In una durissima lettera a Franco Chirico Carmelo Conte, presidente della Fondazione Alario, ha rassegnato le dimissioni con motivazioni che appaiono gravi. Nella sua lettera, Conte ripercorre le tappe della sua nomina, accettate dopo aver ottenuto tre condizioni: piena autonomia del ruolo; netta distinzione tra la Fondazione e il suo sistema di potere e facoltà di scelta del direttore generale e di alcuni membri del Consiglio generale, in rappresentanza della società civile e degli enti locali. «Ho accettato la sfida di credere che il vero Chirico fosse quello del libro “Il Cilento deve cambiare”, e che la sua unica aspirazione fosse, quindi, la sviluppo del Cilento, missione per la quale considerava preziosa la mia esperienza di politico riformista di un certo rilievo. Ho deciso di impegnarmi in questa impresa, rinunziando a ogni compenso e al rimborso spese, per essere libero e non condizionabile se non dagli obiettivi da perseguire. Che sento miei per il legame personale con la terra natia e l’affinità politica con tanti cilentani, per le comuni battaglie di rinnovamento condotte con loro fin dagli anni settanta ottanta”. Lo stesso Conte ricorda i successi ottenuti in questi due anni “che hanno dato al Cilento un grande risalto e si sono sostanziate, tra l’altro, in cinquanta progetti, con finanziamenti già acquisiti per oltre tre milioni di euro e create le condizioni per farne un’autentica onlus indipendente e produttiva per i cittadini». E qui iniziano le accuse a Chirico: «A fronte dei successi, sono cominciate interferenze e richieste a favore del gruppo di potere cui la Fondazione, a Suo dire, sarebbe subordinata. E a nulla è valso farLe notare, in colloqui diretti e telefonici, che non rientrava nel mio modo di pensare né nel compito della Fondazione sostenere interessi che non fossero quelli generali del Cilento. Ciò nonostante Lei ha continuato a richiedere di intervenire per sollecitare finanziamenti per il Consorzio Velia, ogni volta ricordando che la Fondazione si regge grazie ai contributi provenienti dal gruppo Idrocilento. Per fare sentire il peso di tale legame, ha preso ad avanzare pretestuose osservazioni finanche sulla rivista “il Paradosso”, voce autonoma della Fondazione, diretta da me e Andrea Manzi senza costi se non quelli della stampa, pur in presenza di collaboratori e scritti di prima grandezza, perché, a suo dire, troppo colta. Tant’è che, a fronte delle resistenze del direttore generale e mie, a un cambio d’indirizzo editoriale, prima ha iniziato ad editare un altro organo d’informazione come espressione diretta del Consorzio Velia, e poi ha inserito Suo figlio negli organi di gestione della Fondazione col proposito dichiarato – da me ben accolto in consiglio di amministrazione anche attraverso la concessione di una ampia delega – di dare spazio alle nuove generazioni e alle loro abilità, ma con il vero intento, poi manifestatosi in concreto, di estendere e rafforzare il controllo diretto sulla Fondazione. Ormai appetibile e pronta, grazie al prestigio e ai finanziamenti acquisiti in questi due anni, a diventare impresa e a dotarsi – questo il programma del nuovo amministratore delegato – di una società di progettazione e di gestione e finanche di ristorante e di un bar. Peraltro, avendogli richiesto una relazione sullo stato economico e finanziario dell’ente, la cui gestione era stata integralmente affidata al precedente amministratore delegato, il nuovo amministratore delegato, Suo figlio, nel manifestarmi le sue difficoltà, mi ha riferito che Lei, come Presidente di Idrocilento, ha disposto non solo l’assunzione ma anche il mansionamento del personale distaccato presso la Fondazione, sul quale tutt’ora esercita, di fatto, poteri direttivi e di controllo; e, cosa ancora più grave, ha gestito il bilancio, i rapporti economici e finanziari della Fondazione, nel contesto delle sue diverse cariche, detenendone la documentazione presso la sede di Idrocilento, come rilevato dal Presidente del Collegio dei Revisore dei Conti in una delle ultime sedute del Consiglio di Amministrazione. Fatti per quali la Fondazione rischia di perdere la qualifica di onlus». Allo stesso tempo, se da un lato attacca, dall’altro Conte non manca di respingere al mittente le accuse di aver «politicizzato la Fondazione finendo per impedire l’erogazione di finanziamenti dalla Regione per gli enti gestiti da Chirico, e in particolare per il Consorzio Velia». L’ex presidente, infatti, sottolinea a gran forza di avere «aperto la Fondazione a tutti: laici e cattolici, esponenti locali e nazionali della destra come della sinistra» e invita Chirico «a porre in essere ogni iniziativa necessaria a salvaguardare la vita, l’autonomia e l’attività della Fondazione e a ritrarsi dalla sua gestione, liberandola dall’intreccio contabile e sociale che la vincola ad altri enti e società». Interpellato per una replica, Chirico nell’affermare la sua sorpresa per queste dimissioni, precisa che per venerdì prossimo la Fondazione ha convocato un consiglio di amministrazione dove saranno discusse le dimissioni. Roberto Pianta
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