fare, perché frutto di un lavoro creativo, che mi potesse consentire di viaggiare, mi permettesse di essere autonoma.
L’esperienza iniziale è diventata una realtà al di là delle mie aspettative, non avevo molta concorrenza, facevo qualcosa di nuovo, ero una donna e questo probabilmente suscitava anche un po’ di curiosità, oggi posso dire che sono soddisfatta e che l’idea è riuscita!
Come si diventa tatuatori, ci sono corsi o ci si forma “sul campo”?
Ormai da diversi anni ci sono corsi specialistici di formazione ed abilitazione alla professione.
I corsi sono tenuti da scuole di formazione professionale che si occupano anche della formazione di estetisti, anche se “lasciano un po’ il tempo che trovano”; secondo me e secondo molti colleghi c’è una grande approssimazione nel delegare a queste scuole la formazione del tatuatore, questo perché, come moltissimi lavori artigianali, questo è un lavoro che si apprende “a bottega”.Probabilmente l’ideale vincente sarebbe avere delle basi di profilassi igienica, anatomia dell’epidermide, per poi appoggiarsi a qualche studio; la sensazione è che manchi il legame tra formazione ufficiale, che non garantisce il saper tatuare, e la parte pratica, che forma “sul campo”, tanto che molti ragazzi che concludono questi corsi vengono a chiederci di poter almeno guardare, al fine di un apprendistato non pratico….. è tutto un po’ confuso!
Un tempo i tatuaggi avevano uno scopo terapeutico, rituale, magico, di appartenenza ad un clan o ad una tribù, cosa rappresenta oggi un tatuaggio, perché lo si richiede?
Il tatuaggio oggi è molto trasversale, appartiene alla cultura un po’ di tutti, molto più che in passato troviamo l’interesse di ampie fasce sociali, di una vasta gamma di età; indistintamente madri e padri, ragazzi ed anche persone un po’ avanti con gli anni.
In questi quasi venti anni di esperienza ho tatuato le persone più svariate; il filo comune che lega un po’ le richieste di questa ampia gamma di persone è la richiesta di un tatuaggio che richiami un po’ il loro vissuto, di quello che è accaduto.
Abbiamo avuto modo di notare, dopo il COVID, come persone che non avrebbero mai avuto idea di farsi tatuare, e che vivevano il tatuaggio ancora come un piccolo tabù, come qualcosa che in famiglia non era ben visto, hanno desiderato farlo, che fosse piccolo o grande e questo, credo, porta il tatuaggio a qualcosa di più importante, per alcuni addirittura un momento “catartico”.
Mi sono sempre chiesto se, come evidente nei tanti disegni di fumetti che vediamo, ogni tatuatore abbia il suo stile e sia libero di osare o, invece, poiché il disegno che deve realizzare è su richiesta del cliente, ci sia una minore possibilità di “espressione”.
Questa è una eterna diatriba, alcuni si professano artisti, e ritengono di poter fare quello che vogliono: “le persone sono la mia tela”, non è questo quello che facciamo noi, non mi piace questo tipo di ragionamento.
Secondo me il lavoro riuscito meglio è frutto della collaborazione eccellente tra richiesta e realizzazione: non mi importa il soggetto da realizzare, mi piace che sia resa partecipe delle motivazioni, dell’impatto estetico che si vuole avere; mi pongo al servizio del cliente; senza dubbio ci sono cose che mi piacciono maggiormente di altre per mio gusto o per mia inclinazione, ma il connubio perfetto è quello che poi rende felici le persone, contente di mostrare quello che realizzo.
Le è mai capitato che qualcuno volesse farsi cancellare un tatuaggio o che abbia avuto l’idea di modificarlo?
Si, è capitato …. queste decisioni spesso sono legate a considerazioni di estetica: il tatuaggio non piace più, a volte perché con il passare degli anni i gusti cambiano.
Noi siamo orientati a conservare comunque il tatuaggio, anche quelli vecchi o quelli che in base alle nuove tecnologie potrebbero essere fatti in maniera molto più raffinata.
Il tatuaggio ci ricorda come eravamo quando abbiamo deciso di farlo, perché cercavamo quel tipo di disegno, perché eravamo attratti da quel simbolo, è cioè un pezzo della nostra storia, della nostra vita; cerchiamo perciò di conservarlo, di valorizzarlo, di accompagnarlo a qualcosa di nuovo.
Qual è il punto del corpo più strano in cui le hanno chiesto di tatuare qualcosa?
Attualmente mi risulta strano che l’interesse di chi viene a fare un tatuaggio sia quello di farlo sulle mani o sul viso; è una cosa che non mi piace, sia per la resa tecnica che non è ottimale, in special modo sulle mani in quanto zone che “si vanno consumando”, un punto dove il colore non si conserva bene; c’è poi un discorso etico: si ritiene di poter passare a tatuare le mani o il viso se almeno il novanta per cento del corpo è tatuato, il tatuatore deve rifiutarsi di tatuare parti così in vista come mani, faccia e collo; questo è un po’ difficile da far comprendere soprattutto ai più giovani.
Ho avuto richieste di effettuare tatuaggi in zone intime, in questo caso tutto dipende anche dal rapporto che intercorre tra cliente e tatuatore: noi non siamo tenuti a tatuare “per forza”, da parte mia ci sono stati anche molti no!
Invece il tatuaggio più assurdo che le hanno richiesto?
Non mi viene in mente niente di particolare, mentre al mio collega Paolo è stato chiesto di disegnare un maiale con le ali accompagnato dalla scritta “carni italiane” (o qualcosa del genere).
A volte, invece, è strano il rapporto tra la persona che chiede il tatuaggio ed il tipo di soggetto richiesto: una persona a me molto cara, che tra poco compirà settanta anni, ha il corpo ricoperto di impronte di zampe di gatto, le ricordano la sua gattina che era solita camminarle addosso,
Esiste un tatuaggio più richiesto: una frase, un soggetto?
Nell’ambito dei tatuaggi di grandi dimensioni i più richiesti sono i tatuaggi orientali: quelli cinesi o giapponesi hanno sempre un grande fascino e sono molto richiesti; tra quelli più “portabili”, più facilmente tatuabili per le piccole dimensioni, troviamo certamente quelli che richiamano affetti, la famiglia, le iniziali, il simbolo dell’infinito …… questi sono ormai dei classici che appartengono all’immaginario collettivo.