Cartellone ridimensionato rispetto alle prime bozze, con cinque titoli. S’inizia soltanto l’11 maggio con l’opera mozartiana, cui seguirà la Serva padrona di GiovanBattista Pergolesi e il Maestro di Cappella di Domenico Cimarosa per chiudere la prima parte della stagione. In ottobre la Lucia di Lammermoor, l’omaggio a Rossini, con Il Barbiere di Siviglia e finale con Rigoletto
Di OLGA CHIEFFI
Cartellone lirico ridimensionato, rispetto alle diverse bozze pre-elettorali e debutto ritardato rispetto all’ ormai abituale aprile. L’appuntamento per i melomani del teatro Verdi è slittato all’11 maggio, quando il regista Mariano Bauduin, cresciuto alla corte di Roberto De Simone, esordirà col suo allestimento, pensato per il nostro massimo e invocato da tempo del “Die Zauberflote” di Wolfgang Amadeus Mozart, mentre sul podio salirà il direttore e violinista estone Andres Mustonen. Quattro anni fa, l’ invenzione della gioia venne dall’Orchestra di Piazza Vittorio con il libretto stravolto, l’assenza di Papagena, le arie “raggate”, jazzate, mescolate anche alla tradizione napoletana, come la celeberrima “Der Holle Racke kocht in meinem Herzen”. Questo sarà l’anno buono per ascoltare l’originale, vera perla di questo invidiabile cartellone, con la sua varietà di costumi esotici misti, l’introduzione al rituale massonico, ma anche il divertimento favolistico infantile, a mezzo tra lo spettacolo di burattini e quello da circo, che porterà al suo sogno di felicità l’uomo, raggiunta attraverso la fraternità universale e i suoi simboli tratti dal mestiere del costruire, la cazzuola, la squadra, la piramide, sulle immortali note degli strumentini e del flauto, che non è qui più solamente uno strumento, ma il simbolico demiurgo dell’ azione, sottratto alla frivolezza dell’ intrattenimento mondano, con il super-potere di raffigurare la solitudine e quell’attesa che attraverserà l’intero Ottocento. Il 25 maggio il palcoscenico del teatro Verdi ospiterà due gemme incontrastate dell’opera napoletana, l’intermezzo di GiovanBattista Pergolesi “La serva padrona” e “Il Maestro di Cappella” di Domenico Cimarosa, una promessa e una scommessa per Salerno, secondo il segretario artistico Antonio Marzullo, proveniente dagli sfarzi di Un’estate da Re svoltasi a Caserta. La cameriera fa le bizze, il vecchio padrone è bell’e gabbato, il lunatico direttore d’orchestra prima canticchia e poi sbraita, alle prese con musicisti che sbagliano il solfeggio: ma alla fine tutto finisce per il meglio, in un armonico tourbillon. Pillole di saggezza settecentesca per tutte le epoche e per tutte le età. Le due operine saluteranno ancora la drammaturgia e Regia, Mariano Bauduin con revisione e inserti, Ivano Caiazza, e vedrà Paolo Bordogna sul podio per dirigere il gioiello pergolesiano, mentre lo stesso Ivano Caiazza dirigerà la partitura di Cimarosa. Daniel Oren aleggerà a Salerno solo in autunno, il 5 ottobre per dirigere Gilda Fiume nel ruolo che l’ha vista conquistare il San Carlo, Lucia di Lammermoor, opera che vedrà la regia di Renzo Giacchieri. Celebre ruolo per soprano d’agilità, Gilda Fiume dovrà fornire una lezione di virtuosismo acrobatico, non trascurando la malinconia e l’insistente abbandono sugli accenti, che forniscono la biografia, i dati anagrafici di una vocalità altrimenti incorporea. Era nell’aria anche un altro titolo di Gaetano Donizetti, l’Elisir d’amore, ma….e lo vogliamo dire proprio con lo stesso tono ironico di Rosina, ricorrono 150 anni dalla scomparsa di Gioacchino Rossini e proprio il nostro massimo che vede ad ogni opera affacciarsi dal suo cielo, il genio di Pesaro, non poteva esimersi dal celebrarlo degnamente. Il 7 dicembre, quindi, irromperà sul palcoscenico del Verdi, Figaro, il protagonista de’ “Il Barbiere di Siviglia”, per la regia dell’appena trentenne Michele Sorrentino Mangini e la pari bacchetta del direttore romano Sesto Quatrini, a guidare l’eterna, irrefrenabile tensione al gioco della musica rossiniana, la stessa che riesce, malgrado tutto, a deviare la commedia di caratteri dell’originale letterario, sulla pista della vertigine sonora, coi suoi paradossali travestimenti, coi suoi concertati alonati di follia, coi suoi fonemi in libertà. Finale di Stagione il 28 dicembre con Rigoletto. Bacchetta salda tra le mani di Daniel Oren e regia di Riccardo Canessa. Se nel 2013 fu Leo Nucci nei panni del buffone gobbo ad inaugurare la stagione al fianco di Desirèe Rancatore, e non è detto che torni per magari “battezzare” una giovane e inedita Gilda.