Il rinvio delle sanzioni per le emissioni di auto e van deciso dal Parlamento europeo non rappresenta una vera e propria soluzione, ma piuttosto un tentativo di tamponare una crisi sempre più evidente. Per il cavaliere Domenico De Rosa, CEO di Smet, questa decisione è «una timida ammissione di realtà», un semplice rinvio che non affronta le radici del problema. «Non si tratta di una strategia, ma di un cedimento tattico», afferma il cavaliere De Rosa, sottolineando come l’Unione Europea, di fronte a una transizione ecologica che sembra imposta più per ragioni ideologiche che per una visione strategica lungimirante, abbia «finalmente intravisto — seppur tardivamente — il baratro». Per il cavaliere, questo baratro è costituito da un mercato interno svuotato, un’industria automobilistica in affanno, una domanda stagnante e una concorrenza extraeuropea che si muove in modo spregiudicato, libera da vincoli equivalenti a quelli europei. Il Cav. è molto chiaro quando afferma che «il Green Deal europeo, così come è strutturato, non regge più». Sebbene le intenzioni dietro le misure sulle emissioni siano lodevoli, il CEO di Smet ritiene che l’approccio europeo abbia trascurato l’aspetto cruciale della politica industriale. «L’auto, che storicamente è simbolo di mobilità, progresso e libertà produttiva, è diventata un capro espiatorio dell’ansia ecologista», spiega il cavaliere De Rosa. «Nel frattempo, l’Europa è diventata sempre più dipendente da tecnologie, componenti e materie prime controllate da attori esterni, come la Cina e gli Stati Uniti, che non si pongono gli stessi vincoli». In questo scenario, la sospensione delle multe appare come un palliativo. «È una misura temporanea che non risolve il cuore del problema», afferma De Rosa, che sottolinea come serva una revisione strutturale dell’intero impianto regolatorio europeo. «Occorre una transizione energetica che tenga conto dei cicli produttivi, delle esigenze del mercato e della capacità di innovazione delle imprese», aggiunge. Per il cavaliere, la sostenibilità non può essere vista come un ostacolo alla crescita: «Deve essere il frutto di un’evoluzione tecnologica che sia competitiva, accessibile e sostenuta dalle istituzioni, non strangolata dalle stesse». L’imprenditore fa anche riferimento a un famoso monito di Schumpeter: «L’innovazione è distruttiva solo se non le viene offerto un terreno stabile dove attecchire». Oggi, secondo il cavaliere De Rosa, il terreno europeo è tutt’altro che stabile, minato da incertezze normative, tensioni geopolitiche e una società che fatica a tenere il passo con il cambiamento. «L’Europa non ha più tempo da perdere», ammonisce, «L’industria ha già perso troppo». Il cavaliere fa appello a un cambio di rotta: «O si riscrive il Green Deal in modo pragmatico, calibrato e sostenibile anche sotto il profilo economico, oppure l’Europa rischia di diventare “verde” solo per assenza: assenza di fabbriche, di posti di lavoro, di ricerca e di competitività». E conclude: «In quel caso, le emissioni caleranno, ma sarà solo perché l’industria si sarà fermata».
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