Centrale di dossieraggio contro l'ex vescovo Pierro guidata da due preti già nel mirino dell'ex arcivescovo - Le Cronache
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Centrale di dossieraggio contro l’ex vescovo Pierro guidata da due preti già nel mirino dell’ex arcivescovo

Centrale di dossieraggio contro l’ex vescovo Pierro guidata da due preti già nel mirino dell’ex arcivescovo

di Antonio Manzo
Muore un sacerdote. Nella casa dove viveva, da solo, arrivano i parenti per preparare gli scatoloni del trasloco con pacchi colmi di libri, antiche stole, documenti vari L’operazione di trasloco, ad un certo punto, deve essere interrotta per la scoperta di una sorpresa, imprevista ad inaspettata. Nella canonica del prete morto i parenti ritrovano un computer con hard disk che testimonia una lunga e scientifica operazione di dossieraggio organizzata, sia pure per motivi e ragioni diverse, in danno del loro arcivescovo Gerardo Pierro alla guida della diocesi salernitana dal 1992 fino al giugno 2010, quando festeggia il 75esimo compleanno ma anche la canonica età di pensionamento. Il sacerdote appena morto ha in casa un computer con hard disk, compromettente e scioccante, che archivia i documenti operati dai due sacerdoti nella loro attività di spionaggio e dossieraggio. Una coppia diabolica, il prete appena morto, don Antonio Cipollaro, ed un suo confratello tuttora vivente e parroco di Campagna oltre che leader spirituale del gruppo ecclesiale, passato tra mille dissensi, Il Gregge. M monsignore Gerardo Pierro ha 88 anni e vive in un appartamento attiguo al seminario di Pontecagnano. E’ stato un protagonista della Chiesa campana con buone referenze in Vaticano chiamato dapprima al governo delle diocesi di Tursi-Lagonegro e poi nel 1981 alla guida della diocesi di Avellino e dal 25 maggio 1992 alla guida dell’arcidiocesi di Salerno: dodici lunghi anni vissuti tra lavoro pastorale molto inteso, sia pure inframezzato da esperienze dolorose ma anche segnato da indubbi successi come le visita di Woytila a Salerno e poi l’inaugurazione del mega seminario fatta proprio dal papa polacco. Ora ad 88 anni vive in una villetta contigua al seminario metropolitano costruito a Pontecagnano Faiano. E non desidera parlare di vicende, come quelle del dossieraggio, archiviate dalla sua pietà e misericordia.
Nella casa del sacerdote appena morto i familiari trovano e custodiscono una copia dell’hard disk successivamente finito anche nelle mani di un parente che ora ha deciso di parlarne ad uno incredulo e sbigottito arcivescovo Andrea Bellandi alla guida della diocesi. L’archivio di proprietà del sacerdote morto è custodito dall’autore del dossieraggio, don Antonio Cipollaro insieme ad un suo confratello parroco a Campagna, don Carlo Magna che amava qualificarsi come “Angelo Maria” nei documenti prodotti in anonimato ma registrati nellìhard disk. Sia pure per circostanze diverse, i due sacerdoti entrano in conflitto con i loro arcivescovo Pierro, bocciato dal Vaticano, fino ad ottenere sentenze alla Segnatura Apostolica (la Cassazione del Vaticano) su due defenestrazioni ecclesiali dei due sacerdoti: il primo allontanato da Campagna dove viveva, dopo aver chiesto al vescovo Pierro l’utilizzo di diverse migliaia di euro a beneficio della ricostruzione della Cattedrale di Campagna, dopo il sisma dell’80 ed il secondo , don Magna, destituito dal suo incarico di vice rettore del Seminario nell’ambito della controversa vicenda del gruppo ecclesiale de il Gregge che la Chiesa salernitana avrebbe archiviato tra sofferenze e lacerazioni. Don Carlo Magna vince anche lui contro il vescovo Pierro, alla Segnatura Apostolica. Lui, presso alti prelati, a partire dal cardinale Re non solo descrive il provvedimento del vescovo, guyducati da kui del tutto ingiusto, ma etichetta la rimozione e l’espulsione di quattro seminaristi che, secondo Pierro, sarebbero stati plagiati dallo stesso Magna per aderire all’organizzazione laicale “Il Gregge”. Il Gregge finì nel mirino del vescovo Pierro nel febbraio 2005 che chiese a tredici sacerdoti aderenti di sconfessare l’adesione all’una associazione , secondo Pierro “parareligiosa” laicale per presunto plagio fatto in danno di seminaristi e un elenco di preti. Di tutt’altro tenore la “vendetta” di don Cipollaro. La chiesa di Campagna era titolare della proprietà del Fondo Rialto che venduto avrebbe dovuto procurare danaro per la ricostruzione della Cattedrale di Campagna Soldi che, invece, Pierro dirotta per costruire il Seminario. Nell’hard disk ci sono documenti storici come quelli su monsignor Giovanni Caramuel, vescovo di Campagna noto matematico del Seicento, oppure il trasferimeno di ben 812 pergamene sottratte alla chiesa di Campagna per essere trasferite a Salerno, la protesta fu inviata anche a papa Francecso. Nelle cartelle dell’hard disk c’è un capitolo “intitolato” impropriamente . È solo una rivista dell’Arcigay che contesta un atteggiamento di denuncia del vescovo Pierro per l’attivismo dell’Arci Gay nel comune capoluogo. Così come sono catalogati tutti gli atti e la rassegna stampa dell’incivile aggressione a monsignor Moretti dei cosiddetti portatori nel corso della processione del Patrono il 21 settembre 2014. Oltre che registrati i colloqui tra i due sacerdoti e alcuni confratelli anti-Pierro e relazioni inquietanti su presunti casi di omosessualità nel seminario regionale. Naturalmente, c’è molto materiale relativo alla gestione di nomine della Curia e di capitoli relativi ad azioni diffamatorie compiute contro monsignor Pierro anche attraverso il recapito anonimo di lettere nei maggiori centri della Provincia. L’operazione è guidata dagli stessi sacerdoti che impegnano nella diffusione un manipolo di sconosciuti cittadini di Campagna.
Non è certamente una vicenda edificante per la Chiesa salernitana retta ora dal fiorentino Andrea Bellandi, uomo e sacerdote molto colto ma alla guida di una diocesi segnata da antiche rivalità e rancori maturati nel tempo, frutto di un esasperato clericalismo. Deve combattere, l’arcivescovo Bellandi, una sorta di guerra morale a quella che papa Francesco ha denunciato proprio giovedì scorso nel discorso di auguri alla Curia romana. ha detto Papa Francesco. Quello che emerge dalla triste vicenda diocesana del dossieraggio contro il vescovo Pierro è nel labirinto di due sacerdoti in guerra con l’autorità ecclesiale. La storia di Salerno è la classica situazione di un clero colpito da una “labirintizzazione” ( per usare il neologismo creato da papa Francesco) della loro missione spirituale. I due sacerdoti hanno fatto fatica ad ascoltare, discernere, camminare, . (papa Francesco alla Curia romana). Ma hanno, forse, ecceduto in una legittima difesa personale con la finalità di una tutela al di fuori di ogni misericordia che pure non era stato degnamente praticata.