di Andrea Pellegrino
«Ancora oggi, dopo 25 anni, due pesi e due misure. Si approfondisce, e si fa bene a farlo, in alcune realtà. Per altre, da 25 anni, è il porto delle nebbie. Quanti anni dovranno passare per una schiarita? Per una ventata che ripulisca l’aria di alcuni palazzi?». Andrea De Simone, già senatore e già presidente della Provincia di Salerno, pone un interrogativo a venticinque anni dopo l’inizio di Tangentopoli, che non risparmiò il Salernitano. «Da Milano – ricorda De Simone – soffiò il vento forte e impetuoso delle inchieste che interessarono tutta Italia. Salerno non fu risparmiata. Tra Comune capoluogo, Università, Comunità Montane furono portate avanti indagini a 360 gradi. Alcune con sviluppi clamorosi. Nello stesso ente, la Provincia, che avevo presieduto poco più che trentenne, furono coinvolte persone della giunta, del consiglio e dell’apparato. Una fase di fortissima tensione. Allora nel mio partito, il Pci – ricorda – vigeva la regola del primato del partito sull’amministrazione. Negli altri partiti invece no. Erano parlamentari o consiglieri regionali ad occuparsi di incarichi e bandi. I processi hanno emesso sentenze che non voglio discutere. Ma certamente sarebbe stato interessante approfondire il ruolo di personaggi che, pur occupandosi di certe materie al centro delle inchieste, sono stati tenuti fuori. Anzi, avrebbero tratto benefici dalla esclusione forzata di personaggi di primo piano».
Si lavorò con particolare zelo in una direzione e con qualche distrazione in più in altre? «Sì, penso di sì. Devo riconoscere che sulla mia parte politica si fece meno».
Per scelta? «Non spetta a me dirlo. Senz’altro però non mi è mai sembrato elegante, per uomini di giustizia, frequentare dirigenti di partito nel periodo più caldo di quegli anni. E poi certi provvedimenti ad orologeria, in prossimità di scadenze elettorali».
Del tipo? «Penso ad inchieste su cose di poco conto, in piena Tangentopoli, quando un rinvio a giudizio non si negava a nessuno, con richieste di archiviazione, per le quali, invece, si ordinavano supplementi e si imponeva il processo. Tanto clamore prima delle politiche del ’94. Assoluzione con formula piena subito dopo le elezioni. Dopo aver costretto al “passo indietro”. Qualche maligno pensava che per alcune vicende si agiva su “input” politico. Lo disse Craxi alla Camera. Poi lo hanno ripetuto altri. Ma poiché tutti coinvolti in fatti gravi, non sono stati mai ritenuti affidabili».
Venticinque anni dopo a Salerno? «La storia poteva avere un diverso sviluppo se qualcuno avesse lavorato con equilibrio e senso delle istituzioni. Indigna non poco, dopo un quarto di secolo, vedere i distratti, i responsabili, i protagonisti, ancora in carriera».