di Erika Noschese
L’elezione di Antonio Cammarota a presidente della commissione Trasparenza non placa le polemiche. Ad insorgere sono ora i consiglieri di Oltre, Donato Pessolano e Corrado Naddeo che parlano di “attacco alla democrazia”. Già in prima votazione, infatti, la maggioranza ha sostenuto – e votato – il nome di Cammarota che ha ottenuto anche il sì di Roberto Celano mentre gli altri consiglieri di opposizione hanno votato per Elisabetta Barone. “La presidenza del consiglio è un membro della maggioranza mentre il vice presidente è un consigliere di opposizione, mi chiedo perché per le commissioni non si usi lo stesso criterio adottato per gli organi del consiglio comunale, cosa che viene fatta solo per la commissione trasparenza con elezione del presidente della minoranza e vicepresidente della maggioranza – ha dichiarato il consigliere Pessolano – Invece, per le altre otto commissioni abbiamo presidenza e vice presidenza della maggioranza, ci dovrebbe essere invece una garanzia per gli organi istituzionali”. Pessolano punta poi l’attenzione sul ricorso al Tar per il bilancio consolidato e parla di una “minoranza mortificata” e, aggiunge, “credo che, in quest’occasione, abbia mortificato tutti i consiglieri comunali perché l’articolo 48 recita che le commissioni hanno il compito di esaminare preventivamente le questioni di competenza consiliare e di esprimere un parere. Ciò non è avvenuto e ne è derivato una mortificazione nei confronti delle minoranze, secondo il mio modestissimo parere, dei consiglieri tutti e della democrazia. D’altronde non ci si spiega perché città come Roma, Torino e Bologna, giusto per fare qualche esempio, hanno provveduto entro il 30 settembre, data di scadenza naturale, ad approvare il bilancio consolidato”. Sulla stessa linea di pensiero anche Corrado Naddeo: “Elisabetta Barone ha subito un ulteriore torto in commissione trasparenza: in prima votazione, la maggioranza è arrivata con il nome di Cammarota ben compatto. Non si è astenuta come avrebbe dovuto fare, ha portato quel nome e questo fa la differenza perché avevano deciso di violare l’etica della politica e il principio giuridico. Noi dobbiamo chiedere ciò che è scontato, loro avevano già deciso di stabilire anche il presidente dell’unica commissione che spetta all’opposizione”. Naddeo ha poi spiegato che il ricorso non è “in modo univoco contro questo tipo di azione perpetrata dall’amministrazione ma va contro il metodo: abbiamo dovuto chiamare in causa il prefetto per fare dei consiglio comunali negli anni passati”. A sollevare le polemiche per la riconferma di Cammarota il Movimento 5 Stelle, attraverso i consiglieri Catello Lambiase e Claudia Pecoraro che avevano già avanzato il nome della Barone, leader d’opposizione, sostenuta anche dal capogruppo di Fratelli d’Italia, Michele Sarno. I pentastellati hanno poi acceso i riflettori sul ricorso al Tar: “Rimarchiamo per l’ennesima volta la prepotenza della maggioranza di inserire all’Ordine del giorno del primo Consiglio comunale temi sensibili come l’approvazione del bilancio consolidato e varianti urbanistiche senza farle passare prima per le Commissioni consiliari – hanno dichiarato – Non abbiamo avuto altra scelta che opporci in conferenza dei capigruppo, uscire dall’aula al momento della votazione durante l’assise e ricorrere alla giustizia amministrativa per far valere il diritto dei consiglieri comunali – espressione dei cittadini – di votare consapevolmente. È quanto abbiamo ribadito questa mattina durante la conferenza stampa indetta insieme ai colleghi di minoranza, per spiegare ragioni e motivazioni della nostra azione e delle altre iniziative che metteremo in campo”.