Cilento, per i boss del cemento arriva la Procura - Le Cronache Cronaca
Cronaca Camerota

Cilento, per i boss del cemento arriva la Procura

Cilento, per i boss del cemento  arriva la Procura

Antonio Manzo

Abusivismo edilizio nel Cilento, stavolta si fa sul serio. O, almeno, lo si spera. Arriva una inchiesta della procura della Repubblica di Vallo della Lucania a Marina di Camerota dove i Carabinieri del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano hanno sequestrato un villaggio turistico in fase di realizzazione a pochi passi dal mare nella località Porticello. Sarebbe solo il primo sequestro per Camerota dove vige la pianificazione urbana degli abusivi, tollerati dalle istituzioni, se non addirittura favoriti per un clientelismo affaristico cemento. Ora anche i Carabinieri, come avvenne con la Forestale, cominciano ad aguzzare gli occhi che ora arriva fino al palazzo abusivo a cinque piani costruito sulla spiaggia dopo l’acquisto all’asta di un fabbricato poi trasformato in abuso edilizio con il beneficio di anche un’area demaniale. A Camerota tutto è possibile. E ne sa qualcosa Vincenzo Matrone di Torre del Greco, l’uomo delegato dalla Gest Real Estate di ritirare con delega le autorizzazioni al comune dopo le richieste presentate allo Sportello Suap Unico del Cilento dove hanno trattato due praiche neppure registrate nel sito istituzionale. Porticello è un’area che rientra all’interno della perimetrazione del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni. Dicono che è in una zona di altissimo valore ambientale e sottoposta a vincolo paesaggistico e ambientale compreso nella zona paesistico Cilento Costiero. Le indagini dei Carabinieri del Reparto Parco Nazionale del Cilento non di una locale stazione hanno permesso di acquisire gravi elementi indiziari in merito alla realizzazione di una lottizzazione abusiva. Sarebbe stato attuato un cambio di destinazione d’uso da turistico-ricettivo a residenziale, su una superficie complessiva di circa 8.200 metri quadrati, dove sorgeva una precedente struttura.La Gest Real Est di Napoli dovrebbe realizzare 66 unità immobiliari, in cemento armato, autonome e indipendenti, così suddivise: 25 unità ad uso abitativo (categoria A/3), 3 unità ad uso commerciale (C/1, negozi e locali), 3 unità destinate a deposito (C/2) e 35 posti auto coperti (C/7), tutte con dichiarata destinazione abitativa e commerciale. Le nuove strutture risultano sostituire quelle originariamente presenti nel villaggio turistico. Praticamente un villaggio, un centro commerciale (il sindaco di Camerota è un noto impresario di bibite e acque minerali per il marcato cilentano) e un bel lido nelle vicinanze del parco stante la richiesta di concessione demaniale al comune. “L’intervento -scrivono i Carabinieri – si inserisce in un quadro più ampio di tutela del paesaggio e del patrimonio ambientale cilentano, a rischio per le continue pressioni urbanistiche”. Gli investigatori sanno a memoria lo scempio urbanistico di Camerota dove, come in tutti i comini cilentani, scaduti i vecchi piani regolatori hanno inaugurato pianificazione urbanistica per gli imprenditori o chi per esso di origina napoletana e una pianificazione per i residenti dopo l’esame preventivo degli amministratori se sono collocati tra gli amici o tra i nemici. Emblematico il caso di Camerota dove da anni il piano urbanistico comunale è nelle mani di un tecnico che da anni non lo presenta al Comune. Di Camerota. Lo stesso Comune cilentano dove un amministratore ambientalista face approvare negli anni Ottanta il Piano Regolatore Comunale e fu “colpito” con 80 comunicazione giudiziarie dagli oppositori che si recarono dall’allora procuratore della Repubblica di Vallo della Lucania (poi arrestato) accompagnati da un parlamentare socialista. E il comune cilentano dove una donna 65enne fu stata arrestata con condanna definitiva a 4 anni e 2 mesi per abusi edilizi. Fu prelevata dai carabinieri in vacanza in un albergo della Sardegna ammanettata e portata in carcere. I paradossi della giustizia italiana.