di Erika Noschese
Un esposto alla Procura della Repubblica di Salerno per verificare eventuali illeciti commessi dagli uomini della Digos. Sono gli ultimi sviluppi della vicenda – poi divenuta a tutti gli effetti giudiziaria – che ha avuto inizio lo scorso 6 maggio, in occasione del comizio tenutosi in piazza Portanova del leader della Lega Matteo Salvini, in vista delle europee. In quell’occasione, infatti, fu esposto lo striscione “Questa Lega è una vergogna” dal balcone di un’abitazione privata. A bloccare sul nascere la protesta pacifica degli oppositori della Lega gli uomini della Digos che fecero irruzione all’interno dell’abitazione dell’anziana donna per imporre la rimozione dello striscione. Una vicenda che vede ora sotto indagine due giovani contestatori, Ennio Riviello e Giampietro Russo. Entrambi però hanno preso le distanze dalla conferenza stampa convocata per ieri mattina dal giornalista salernitano Marco Giordano, firmatario dell’esposto. «Abbiamo appreso dell’appuntamento con i giornalisti solo dopo la convocazione dell’incontro e non ne condiviamo contenuti, modi e finalità e ne sottolineamo la totale inopportunità», hanno dichiarato i due “protagonisti” di questa vicenda a tratti quasi drammatica. «Ci dissociamo da ogni azione atta a confondere e mischiare eventi autonomi, non correlati e soprattutto non coordinati – hanno poi aggiunto Riviello e Perruso – Le vicende giudiziarie che riguardano noi, e soltanto noi, restano secretate, pertanto ci dissociamo da ogni ricostruzione che non trova la sua fonte nelle nostre dichiarazioni e negli atti di indagini». Da qui l’attacco diretto agli organizzatori dell’incontro di ieri mattina al bar Verdi di piazza Luciani: «Le azioni politiche sono quelle che si mettono in campo, mettendoci la faccia, condividendo contenuti e metodi e non quelle su cui si tenta di mettere il cappello limitandosi a “notiziare” i protagonisti dell’indizione di una c o n f e r e n z a stampa a soli due giorni dal tenerla». Nel frattempo, Giordano va avanti per la sua strada e parla di “anomalie” che si sarebbero verificate in quell’occasione. «Ci sono stati atti contestabili e in Italia c’è un clima ostile alla libertà di dissenso che viene portata avanti attraverso disegni di legge che poi diventano, a tutti gli effetti, legge», hanno dichiarato gli organizzatori dell’evento, Lambros Andreou e Matteo Zagaria, oltre al giornalista giordano, che il prossimo 28 giugno, alle 18.30 daranno il via al primo dibattito in strada sulla libertà di dissenso. «Sia chiaro, la nostra non è una crociata contro le forze dell’ordine – ha dichiarato Giordano, difeso dagli avvocati Armando Maria De Nicola e Riccardo Bucci, entrambi dell’associazione Alter Ego – Vogliamo solo che venga fatta luce, è una battaglia ad ampio raggio» che mira, di fatti, ad analizzare «il rapporto tra istituzioni e libertà dei cittadini e forze dell’ordine e libertà dei cittadini». Alla questura, in sostanza, è stato richiesto se l’intervento degli uomini della Digos era autorizzato o meno e, in caso di risposta affermativa, perchè non è stato sequestrato lo striscione. «Fino a che punto gli indagati hanno commesso reato? Gli ordini ricevuti dalla Digos erano legittimi o meno?», si chiedono ancora gli organizzatori della conferenza che attendono ora nuovi risvolti in merito alla denuncia presentata.