di Andrea Pellegrino
In tutto sono cinque i fogli complessivi delle due autorizzazioni paesaggistiche rilasciate dal Comune di Salerno per il comparto di Santa Teresa ed annullate dal Consiglio di Stato. Sono la numero 20 del 2008 e la 164 sempre del 2008. Entrambe portano la firma di Matteo Basile, dirigente sportello unico per l’edilizia di Palazzo di Città. Entrambe si riferiscono al progetto di realizzazione delle opere previste nel programma di trasformazione urbana denominato “Fronte del Mare” area di Santa Teresa. Tradotto, per l’intero comparto che raggruppa Piazza della Libertà ed edificio (privato) Crescent. Naturalmente entrambi gli atti comunali scaturiscono dal parere espresso dalla commissione urbanistica le cui prescrizioni vertono soltanto sull’aspetto del verde pubblico. O meglio sull’utilizzo delle piante di abbellimento della piazza. Nel parere si legge: «La commissione ritiene che la creazione della grande piazza sia assolutamente da condividere. La volumetria edilizia a semicerchio porticato, oltre ad essere un elemento tipologico storicizzato e sperimentati, è idonea a rimarcare la volontà simbolica di accogliere e definire formalmente ciò che per definizione è continuamente mutevole come il mare. Le aperture nella cortina edilizia realizzano la necessaria permeabilità visuale, oltre che funzionali, tra la piazza e il tessuto urbano. L’altezza dell’emiciclo raggiunge il giusto equilibrio tra la profondità della piazza, le altezze di alcuni fabbricati moderni alle spalle e la necessità di monumentalizzare il sito». Unico consiglio, poi: «La commissione raccomanda una scelta delle assenze arboree che tenga conto delle attuale problematiche relative alla fitopatia delle palme». Questo per interi il parere e l’autorizzazione a costruire la mega piazza ed il Crescent. Non cambia molto con il successivo atto (164 del 2008) che in più consiglia di reimpiantare i platani secolari estirpati proprio all’avvio del cantiere. Tutto qui. Del resto è solo silenzio assenso. O meglio – così come scrivono Zampino e Villani, rispettivamente soprintendente dell’epoca e funzionario (anche attuale) della Soprintendenza di Salerno – «Non sussistono gli estremi per predisporre l’annullamento del provvedimento».