di Nino Petrone
Un tempo fu guerra continua. In particolare gli ‘50 e ‘60 furono drammatici fino ad una vera e propria tragedia. Io, giovane cronista del Mattino, era sugli spalti del Vestuti quando un tifoso che con tanti altri aveva invaso il campo fu colpito e ucciso da un proiettile vagante di un poliziotto e di certo non ricordo volentieri che Salerno stabilì allora un tristissimo primato: primo morto italiano in uno stadio. Accadde in occasione di una partita col Potenza, quando l’arbitro, a torto o a ragione, decretò un calcio di rigore a favore degli ospiti. Ma di episodi violenti purtroppo ne sono passati allo storia a decine. Famoso quello che ebbe per protagonista Riccardo Carapellese da Cerignola, un’ala ambidestra tanto forte da giocare prima nella Juve poi nel Suo nemico numero 1, il Torino. Mentre allenava la Salernitana in Serie C fu oggetto di una contestazione che a definire feroce si leva un inno all’eufemismo. Con un abile stratagemma ideato dal massaggiatore Fresa, si riuscì a fargli raggiungere una porta dei Distinti, dove lo attendeva un taxi. “Carappa” vi si tuffò dentro gridando “Genova !”. E il tassista:”Allora andiamo alla stazione”. “Ma no, cazzo, ho detto Genova!”. E così fu. Quando la raccontava, lui stesso ci rideva sopra. Oggi fortunatamente si ride per l’enorme progresso fatto dai tifosi granata. In questa tormentata stagione che, salvo un miracolo dei miracoli, prevede la retrocessione in Serie B, anche Inzaghi e Liverani sono stati contestati, ma in maniera civile: appena qualche brivido, solo fischi e braccia agitate, niente a che vedere con le proteste d’una volta. Tanto é accaduto anche per i presidenti: giusto per citarne alcuni, Gagliardi e Guariglia anni fa, Lotito e Iervolino oggi.
Esagerando ma non troppo,si puó dire che fra tante tenebre questo è il nostro piccolo scudetto.
Augh.