di Erika Noschese
Franco Alfieri si adoperava in maniera illecita, giungendo persino a commettere un reato di falso affinchè giungessero alla Dervit i pagamenti per le commesse pubbliche aggiudicatesi altrimenti la società non avrebbe corrisposto i pagamenti alla Alfieri Impianti, società che versava in condizioni di difficoltà economica tanto da non poter pagare gli stipendi ai dipendenti. È quanto emerge dall’ordinanza che ha spedito in carcere Franco Alfieri, in prima linea per aiutare la società della sorella a risollevarsi dalla crisi economica, con metodi tutt’altro che legali, come si evince. Dall’appalto la ditta di Elvira Alfieri avrebbe avuto un riscontro economico pari a 250mila euro, prezzo della corruzione pagata dalla Dervit dal legale rappresentante Vittorio De Rosa e il procuratore speciale Alfonso D’Auria. Dall’indagine emerge che il disegno criminoso che vede protagonisti Franco Alfieri, Andrea Campanile ed altri stretti collaboratori del sindaco di Capaccio Paestum ha una portata più ampia perché volto a garantire l’aggiudicazione di ogni tipologia di appalto, bandito dall’amministrazione comunale, a società vicine al sindaco come emerge dai lavori inerenti al sottopasso per la gara relativa ai lavori dell’Aversana e Fondovalle Calore. La società Dervit monopolizzava le gare d’appalto per la pubblica illuminazione a Capaccio Paestum attraverso il sindaco che si preoccupava di far vincere le gare ad imprese a lui vicine, disponibili a corrispondere altre utilità in cambio. Alfieri in questi anni alla guida dell’ente ha gestito la cosa pubblica come se fosse di sua proprietà, come dichiarato anche da un ex consigliere comunale, ascoltato dagli inquirenti evidenziando il modo monopolistico di Alfieri di gestire la vita politica, circondandosi di persone estremamente fidate. La Dervit si era aggiudicata i lavori tra Eboli ed Agropoli, l’illuminazione a Corso Italia e in via Procuzzi, oltre a Capaccio Scalo con affidamenti diretti alla Dervit e non all’Ati che vedeva insieme anche Ieci Lombardo, aggiudicatario dell’originaria gara. Diverse le anomalie riscontrate negli affidamenti delle gare a partire dal ribasso praticato fino alla circostanza che riguarda l’ingegnere Carmine Greco che ha diffuso un primo ordine di servizio che ordinava alla Dervit di procedere con la progettazione esecutiva poi risultava egli stesso il progettista pari a 130mila euro. Ad individuare le strade Campanile che forniva a D’Auria l’elenco delle vie pubbliche da inserire all’interno del progetto come emerge dai file rinvenuti nel computer di Greco e che, di fatti, confermano che il progetto esecutivo era scritto dalla Project Dervit, lo studio di progettazione della società. Altre due le società profondamente legate alla principale, la Elettrica Salernitana e la Cogea Impresit, tutte legate profondamente all’amministrazione comunale di Capaccio Paestum e al sindaco Alfieri. I lavori per conquistare consenso. La vittoria bulgara di Franco Alfieri ha un collegamento: i lavori di pubblica illuminazione. Molti infatti hanno spesso sollecitati da soggetti terzi per spingere l’amministrazione ad intervenire non dove necessario ma dove utile. «Le luci ci sono? Sennò non vede dove deve votare, capito? Quindi sicuro ci sono», ha detto Alfonso D’Auria a Cosimo Scorziello con un chiaro riferimento alle elezioni comunali del 2024. Pochi giorni dopo l’aggiudica della gara e in prossimità dell’inizio dei lavori, ad ottobre 2023 Alfieri, Campanile e un collaboratore dell’ingegnere Greco nonché membro della commissione della gara si organizzavano su altre strade da inserire ma l’ultima parola sugli interventi da effettuare era sempre del sindaco il quale sceglieva le integrazioni da fare sulla base della realizzazione degli impegni elettorali, dicendo che si doveva intervenire in una strada piuttosto che in un’altra perché si era impegnato con i suoi elettori. Il ruolo della Alfieri Impianti. La ditta di proprietà della sorella do Alfieri era beneficiaria sia di un contratto di sub appalto sia di sub affidamento ed emerge che la Alfieri Impianti ha emesso fatture nei confronti della Dervit per oltre per un totale di 853mila euro quasi per i lavori della pubblica illuminazione a Battipaglia. Come emerge dall’ordinanza la Dervit avrebbe inspiegabilmente e contro ogni logica di mercato, acquistato materiali in sola fornitura dal sub affidatario Alfieri Srl anziché procedere direttamente dal fornitore Aec Elettronica rinunciando all’utile di 250mila euro e più. Alfieri mente a De Luca. Non perdere i fondi regionali. Questo in sintesi l’obiettivo del sindaco di Capaccio che ha dichiarato alla Regione che il servizio di pubblica illuminazione era gestito in house dal comune di Capaccio Paestum ma così non è stato e il Comune pur essendo stato ammesso provvisoriamente al finanziamento non è mai stato né beneficiario né ammesso definitivamente, neanche a titolo di anticipazione a causa della carenza di documentazione amministrativa e perché è poi emerso che l’ente ha affidato in concessione la pubblica illuminazione. Proprio Alfieri sembrava aver trovato la soluzione: efficientamento in tre anni con fondi di bilancio, 500 subito e 500 all’anno. «Con me si dorme a quattro guanciali perché quando nacque il diavolo io già tenevo la coda», ha detto Alfieri che chiedeva alla Dervit di proseguire come un carro armato nonostante il mancato pagamento da parte della ditta alla Alfieri impianti che avrebbe portato quest’ultima ad una crisi di liquidità tra settembre e dicembre. La ditta di Elvira era in crisi tanto che i dipendenti ad un certo punto alcuni lavoratori, senza stipendio da mesi, si mettono in malattia. Ad aiutare la Alfieri Impianti un altro parente, Lucio Alfieri, fratello di Franco e direttore della Bcc di Aquara. Alfieri temeva di essere intercettato. Il sindaco era preoccupato, temeva le intercettazioni così ad un certo punto inizia a comunicare tramite “pizzini” per poi disporre una bonifica ambientale dei suoi uffici per individuare microspie. Ad un certo punto presso la stanza del sindaco entra un uomo non identificato con un metal detector e inizia a girare per la stanza, aprire cassetti, prese elettriche, condotti dell’aria per la bonifica degli uffici e dopo la perquisizione di gennaio 2024 inizia a controllare con Campanile anche l’ufficio della Provincia. Anche chi fa visita ad Alfieri conosce la situazione e tutti lasciano i telefoni e si spostano fuori dalle stanze per comunicare. Stando a quanto emerso dalle indagini D’Auria e Campanile avrebbero materialmente falsato gli atti relativi alle gare di appalto facendoli redigere alla Project Dervit con l’ingegnere Greco che si limitava ad apporre la firma. Per il giudice per le indagini preliminari Valeria Campanile la scaltrezza e spregiudicatezza dimostrata non consentono di ritenere che Alfieri non sarebbe stato in grado di rispettare le norme imposte dagli arresti domiciliari, verosimilmente continuando a comunicare con terzi ragion per cui l’unica misura idonea è quella del carcere, alla luce di quanto emerso fino ad ora.