Quattro anni e quattro mesi: è la pena inflitta a Massimo Cariello, ex sindaco di Eboli, finito ai domiciliari nel mese di ottobre 2020 con l’accusa di aver truccato alcuni concorsi pubblici per favorire i suoi raccomandati. L’inchiesta, ribattezzata “sistema Cariello” aveva coinvolto 41 indagati, tra cui dirigenti comunali, imprenditori, presidenti di cooperative, sotto inchiesta per numerosissime gare, bandi e contratti del Comune di Eboli dal 2015 fino al 2018, riguardanti l’affidamento di servizi pubblici per le fasce deboli, gli anziani, gli alunni disabili, l’accoglienza degli immigrati, la cura dei parcheggi sul litorale, l’impianto di compostaggio, la riqualificazione urbana di strade, l’assistenza domiciliare, la manutenzione del cimitero e dei loculi cimiteriali, la gestione del bar del Palasele (il palazzetto dello sport di Eboli che ha ospitato decine di concerti dei big della musica), la manutenzione dell’illuminazione pubblica. Nella giornata di ieri la sentenza della Corte d’Appello che di fatto accoglie quanto richiesto dalla Procura, confermando la sentenza di primo grado. Per Cariello l’ipotesi di tornare in carcere è ormai tramontata grazie alla nuova riforma Nordio che vede l’abolizione del reato di abuso d’ufficio e che, di fatto, ha visto passare la condanna da sei a quattro anni. Ad oggi si deve attendere la Cassazione con la difesa che ha già annunciato il ricorso. Tra gli indagati del Sistema Cariello anche Gabriele Iuliano, sindaco di Roccadaspide con l’accusa di turbativa d’asta. Le gare si sono svolte tra l’agosto e il settembre del 2018. red. cro
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