Michelangelo Russo
Partiamo da De Luca. Sta per tramontare la sua stella sul piano nazionale. Tra poco, al massimo può aspirare a ritornare sindaco della piccola città di Salerno. Ma dovrà cambiare staff e strategie, cercando (impresa difficile) di far dimenticare le gaffes e gli strazi al territorio inferti dall’amministrazione con le ultime avventure. Chissà, potemmo assistere anche a un De Luca rivoluzionario contro se stesso. Come spettacolo potrebbe essere vincente, e convincente. A ben vedere non ha alternative a questo schema di gioco. Sul finire degli anni ’60 Alfonso Menna, quasi Sindaco a vita dal dopoguerra a metà anni ’60, affidò la sua ultima campagna elettorale a un manifesto innovativo dove la sua foto era in secondo piano, mentre in primo piano campeggiava l’immagine del nuovo porticciolo di piazza della Concordia. Menna, da politico fine, conosceva bene la parte irrazionale ed emotiva della salernitanità. Quella orgogliosa e vanitosa di ogni spirito di paesanità provinciale. L’apparire, più che l’essere. E così in città quel primitivo porticciolo turistico evocava paragoni impensabili con città annose di fascino internazionale, come la Cannes della riviera francese. E presto molti salernitani si innamorarono di un sogno impossibile. Salerno come Cannes, con un approdo per gli irraggiungibili yacht dei potenti della Terra. Quel sogno svanì negli anni successivi, quando quel porticciolo rimase abbandonato per decenni, preda di un abusivismo incontrollato. De Luca, quasi mio coetaneo, forse vide quel manifesto. E da politico ancora più fine (e con qualche scrupolo in meno) di Alfonso Menna, ne ha tratto grande lezione. Apparire è più importante che essere, per chi ha poco e non vuole sentirsi inferiore. E così tutti i trent’ anni del successo della persona fisica De Luca (non di un partito, non di un’idea politica coerente con i principi della sinistra, non di un progetto di sviluppo della città sotto l’egida della cultura secolare di questo territorio) si sono fondati sempre su una sorta di esaltazione ducesca della sua persona. L’immagine fotografica del Condottiero parallela a quella della città, quasi sovrapponibile una con l’altra. È chiaro che questo circolo vizioso richiedeva un continuo rinnovamento dell’immagine cittadina, non potendo il protagonista ricorrere, con i decenni, a un lifting da chirurgo estetico. Ed ecco così, in studiata ricorrenza dei turni elettorali, l’immagine pubblica della città doveva rinnovarsi con nuovi specchi attrattivi. A costo di inventarli di sana pianta. E riecco, da questo inizio estate, nuovamente la cartolina, dopo sessanta anni, di Salerno come Cannes, con spiaggia da Costa Azzurra e sabbia come alle Maldive. Ma adesso cosa ha in programma per lo spettacolo elettorale De Luca? Peccato che con le nuove spiagge gli sia andata male, per la fretta e per chissà quale altro motivo. Se mettesse la spiaggia di Pastena sul manifesto, temo che il coro di risate gli sarebbe di danno. Vedremo. Ma veniamo alla Meloni, che, a dispetto degli scoppiettanti battibecchi tra loro, pare voler imitare proprio il successo mediatico di De Luca. Apparire significa essere. E così Meloni, come De Luca durante il Covid, appare dappertutto freneticamente. E’ apparsa al Meeting di Rimini, commuovendosi per gli applausi scroscianti. Però veniamo ad una analisi critica. Gli applausi assordanti sono venuti da un popolo di spettatori da sempre vicini, totalmente, alla destra più conformista, se non reazionaria. E’ il popolo di Comunione e Liberazione. E’ lo stesso popolo portato vanti da Roberto Formigoni, che, dopo il suo arresto per gli affari pubblici incriminati e il suo tenore di vita, segnò un brutto colpo al movimento. Ma è lo stesso popolo avvezzo a flirtare con chi detiene il potere. E, soprattutto, le chiavi dei sussidi. Patron della manifestazione è stato Maurizio Lupi, da molti indicato come sostenitore della privatizzazione del sistema sanitario. E’, questo popolo di Rimini, attendibile con i suoi applausi plateali? O è uno scenario apparecchiato per sostenere l’immagine di una Meloni vincente nel cuore degli Italiani, e un domani riconoscente? In realtà, è stata una scena teatrale alla maniera delle inaugurazioni deluchiane. Di fronte a un pubblico osannante e partigiano l’esaltazione della propria grandezza sovrapponibile a quella della esaltata nuova grandezza dell’Italia nel mondo. In fondo, lo stesso meccanismo di Salerno uguale Cannes! L’applauso più forte è stato per la Riforma della Giustizia, il nemico fatto persone fisiche, pochi, e quindi vincibili avversari giudici perfidi. Come perfida era l’Inghilterra, popolo dei cinque pasti, secondo Mussolini. E l’Italiano si inorgogliva, sentendosi superiore. Come i salernitani si inorgogliscono, perché siamo simili, se non superiori, a Cannes. Insomma, il metodo è identico, per De Luca come per Meloni. Meloni vanta un milione di nuovi posti di lavoro. Siamo grandi! Si, ma con i salari fermi a prima del Covid e dell’inflazione. Meloni vanta la futura defiscalizzazione. Sì, ma, se tutto va bene nella manovra 2026, saranno 50 euro al mese in più per la classe media. A salari, stipendi e pensioni invariati. E a sanità sempre più privatizzata. Ma nessun problema! Cosa pretendete, Italiani? Presto avrete il Premierato, a dispetto della Costituzione. E allora sì, Italiani! Basta con questa fastidiosa democrazia inerme e incapace. Trasformeremo Montecitorio in un bivacco di manipoli! Stop! Buona la prima! Spegnete i riflettori! ,





