di Andrea Pellegrino
Un anno ed otto mesi. Questa è la richiesta dei pm Corrado Fasanelli e Giorgio Orano della Procura di Roma nei confronti di Nello Mastursi, coinvolto nella vicenda Scognamiglio. L’ex capo della segreteria politica di Vincenzo De Luca ed ex componente del coordinamento regionale del Partito democratico aveva chiesto il rito abbreviato, contrariamente agli altri indagati, per i quali, la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio. Resta anche da chiarire la posizione dello stesso presidente della Regione Vincenzo De Luca. Si va verso l’archiviazione, così come richiesto dai pm, ma sarà sempre il Gup a doversi pronunciare. Secondo il calendario delle udienze, si torna in aula il primo febbraio con le dichiarazioni degli altri indagati e dei legali. Ieri mattina è toccato a Giuseppe Vetrano. Poi il 23 febbraio, toccherà all’avvocato Felice Lentini, legale di Nello Mastursi e solo ad allora ci sarà la decisione del Tribunale di Roma.
La richiesta dei pm rispetto a Mastursi si baserebbe proprio sull’allora rapporto di lavoro a Palazzo Santa Lucia. In pratica, l’ex capo della segreteria avrebbe mostrato interesse verso la vicenda e la sentenza Severino, per salvaguardare il proprio posto di lavoro in Regione. In sintesi se De Luca fosse stato sospeso, per effetto della legge Severino, Mastursi avrebbe perso il suo incarico.
Ieri mattina, intanto, Giuseppe Vetrano, avrebbe escluso un ruolo di primo piano di Nello Mastursi. Così come dichiarato la scorsa udienza dall’avvocato Gianfranco Brancaccio.
Al centro dell’inchiesta della Procura di Roma, i rapporti tra Nello Mastursi e l’avvocato Guglielmo Manna, marito di Anna Scognamiglio, giudice del tribunale di Napoli autrice della sentenza sulla legge Severino che il 22 luglio del 2015 aveva di fatto reintegrato De Luca. Secondo l’accusa, la giudice Scognamiglio “abusando della sua qualità e dei poteri decisionali nella suddetta controversia giudiziaria, in concorso con il coniuge Guglielmo Manna e con gli intermediari Giorgio Poziello e Gianfranco Brancaccio, “minacciando” Vincenzo De Luca, per il tramite di Giuseppe Vetrano (ex coordinatore delle liste a sostegno del medesimo) e di Carmelo Mastursi (capo della segreteria ed assistente del presidente della Regione Campania) di una decisione a lui sfavorevole da parte del Tribunale – condizionata ovviamente dalla posizione della Scognamiglio come giudice relatore – con conseguente perdita della carica ricoperta, inducevano il medesimo a promettere a Guglielmo Manna – sempre per il tramite di Vetrano e Mastursi – la nomina a un importante carica dirigenziale nella sanità campana”. Ora tutti gli imputati (ad eccezione di Vincenzo De Luca, inizialmente iscritto sul registro degli indagati) rischiano il processo. Mentre Mastursi una condanna.