di Pina Ferro
Si era trasferito a Capaccio, insieme ai genitori, a seguito del terremoto del 1980 ma nel corso degli anni ci è tornato spesso per far visita ai genitori e, a qualche bisca. All’età di 69 anni, il Covid ha ucciso Donato Bilancia, uno dei più temuti serial killer italiani o meglio noto come il killer delle prostitute. Condannato a 13 ergastoli per aver commesso 17 omicidi fra il 1997 e il 1998 in Liguria e nel basso Piemonte è spirato, il 16 dicembre scorso, nel carcere “Due Palazzi” di Padova dove era detenuto. Donato Bilancia nato a Potenza da Rocco, dipendente pubblico, e Anna Mazzaturo, casalinga, si trasferì con la famiglia prima ad Asti, poi a Capaccio, e nel 1956 a Genova. La famiglia, Bilancia possedeva una villetta in località Laura di Paestum dove abitualmente trascorrevano le vacanze estive. Ma nel 1980 quella casa per le vacanze divenne dinenne la residenza stabile della famiglia: il terremoto del 23 novembre 1980 aveva raso al suolo la loro abitazione in Basilicata. Bilancia, all’epoca 30enne, spesso si recava a Capaccio per far visita al papà Rocco, in pensione. Numerosi coloro che ancora lo ricordano impegnato in lunghe partite a carte e soldi in vari bar della zona, dove lo chiamavano Donatino ‘mopiglia. Il soprannome nacque da una frase che sempre pronunciava soprannome derivante dalla suo padre, anche lui frequentatore di bische, ogni volta che Donato Bilancia prendeva una carta da gioco sul tavolo. Bilancia era nato con il vizio della scommessa, pronto a puntare denaro per qualsiasi motivo, anche banale. Proprio il gioco d’azzardo fu una delle maledizioni di Bilancia, il quale, vittima di una truffa di amici fidati con dadi truccati, perse metà del suo patrimonio, facendo emergere in lui lo spietato mostro. Come egli stesso dichiarerà in seguito ai carabinieri, puntava spesso somme molto elevate, pagando sempre i suoi debiti e non venendo mai meno in tal senso alla sua parola Cresciuto con un rapporto difficile con madre, padre e fratello, inizia ben presto a rubare. A 15 anni i primi guai con la giustizia, continuati nel 1974 con un arresto in flagranza di reato per furto e, nel 1976, per rapina; riuscirà poi ad evadere dal carcere. Donato Bilancia a
veva cominciato la carriera di delinquente con un furto di panettoni, era il tipo che a Genova si definiva “una legéra”, nulla di più. Poi, via via, furti più impegnativi, casseforti scassinate e… carcere. Fino a 46 anni campò così, Bilancia, solo dopo emergono, via via, in lui, traumi angoscianti, mutazioni interiori che ne fanno un killer spietato, un uomo che odia le donne. Nel 1987 il suicidio del fratello Michele che, con in braccio il figlio piccolo Davide di 4 anni, si getta sotto un treno presso la stazione di Genova Pegli, lo segnò definitivamente, amplificando dei disturbi mentali già da tempo presenti. Nel 1990, Donato Bilancia è vittima di un incidente stradale e, come 18 anni prima, nel 1972, rimane in coma per alcuni giorni.Durante i 22 anni di galera, aveva conseguito un diploma in ragioneria e una laurea in Progettazione e gestione del turismo culturale.
Soffocò un biscazziere che lo aveva disonorato al gioco
Era il 16 ottobre del 1997, quando Bilancia uccise il biscazziere Giorgio Centanaro nella sua casa, soffocandolo con le mani e con del nastro adesivo. Il delitto venne tuttavia archiviato come morte per cause naturali, in quanto non vi era alcuna traccia che si fosse trattato di un omicidio. Fu Bilancia stesso ad autoaccusarsi poi di tale omicidio, di sua spontanea volontà, raccontando come si svolsero i fatti e sottolineando di averlo fatto in quanto Centanaro l’aveva disonorato e truffato al tavolo da gioco. Il 24 ottobre, per motivi analoghi (riteneva la seconda vittima complice della prima), assassinò nella loro casa il biscazziere Maurizio Parenti e la moglie Carla Scotto, sottraendo 13 milioni e mezzo di lire in contanti e alcuni orologi di valore, di cui poi si liberò. Il 27 ottobre uccise i coniugi Bruno Solari e Maria Luigia Pitto, titolari di un’oreficeria, introducendosi nella loro casa a scopo di rapina e, il 13 novembre seguente, nella cittadina di confine di Ventimiglia, uccise Luciano Marro, un cambiavalute, a cui sottrasse 45 milioni di lire. Il 25 gennaio 1998 uccise a Genova Giangiorgio Canu, un metronotte, al solo scopo di rivalsa contro le forze dell’ordine. Il 20 marzo successivo rapinò e uccise un altro cambiavalute, nuovamente a Ventimiglia: si tratta di Enzo Gorni. Il cognato della vittima lo vide allontanarsi con una Mercedes nera.
Killer spietato odiava le donne Diverse le prostitute che ha freddato
Gennaio 1998: sta guardando la televisione, si alza dal divano per andare in bagno e decide che deve assassinare qualcuno. Esce per individuare un bersaglio, sceglie Giangiorgio Canu, guardiano notturno. Lo segue per un paio di sere per capirne le abitudini e gli spostamenti, poi, la notte del delitto, lo aspetta nel portone della palazzina che sorveglia. Quando lo vede uscire dall’ascensore gli mette il giubbotto sulla testa e gli spara. Gli ruba il portafoglio, ma poi lo butta. Il 9 marzo 1998 a Varazze sparò a Stela Truya, prostituta albanese con cui s’era appartato. Il 18 marzo a Pietra Ligure freddò con un colpo in testa la prostituta ucraina Ljudmyla Zubskova.Il 24 marzo a Novi Ligure, in Piemonte, nella frazione Barbellotta, si appartò in una villa con la sua Mercedes con la transessuale Lorena, che intuì le sue intenzioni assassine e fuggì. In quel momento sopraggiunsero due metronotte, ai quali Bilancia sparò ferendoli mortalmente, andando poi alla ricerca di Lorena, provocandole una grave ferita all’addome, ma senza ucciderla come credeva. Quindi, con un colpo di grazia alla testa, finì i due metronotte, Massimiliano Gualillo e Candido Randò. Il 29 marzo a Cogoleto assassinò un’altra prostituta, la nigeriana Tessy Adodo. Questo omicidio rappresentò la svolta delle indagini, in quanto lo si ricollegò a quello di Stela Truya. Quando le indagini iniziano a raccogliere elementi, grazie anche alla testimonianza della transessuale Lorena, che ha potuto osservare molti dettagli della Mercedes nera usata da Bilancia e fornirne un preciso identikit, Bilancia cambia improvvisamente il modo di agire e la tipologia delle vittime dei suoi omicidi. Il 12 aprile, sull’Intercity La Spezia-Venezia, scassinò la porta del bagno del vagone e sparò a Elisabetta Zoppetti, uccidendola. Il 14 aprile tornò a uccidere una prostituta, Kristina Valla. Il 18 aprile tornò a colpire su un treno, sulla tratta Genova-Ventimiglia, assassinando Maria Angela Rubino e masturbandosi sul suo cadavere. l 20 aprile nell’area di servizio Conioli Sud sull’autostrada Genova-Ventimiglia, nel comune di Arma di Taggia, si compì l’ultimo dei delitti di Bilancia, che rapinò e uccise il benzinaio Giuseppe Mileto perché questi si era rifiutato di fargli credito per un pieno di benzina.