di Monica De Santis
Rischia di chiudere l’Usca di Salerno il prossimo 30 giugno, così come previsto dalla scadenza nazionale. Nonostante ci siano ancora molte visite e richieste di terapie con antivirali e monoclonali, il servizio potrebbe essere sospeso tra due giorni. Se l’Usca chiuderà i battenti saranno i medici di base a dover garantire cure e prevenzione, cosa che in parte già fanno, con un aggravio consistente di lavoro. Qualcuno ipotizza tempi difficili anche perchè la curva del contagio continua a salire, in Campania, come a Salerno e provincia. Ad oggi l’Usca di Salerno ha preso in carico, da novembre 2020, 6300 pazienti, effettuando circa 75000 tamponi, 2500 visite domiciliari e 650 prestazioni infermieristiche. Circa 200 i pazienti curati con terapia monoclonale e 150 con terapia antivirale. Ma non è tutto, non si conosce ancora la data, ma sta per chiudere anche il covid hospital Da Procida. Ieri mattina è stato dimesso l’ultimo paziente, i reparti torneranno ad essere dedicati alla pneomologia. In provincia di Salerno dedicati all’infezione da Covid resteranno, dal primo luglio, dunque, solo gli ospedali di Agropoli e di Scafati. Dubbioso sulla decisione di chiudere domani l’Usca il dottor Saggese Tozzi, referente per l’emergenza Covid dell’Asl di Salerno…. “A mio giudizio serve tenere impiedi un presidio che ti permetta di gestire gli interventi nel momento in cui succede l’emergenza, con i numeri attuali no, noi abbiamo pochi numeri in questo momento, però un qualcosa che possa continuare ad essere allertato quando c’è una situazione emergenziale deve sopravvivere”. Poi Saggese ribadisce che resteranno aperti gli ospedali dedicati al Covid, ovvero, come abbiamo detto quello di Scafati e quello di Agropoli…. “E’ vero che in questo momento abbiamo un aumento di diffusione del contagio, ci aggiriamo intorno al 30 % nel tracciamento che ci danno i tamponi, un po’ di più i campioni anti igienici, un po’ di meno quelli molecolari circa intorno al 15% -30% fra le due metodiche di tracciamento. Per adesso siamo in grado di gestirla, speriamo che la situazione raggiunga il prima possibile un picco così inizierà un riabbassamento. E’ quello che è successo in portogallo dove si è diffusa da prima la Omicro5 questo ci fa mettere in una situazione di tranquillità”. E sui centri vaccinali, alcuni di questi già chiusi nei mesi scorsi, il referente dell’Asl afferma che… “Continueremo a tenere aperti alcuni dei centri vaccinali, per cui le persone fragili, le persone anziane, che ancora non hanno completato la quarta dose, che hanno esigenze di questo genere potranno continuare ad avere le vaccinazioni. Sulle nuove vaccinazioni dobbiamo aspettare settembre – ottobre per vedere i prodotti nuovi correlati alle mutazioni del virus. Prima arrivano prima organizzeremo il tutto, molto probabilmente saranno dedicate a categorie specifiche: i fragili, gli anziani, sarà un modello per molti versi simile a quello delle vaccinazioni influenzali”.