Stasera alle ore 21, sul palcoscenico del teatro Verdi irrompe Don Giovanni, seconda opera della trilogia mozartiana, la più amata, la più oscura, per la regia di Ivan Alexandre e la direzione di Erina Yashima, alla testa del coro e dell’orchestra giovanile Luigi Cherubini
Di Olga Chieffi
Seconda giornata stasera, sul palcoscenico del Teatro Verdi di Salerno, alle ore 21, della trilogia mozartiana, frutto di una produzione franco-svedese Drottningholm Slottsteater, in coproduzione con Chateau de Versailles spectacles di respiro europeo, con il Don Giovanni. Una produzione che saluterà Erina Yashima, alla testa del coro e dell’orchestra giovanile Luigi Cherubini, e la regia di Ivan Alexandre, per proporre al pubblico salernitano la più amata, la più oscura delle opere mozartiane. Il Don Giovanni di Wolfgang Amadeus Mozart è un eroe in crisi. E’ solo, non si racconta, tutti gli sono attorno per ostacolarlo. I personaggi tradizionalmente di fondo, Masetto, che avrà la voce di Callum Thorpe, e Zerlina (Chiara Skerath), hanno un’importanza fondamentale, quasi uguale a quella degli altri. C’è una monumentalità dell’insieme, tutto sembra ingrandito, tutto sembra deformato per intensità e quasi per eccesso di espressione. La misura e il garbo, tutti i falsi schemi settecenteschi attribuiti un tempo alla grande arte di Mozart, vengono spezzati. Partendo dal vano, dal frivolo, addirittura dallo scandaloso, si tenta il terribile e il demoniaco. L’apparizione del Don Giovanni sulla scena del teatro musicale, segnalò la presenza di una singolare anomalia, in un momento della storia in cui alto risuonava l’appello alla misura, all’ordine e al gusto, l’opera venne a sbandierare un vessillo di rivolta, e, quel che più importa, lo fece nell’ossequio a tutti i canoni della vecchia precettistica del classicismo. I personaggi di questo eccentrico editto sono senza equivoco quelli della regola, esponenti del “buffo” e del “tragico”, i quali si esprimono nella giusta etica dei loro modelli, ma l’elemento fuorviante sembra iscriversi fuori da essi, perché curioso è che proprio Don Giovanni non abbia nel suo bagaglio un’aria individuale nel senso più stretto del termine. Questo clima, tra il fosco e il comico, ci fa pensare ad un’ interpretazione enigmatica del personaggio protagonista e delle sue esperienze. Oltre che del genio musicale di Mozart, Don Giovanni, che questa sera sarà interpretato da Christian Federici, è figlio anche di Lorenzo Da Ponte, che volle circondare il gran seduttore di mille ostacoli, ponendolo decisamente in difficoltà. Non sapendo come farsi valere, se la prende persino coi morti, sfottendo le venerate memorie di grandi e onesti uomini come il Commendatore (ancora Callum Thorpe). Finisce così, e ben prima del previsto, nel fuoco eterno. Ma, nell’ultima prova, quella decisiva per la salvezza della sua anima, dimostra di non aver preso alla leggera il proprio destino e l’avversa fortuna. Rifiuta di pentirsi e, almeno moralmente, vince la battaglia con l’ignoto: sarà dannato, ma la sua memoria, l’eco delle sue imprese, resterà intatta, senza ombra di vigliaccheria. Gli altri personaggi, senza di lui, si aggireranno smarriti tra gli avanzi di una cena che raffredda. Non potranno mai più essere dei solisti. Nascondendosi l’uno dietro l’altro, avranno la forza di ridere dello scampato pericolo. Di queste grandi statue cantanti, peraltro, non si è ancora esaurita un’attenta lettura: la materia musicale mozartiana, così levigata e disponibile, quando cerchi di appoggiarti a lei ti attira come una superficie d’acqua luminosa, uno specchio, il cui riflesso nasconde un pozzo senza fondo. Il protagonista libertino risulta perdente nel soggetto, ma spavaldo e solare nella musica, dove ancor meglio afferma una totale amoralità. Il servo Leporello (Robert Gleadow) è la copia di Don Giovanni, ma un personaggio più sensato e agile di quanto lo verrebbe il suo padrone. L’aria del catalogo e i consigli che suggerisce a don Giovanni, basterebbero a definirlo un collaboratore indispensabile e utile. Anche verso donna Elvira (Arianna Vendittelli), cerca di comportarsi con lealtà, ella tuttavia è troppo innamorata del marito per sottrarsi al suo influsso. E non meno succube è l’irata donna Anna (Iolanda Massimo), alla quale, se non fu sedotta in quella notte da Don Giovanni, l’ansia di esserlo toglie ancora il respiro. Delle donne rimane Zerlina, incantevole figura femminile che riassume in sé le maliziose tentazioni all’indirizzo del gran signore e le doti di fedeltà a quel Masetto, che la routine interpretativa vorrebbe un po’ tonto, e che, invece, è assai più fiero del nobile, lagnoso don Ottavio (Julien Henric). Partecipano essi di un’azione tragica o di un gran ballo dell’esistenza? L’ideale sarebbe al punto interrogativo.