Giovanna Naddeo
“Stiamo parlando di un sito, quello di Salerno, all’avanguardia, con certificazione a bassa emissione di anidride carbonica, abilitazione all’utilizzo di combustibili alternativi e un importante impianto fotovoltaico. Insomma, un’industria 4.0, l’ultimo polo industriale sul territorio salernitano. Eppure stiamo facendo morire tutto questo”. E’ il grido di dolore di lavoratori e sindacati in merito all’impianto Italcementi di via Cupa Siglia. A pochi mesi dalla scadenza della cassa integrazione straordinaria per 22 dipendenti su un organico complessivo di 49 elementi, si presenta ancora oscuro il futuro dello stabilimento che negli anni scorsi ha già subito diversi processi di “razionalizzazione”, con forte riduzione del personale e modifica della sua missione produttiva alla sola macinazione. “Dal canto nostro, abbiamo chiesto diverse volte alla Regione Campania – senza alcun riscontro – un incontro per verificare le prospettive lavorative dei dipendenti e un nuovo futuro di crescita e sviluppo per l’importante stabilimento salernitano” ha dichiarato Luca Daniele, segretario generale di Fillea-Cgil Salerno. “Si tratta di un opificio realizzato utilizzando le opportunità date dalla legge 219/81 ed è stato fondamentale il suo contributo per la ricostruzione post-terremoto. In questo ambito lo stabilimento di Salerno ha subito già sensibili ridimensionamenti, a partire dalla trasformazione del sito da cementificio a centro di macinazione e dalla collocazione in cassa integrazione a zero ore di circa la metà dell’attuale organico”. Sulla questione anche il Senatore di Fratelli d’Italia, Antonio Iannone, il quale, con un’interrogazione parlamentare pubblicata nella giornata di ieri, incalza il Ministro Di Maio in merito all’indirizzo da adottare per risolvere la travagliata vicenda. “È tempo che il governo grilloleghista inizi a dare risposte: tra coloro che aspettano ci sono i dipendenti della Italcementi di Salerno. Lo scorso luglio ho incontrato una delegazione di questi lavoratori desiderosi di tornare ad un pieno utilizzo lavorativo. Mi sono attivato con un’interrogazione parlamentare affinché si accenda il riflettore sullo stabilimento salernitano e si attivi un incontro presso il Ministero”. Nel testo dell’interrogazione, il Senatore sottolinea: “Il gruppo Heidelberg Cement non possiede fabbriche adibite a solo centro di macinazione e dunque lo stabilimento di Salerno rischia di trasformarsi in un centro vendita con al massimo 10 dipendenti […]. Il sito di Salerno è l’unico in Italia del gruppo Heidelberg a non essere “fecit novum” e ad avere ancora molte potenzialità da sfruttare”. “Auspico che coloro che declamano di essere il cambiamento vogliano concretamente dimostrarlo dando risposte a questi lavoratori del nostro territorio. Sottosegretari e Parlamentari della maggioranza grilloleghista non facciano i turisti svedesi a Roma” ha concluso il Senatore.