Più che di una tegola si tratta di un vero e proprio macigno, l’ennesimo, quello che rischia di crollare sul mondo del lavoro salernitano travolgendo 500 lavoratori degli stabilimenti della cover standard Automotive di Battipaglia e Oliveto Citra. Gli ultimi grandi opifici industriali, se non si considera l’agroalimentare, rimasti nella provincia di Salerno. Invano scrivono i delegati dei Lavoratori da circa 15 giorni attendiamo il nuovo piano industriale che si lega in modo indissolubile con le produzioni della Fiat. Ad oggi infatti nessuna risposta è stata data sulle offerte presentate per l’assegnazione delle commesse alla Jeep Compass. A spiegare meglio cosa sta accadendo è il segretario generale della CISL salernitana Gerardo Ceres: “Fiat riconferma in pratica riconferma gli investimenti in Italia però, questa produzione, quella fatta negli stabilimneti di Battipaglia ed Oliveto cita della Cover Standard, guarnizioni per le automobili, pare convenga per Fiat che sia fatta nei paesi dell’Est dove il costo del salario e ridotto”. Un ipotesi questa che viene confermata anche dai rappresentanti dei lavoratori aziendali che parlano di un dialogo con la multinazionale che si complica ulteriormente rischiando di interrompersi da un momento all’altro. I vertici della multinazionale parlano esplicitamente di spostare parte della produzione all’estero è temporaneamente propongono la cassa integrazione. dal canto suo la RSU Ha ribadito con fermezza, ieri c’è statao un attivo al centro sociale di Battipaglia, che dalla città della piana del Sele nessuna produzione dovrà essere delocalizzata, né ora né in futuro, anche perché se ciò dovesse avvenire Le ricadute sarebbero tragiche. I primi a rischiare sono i 100 interinali dello stabilimento di Battipaglia, poi toccherebbe ai cento lavoratori di Oliveto Citra ed infine ai trecento di Battipaglia. ” Su questa commessa ci sì sperava molto. dice sempre Ceres. A questa è legato il destino produttivo dei due stabilimenti, se non riconfermata si apre una fase per noi pericolosissima di crisi occupazionale per questi lavoratori. Se a questa vertenza si aggiunge quella treofan, tutt’altro che risolta, il quadro che emerge è poco rassicurante. Dietro l’angolo c’è per il segretario generale della CISL Salernitana Ceres il rischio di una vera e propria desertificazione industriale che in molti casi si è già registrata dice sempre Ceres: “il problema vero è questo. Dobbiamo evitare che le industrie che resistono subiscano il destino che hanno subito altre aree industriali che negli anni si sono progressivamente trasformate in grandi centri commerciali. Cosa vogliamo per il futuro della nostra terra? Immaginiamo i lavoratori che dalla produzione diventano unicamente consumatori privi di portafoglio, perché privi di reddito. È questa la trasformazione che immaginiamo. Noi siamo esattamente contrari a questa ipotesi a questa visione”.
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