di Marta Naddei
I centri di riabilitazione ad un passo dallo stop all’erogazione dei servizi. Disabili gravi e anziani restano senza assistenza né residenziale, né semiresidenziale. Insomma, abbandonati. Sembra un deja-vù ma è semplicemente la realtà: dal prossimo mese di novembre le prestazioni di assistenza sanitaria afferenti alla macroarea della riabilitazione e a quella della salute mentale e socio-sanitario rischiano il blocco a causa della recente delibera sui tetti di spesa emanata dall’Asl Salerno lo scorso 30 settembre. Un atto dovuto, certo, se non fosse che a monte c’è un errore di calcolo, perpetrato dalla struttura commissariale della Regione Campania, che ha fatto sì che, per quanto concerne l’erogazione delle risorse per l’anno 2014, vi fosse un ammanco – per Salerno – di circa due milioni e mezzo di euro, pari a oltre 2.000 prestazioni non erogabili. Un errore scaturito dal fatto che per l’anno in corso l’importo di 10 milioni 970 mila euro (al netto della compartecipazione dei Comuni) è stato sottostimato rispetto a quello attribuito nel 2013 (19 milioni 967 mila euro) calcolato al lordo della compartecipazione della spesa. E mentre le altre Asl della Campania hanno ritenuto di non deliberare i tetti di spesa fin quando, di concerto con la Regione Campania, non si sia trovata una soluzione, il direttore generale dell’Azienda sanitaria locale di Salerno Antonio Squillante, pur riconoscendo l’anomalia nei fondi, ha deciso di procedere ugualmente con la loro ripartizione. Il risultato è che alcune strutture, tra cui il centro diurno integrato per disabili “Guido Caressa” dell’Anffas, Salerno hanno già raggiunto il proprio budget annuale a far data dallo scorso 17 ottobre. Tradotto, il resto dei soldi dovrà metterceli di tasca propria l’associazione di riferimento. Come sottolineato anche dal direttore sanitario del distretto 66 Antonio Lucchetti nella comunicazione in cui informa che l’Asl «non si assume alcuna responsabilità di eventuale sforamento del tetto liquidabile». Insomma, dovendo avere a che fare con bilanci già provati dalla medesima situazione che, come un mantra, si ripete ad ottobre di ogni anno, le strutture e i centri non sono più in grado di far fronte alle prestazioni e si trovano costretti a sospenderli. Una situazione che è stata portata, con una nota, all’attenzione del prefetto di Salerno Gerarda Maria Pantalone: sono trascorsi dieci giorni e nessuna convocazione di tavoli di concertazione è ancora giunta. Ieri mattina, il presidente dell’Anffas Campania Salvatore Parisi, quello dell’Aspat Pier Paolo Polizzi e il coordinatore regionale dell’Aspat Antonio Gambardella, hanno illustrato lo scenario dinanzi ad una folta platea non solo di addetti ai lavori, ma anche di pazienti e loro familiari. «Abbiamo sollecitato l’Asl a non procedere – ha affermato Parisi – ma non c’è stato nulla da fare. Rispetto agli anni precedenti siamo più preoccupati perché abbiamo già stretto la cinghia fino all’ultimo buco. Siamo stati degli “eroi”, noi, i nostri collaboratori, i nostri pazienti e i loro familiari, ma noi alla fine dell’anno con queste condizioni non arriviamo». A rincarare la dose, anche Antonio Gambardella: «Potremo mai mettere per strada i nostri assistiti? Il dg ha avuto la sola colpa di non aver previsto tale situazione e questo perché si delibera senza previo confronto con le associazioni di categoria, che avrebbero potuto consigliare Squillante, il quale, spero, abbia provveduto per iscritto a richiedere la correzione del budget destinato al settore sociosanitario». Un budget già compromesso da un errore, fatto diversi anni fa, sul calcolo del fabbisogno pro capite che, per l’Asl Salerno, è il più basso di tutta la Regione. Il presidente dell’Aspat Polizzi ha invece posto l’accento sulla clausola prevista nel deliberato che impone alle strutture di accettare tutte le condizioni imposte: «Per la prima volta è prevista solo la quota a carico delle strutture. Bisogna istituire, come già abbiamo richiesto, una cabina di regia unica per superare le criticità».