Il 29 dicembre la Regione Campania ha licenziato il testo del provvedimento con cui dispone il piano di dimensionamento scolastico per l’a.s. 2024/25. Qualche giorno prima era stato approntato il decreto legge “mille proroghe”, pubblicato in GU il 30 dicembre 2023, con cui, ritenuta “la straordinaria necessità e urgenza di provvedere alla proroga e alla definizione di termini di prossima scadenza al fine di garantire la continuità dell’azione amministrativa, nonché di adottare misure essenziali per l’efficienza e l’efficacia dell’azione delle pubbliche amministrazioni” veniva prorogato al 5 gennaio 2024 la presentazione di questo piano. Nello stesso decreto veniva anche prevista la possibilità di incrementare, in misura pari al 2,5% del previsto contingente di DS e DSGA (nel caso della Regione Campania si tratta di 21 unità), il numero di autonomie scolastiche per il solo anno 2024/25 così che l’obbligo di accorpamento potesse avere un impatto meno forte. La pubblicazione della delibera regionale, non ha potuto/voluto tenere conto dei contenuti del decreto, ma soprattutto non ha tenuto conto delle modalità operative che devono essere alla base della delibera, ovvero il confronto con i sindacati e con i dirigenti scolastici, ed ha avuto un impatto che definirei devastante nella provincia di Salerno e nella stessa città capoluogo. Non solo il provvedimento pubblicato non è, alla luce del decreto milleproroghe e delle tempistiche definite, definitivo, ma genererà ancora più confusione il fatto che ciascuna autonomia scolastica oggetto di dimensionamento si sentirà autorizzata a ricorrere direttamente al politico di riferimento per chiedere di modificare il provvedimento entro il 5 gennaio o al massimo entro il prossimo 1° marzo quando la Regione Campania dovrà comunicare l’attivazione delle 21 autonomie in deroga, continuando così a fare del dimensionamento una questione che nulla avrebbe a che fare con la formazione di un corretto e legittimo procedimento amministrativo. Pensate sia legittimo ascoltare le singole voci delle autonomie scolastiche in “incontri bilaterali” e non, invece, in una conferenza di servizi in cui vengono chiamati tutti i soggetti coinvolti per una seduta in cui chiarire definitivamente limiti e caratteristiche delle scuole autonome così come disegnate dal decreto interministeriale n. 127 del 30 giugno 2023 e parzialmente modificate in aumento dal recente decreto legge dello scorso 30 dicembre? Troppa confusione? NO! Troppa trasparenza e condivisione che farebbero perdere tempo a chi sta decidendo del futuro della scuola senza la scuola. Non è più possibile pensare di rinviare la questione di un serio dimensionamento nella nostra Regione e nella nostra città. I dati sulla denatalità sono fortemente preoccupanti. Non possiamo accontentarci di un piano di dimensionamento che non sia fondato su una visione prospettica e di insieme. Bisogna prevedere ipotesi di autonomie a medio lungo periodo sulla base del tasso di natalità dei diversi territori della nostra provincia e dei flussi migratori in ingresso e, ahimè, soprattutto in uscita. Basti pensare al depauperamento dei territori del Cilento e del Vallo di Diano nei quali la soluzione trovata è stata quella della creazione di Istituti omnicomprensivi. Dimenticano i più che un istituto omnicomprensivo non ha più un organo collegiale importante quale il consiglio di istituto con le sue funzioni che vengono assegnate ad un commissario straordinario, i.e. dirigente scolastico e rappresentante esterno. Commissario a vita dal momento che mai si è affrontata la questione della riforma degli organi collegiali. La politica entra a gambe tese in quelle realtà e cosa ne sarà della voce delle famiglie e degli alunni? Chi ha adottato questo piano, evidentemente su proposta dei comuni interessati e non certo dei dirigenti scolastici, era consapevole di quel che stava facendo? Non a caso la norma da cui ha origine la delega alle regioni per l’adozione dei piani sconsiglia la creazione di istituti omnicomprensivi. La situazione non migliora quando continuiamo a leggere il provvedimento regionale. Situazione che sarebbe stata sensibilmente diversa se negli anni scorsi si fosse affrontato il piano con minore spavalderia e maggiore senso di concretezza. Eh sì, è sin dal 2012 che gli istituti comprensivi avrebbero dovuto essere formati da 1100 alunni e gli istituti di istruzione superiore da non meno di 900 alunni con eliminazione delle direzioni didattiche e delle scuole medie. Alla luce dei recenti provvedimenti, sarebbe utile fare una corretta ricognizione del numero di risorse personali apicali che andranno in quiescenza nei prossimi anni, scegliendo ad esempio, di mantenere l’autonomia scolastica a quelle realtà i cui dirigenti andranno in pensione nel prossimo anno non mettendo a rischio colleghi più giovani d’età o di servizio che pure sono delle professionalità importantissime per la nostra scuola. Con il decreto milleproroghe il rischio che la politica decida “inaudita altera parte” sulle autonomie da mantenere e sulle scuole da dare in reggenza è serio ed è per questo che bisogna tornare a dialogare. Il dialogo con le parti interessate è quanto mai necessario per ridisegnare in maniera organica la rete scolastica. È indubitabile che il dialogo debba partire dalle realtà locali per arrivare correttamente in Regione. Non c’è più tempo? Il tempo c’è se non viene sprecato per dare voce ad individualismi volti ad accrescere il numero degli indirizzi o delle opzioni. Perché mai nuovi indirizzi ad una stessa istituzione scolastica? Gli alunni di quel territorio non aumenteranno perché una scuola avrà un nuovo indirizzo di studi. Abbiamo il coraggio di tornare all’essenza delle cose ed alle specificità delle scuole. Se la scuola è un laboratorio di apprendimento, questo laboratorio deve avere radici forti, non può essere una botteguccia che apre e chiude i battenti a seconda della convenienza di taluni dirigenti scolastici. La vera complessità è quella che si sta designando con plessi anche su comuni diversi. È così che potremo tornare a dare valore a figure di sistema esistenti nelle istituzioni scolastiche e ad oggi non valorizzate. Per le realtà scolastiche con più di 1000 alunni e su più comuni il middle management non potrà non essere riconosciuto a pieno titolo con un profilo di alta professionalità. Con il “mille proroghe” si fa un primo importante passo anche se non è sufficiente la limitazione ad una annualità del riconoscimento di queste importanti figure di sistema. Perché la scuola cambi non dobbiamo avere paura di cambiare! Focalizziamo l’attenzione, non distraiamoci. Anche il Comune di Salerno non è tra quelli virtuosi. A sentire molti colleghi interessati dal piano di dimensionamento salernitano, nessuna consultazione con l’assessore di riferimento ci sarebbe mai stata. Ora si comprende meglio anche il voto assegnato in pagella all’Assessore alla Pubblica Istruzione del Comune di Salerno dal quotidiano “Le Cronache” di sabato 30 dicembre. Un bel tre motivato dalle difficoltà in cui si trovano le scuole dovute al poco impegno dell’assessorato. Uno slancio del giornalista auspicava, “almeno sul dimensionamento scolastico, un lavoro attento e puntuale, mirato all’ascolto di genitori e insegnanti”. Ahimè, anche questo impegno è stato trascurato quasi come se l’assessora non tenesse al mondo della scuola e non credesse nel lavoro certosino e quotidiano dei dirigenti scolastici che le dirigono. Risultato? Dimensionamento fatto con i numeri senza considerare in nessun modo le persone! Così non va!
*Carmela Santarcangelo Dirigente scolastico
responsabile scuola
coordinamento cittadino di Forza Italia