di Michele Capone
La palla sul dischetto bianco, ad 11 metri dalla linea di porta. Un tiro che è un attimo. Ma è proprio così? Ci sono tiri dal limite che sono rigori, quelli che chiamano “rigori in movimento”. Ma battere un rigore non è cosa facile. Eppure è così semplice. 11 metri, nessuna barriera, una porta che sembra enorme con il minuscolo portiere a guardia. Già, i rigori come li batteva Di Bartolomei. Il capitano della promozione dopo 25 anni di serie C, batteva i rigori con una gran botta che annichiliva il portiere, se si fosse opposto sarebbe volato in porta insieme al pallone. In quell’anno indimenticabile, Agostino Di Bartolomei realizzò cinque rigori. Iniziò con la Sambenedettese (vittoria in trasferta per 2-1), sue vittime anche il Monopoli, (1-0 per i granata al Vestuti), il Catania due volte, all’andata in Sicilia (2-2) ed al ritorno a Salerno (2-1 per i granata). Il rigore, però, che i tifosi ricordano di più, è quello del 2-2 di Caserta, con Battara che completò la giornata neutralizzando un rigore avversario. Da quella partita si cominciò a comprendere che quella squadra poteva puntare alla storica promozione, e che il trascinatore in quella impresa sarebbe stato Di Bartolomei. In silenzio, con personalità, con il carisma che gli derivava dall’essere un campione, guidò la squadra verso la promozione. Mai una parola fuori posto, riuscì ad evitare che la squadra andasse in angoscia dopo il tonfo interno con il Palermo. Già, quel terribile pomeriggio iniziato con l’attesa di una promozione sicura e terminato con il timore di veder svanire il sogno proprio sul traguardo. Il dopo partita fu qualcosa di irreale. I giocatori smarriti e silenziosi sul pullman, Bruno Carmando che sviene sul predellino dell’autobus e soccorso dal dr. Palumbo. Due partite alla fine. Tutti sapevano che sarebbe stata la partita successiva a Brindisi a decidere se il sogno sarebbe svanito o meno. È proprio allora che il campione decide le sorti della Salernitana. Non è un rigore, ma è come se lo fosse, poco fuori area. Di Bartolomei riceve un passaggio da un compagno. Due passi, il tempo di inquadrare nel mirino la porta e poi il tiro, come un rigore, una botta imprendibile per la Laveneziana. È il 42’ del primo tempo. Il rigore in movimento di Di Bartolomei regala alla Salernitana la Serie B dopo 25 anni di una sofferta serie C. 32 anni dopo la storia si ripete. In palio questa volta c’è la promozione in serie A. La Salernitana di Castori si è guadagnata l’insperata possibilità di essere promossa direttamente, senza passare per i play off. Ma qualcosa sembra girare storto, come 32 anni prima. Nell’ 89 fu il Palermo a rovinare l’attesa per la festa promozione, ora è il Monza ad infliggere una cocente delusione. Questa volta non è Brindisi, ma Lignano Sabbia d’oro ad essere teatro dell’ultima chance granata. La Salernitana non ha campioni, ma calciatori professionali, convinti di poter centrare l’obiettivo. Questa volta non è un” rigore in movimento” a decidere l’incontro. La partita è sull’1-1 con il Pordenone che sembra tenere testa alla Salernitana. I play off sembrano vicini. Al 5’ minuto di recupero i granata conquistano un rigore. Chi lo batterà. Chi sarà il “Di Bartolomei” di questa squadra? Il pallone lo rivendica Gennaro Tutino. Lo afferra, sa bene a cosa sta andando incontro. Pochi passi, 11 metri dalla linea di porta. Il portiere avversario, Perisan, compie i classici gesti scaramantici degli estremi difensori, passeggia sulla linea di porta, fissa l’avversario. Tutino posa il pallone sul dischetto, torna indietro, è pronto. Ma quanto dura un calcio di rigore? Lo scrittore argentino Osvaldo Soriano, ha scritto un racconto che s’intitola “Un calcio di rigore lungo un giorno”. Già, un giorno, una stagione intera, anni di delusioni. Eppure è un attimo, un calcio deciso ed il pallone è in porta. Tutto finito. Tutino, come Di Bartolomei a Brindisi, porta i granata in alto.