di Brigida Vicinanza
Roberto Celano non ci sta e dopo la scelta dei consiglieri di utilizzare il voto palese per l’elezione di presidenti e vice delle Commissioni consiliari, mantiene la sua linea di dissenso. «Anche se non esiste nel regolamento comunale, finora abbiamo sempre fatto le votazioni per presidente e vice con scrutinio segreto, ma hanno deciso per il voto palese», ha affermato il consigliere d’opposizione. «C’è un problema di metodo a questo punto, con questo cambio in corsa nelle operazioni di voto, che lascia trasparire una scarsa fiducia all’interno degli stessi componenti della maggioranza di governo”. Ha commentato Celano, che ha poi rimarcato la sua tesi, facendo una particolare “accusa”: “Ora è palese. Ho chiesto ai consiglieri di maggioranza uno scatto di dignità affinché potessero liberarsi quindi di questo opprimente controllo e per fa sì che il presidente potesse essere davvero il presidente scelto dalla Commissione. Sembra che a questo punto c’è una fibrillazione eccessiva fra gli stessi commissari della maggioranza, segno che esistono comunque delle spaccature interne. L’obiettivo è cercare di tenere tutti sotto controllo, con la votazione palese che è servita ad inquadrare su chi contare o meno». Un pensiero espresso alla presenza del capostaff Enzo Luciano, che Celano chiama “simpaticamente” in causa, in uno scambio di battute tra i due: «Anche la presenza del capostaff durante la votazione per le Commissioni è la prova del controllo che qualcuno vuole fare dall’alto». Anche in questo caso uno scambio di vedute, con il consigliere di opposizione che ha continuato a ribadire lo “sconvolgimento” delle modalità di voto rispetto a quanto fatto negli anni scorsi. Tra l’altro, a soccorso della teoria di Roberto Celano al momento del voto di modalità appunto c’è stato l’ex presidente del Consiglio, Antonio D’Alessio, che ha votato contro al voto palese. «Non è solo questo che infastidisce. – riprende Celano – Anche le nomine dei presidenti, e dei relativi vice, potevano essere fatte direttamente in sede di Commissioni. E non decise qualche tempo prima. I nomi non si scelgono a Palazzo Santa Lucia, in qualche segreteria di partito o addirittura a casa De Luca in una riunione di famiglia, per poi proporre i nominativi in sede di lavori. Saremmo stati pronti a votare anche Guerra o Cammarota o Natella, ma in modo autonomo e non su indicazioni date, questa è mancanza di fiducia anche nelle persone che ricoprono il ruolo di Consiglieri Comunali».