Ebrei rifugiati dentro alle Grotte di Pertosa durante la guerra - Le Cronache Attualità

Un nome: Jakob Spier, un numero, 462, e stelle di Davide. E date fissate al 1944 e 1945. Scritte riscoperte per caso dentro le grotte di Pertosa. Nomi e alcune stelle di David: tracciate a penna, perfettamente leggibili, scritte con forza su una pagina di pietra. “Graffiti” non sfuggiti alle guide turistiche che il complesso speleologico lo conoscono a menadito anche per averci trascorso una buona parte della loro vita lavorativa. E poi una frase, in ebraico, Oltre alle stelle d’inchiostro e alle firme vi è anche una frase in ebraico, alcuni israeliani, in visita alle Grotte, l’hanno tradotta, e dice “Questa valle è bella, ma quella che ci aspetta lo è ancora di più“. O furono gli ebrei fatti scappare dal campo di concentramento di Campagna che avevano trovato quell’insperato nascondiglio? Le notizie storiche dicono che tutta la zona nel 1943 è stata bombardata: il 9 settembre un bombardamento alleato contro le difese tedesche di Kesselring si concentrò sulla linea ferrovaria che da Eboli portava in Calabria. Un altro bombardamento, tra il 16 e il 19 settembre dello stesso anno, prese di mira la linea Auletta-Potenza. Le uniche notizie arrivate a noi sono le stelle di David, alcune firme e un nome particolare, Jakob Spier. Anche di lui si ignora ogni cosa. Altra particolarità, quel 462 che appare sotto una delle stelle. E’ troppo corto per essere uno dei numeri che stavano a indicare gli ebrei nei campi di sterminio; è più probabile che sia invece il numero del battaglione a cui appartenevano gli ebrei rifugiatisi lì sotto. Perchè una ipotesi l’ha formulata lo storico Giovanni Cerchia, dell’Università del Molise, studioso della seconda guerra mondiale, che da quel numero, 462, e soprattutto dalle date sotto le firme che indicano il 1994 e 1945, ha ipotizzato il passaggio di alcuni militari di una brigata ebraica aggregata agli Alleati, proprio la “462”. “Non credo all’ipotesi di una locale comunità ebraica che vivesse in quei luoghi e, pure se fosse stato, non potevano sparire così all’improvviso. Ritengo plausibile che ci siano passati alcuni militari della 462, impiegati come autotrasportatori proprio dagli americani. I militari sarebbero stati incuriositi dalla grotta e Spier abbia lasciato li la sua firma”. Al dilemma si sta applicando proprio la fondazione Mida, che ha in gestione le grotte, ora con una serie di colloqui a distanza denominati “Dialoghi di Storia Online 2020” dove con Gianni Cerchia si confrontano studiosi locali come Rosanna Alaggio e Anna De Mauro. La “brigata ebraica” fu formata nel 1944, erede del Palestine Regiment nato in Nord-Africa per contrastare l’Africa Korps di Rommel.

Oreste Mottola

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