Andrea Pellegrino
Il Codacons rischia di chiudere dopo il pignoramento dei beni per oltre 300mila euro dall’Agenzia delle Entrate per versamenti non corrisposti. Alla guida del Codacons nazionale c’è l’avvocato salernitano Carlo Rienzi che lancia l’appello al governo: «Così chiudiamo». In una lettera, rivolta al premier Giuseppe Conte, ai vice premier Luigi Di Maio e Matteo Salvini, e al ministro dell’Economia, Giovanni Tria, l’associazione chiede un intervento per salvare il Codacons ”dall’estinzione”. Al centro della questione, spiega l’associazione, c’è il contributo unificato che «il Codacons , in qualità di onlus, non è tenuta a pagare sugli atti legali portati avanti a difesa della società e della collettività, ma che il fisco italiano continua a richiedere in modo ossessivo fino ad arrivare al recente pignoramento, deciso sulla base di interpretazioni della norma totalmente errate. Un problema da risolvere ora. Solo nell’ultimo anno il Codacons ricorda di aver avviato più di 300 ricorsi nei tribunali di tutta Italia ”tesi ad affermare i diritti dei cittadini, azioni che ora, a causa del pignoramento dei beni dell’associazione, dovranno essere interrotte». Ed ecco l’appello. «Se Tria – prosegue Rienzi – non spiegherà in modo chiaro all’Agenzia delle entrate che il contributo unificato non si può applicare alle realtà Onlus, dal prossimo settembre la più importante organizzazione dei consumatori italiana sarà costretta a chiudere progressivamente tutte le proprie sedi fino ad arrivare a portare i libri in tribunale e dichiarare fallimento». E proprio sulla questione scende in campo anche il presidente del Codacons salernitano Enrico Marchetti, la cui preoccupazione rimane quella per i soci e per chi tra la gente si rivolge sempre più spesso all’associazione dei consumatori: «Purtroppo siamo costretti a “chiudere battenti” perchè non possiamo sostenere le spese dato che siamo un’associazione senza scopo di lucro e non possiamo fronteggiare a tale somme – ha dichiarato il presidente salernitano – speriamo soltanto che il Governo adesso ci dia la possibilità di ricominciare piano piano con un piccolo emendamento che possa rimetterci in piedi, altrimenti saremo davvero costretti a chiudere per sempre senza possibilità poi di seguire, tra le 150 sedi che abbiamo in tutta Italia, tutti cittadini che si rivolgono a noi. Per questo facciamo appello alle forze governative affinchè possano metterci sulla strada per rialzarci».