di Pina Ferro
“Con il peso politico acquisito, Cariello può proseguire la sua interferenza nella gestione della cosa pubblica”. E’ quanto si legge nelle motivazioni depositate dai giudici del Riesame di Salerno e relative al rigetti della richiesta di scarcerazione dell’ex sindaco di Eboli, presentate dai legali Costantino Cardiello e Cecchino Cacciatore. Massimo Cariello è agli arresti domiciliari dallo scorso 9 ottobre. Per il collegio straordinario del Riesame, presieduto dal magistrato Vincenzo Ferrara, è assolutamente legittimo anche l’uso dello spyware che, inoculato nel cellulare personale di Cariello, ha consentito di registrare oltre 10mila ore di conversazioni e chat, che di fatto hanno incastrato l’ex primo cittadino eburino consentendo agli inquirenti di ricostruire diversi episodi di corruzione attraverso intercettazioni durate mesi. “I comportamenti concreti posti in essere in esecuzione dei reati assumono particolare gravità e, per le loro specifiche modalità e circostanze, sono indicativi di un pericolo concreto di commissione di delitti contro la pubblica amministrazione. Non si è in presenza, infatti, di illeciti occasionali, ma sistematici e variegati, come tal, espressione di un modo di gestione della cosa pubblica molto lontano dai criteri di imparzialità e buona amministrazione che sono tanto più stringenti quanto più è elevata la carica ricoperta all’interno dell’ente pubblico”. Il collegio del Riesame, ancora sottolinea: “Di particolare rilievo, in questa prospettiva sono proprio le “modalità e circostanze dei fatti; così , nella vicenda sub 10, il sindaco non si limita alla mera mera “raccomandazione” o segnalazione dei nominativi , ma si risolve in una in un’ingerenza piena nell’intera procedura di concorso, dove coloro che dovrebbero valutare i candidati secondo criteri oggettivi divengono semplici esecutori di ordini per realizzare una graduatoria già “deliberata” ancor prima delle prove di esame. Allo stesso modo Cariello dimostra di poter influire pesantemente anche su di un’altra amministrazione comunale, procurandosi gli argomenti delle domande, in tal modo alterando la stessa funzione del concorso pubblico che è quella della scelta dei più meritevoli”. Per i giudici che componevano il collegio che ha esaminato l’istanza di scarcerazione, quelli posti in esser da Cariello, sono comportamenti particolarmente gravi “perchè vanno ad incidere, oltre che sulla credibilità dell’amministrazione, sul diritto al lavoro dei candidati, che si trovano ad impegnarsi e studiare inutilmente per partecipare ad un concorso in cui già tutto è deciso”. I giudici poi analizzano anche altri aspetti. “Nello stesso senso depone, pur nella diversità del contesto, la vicenda di cui al capo 3, in cui l’indagato è giunto ad avocare a sè, per il tramite del consiglio comunale, competenze tecniche in tema di applicazione ed interpretazione di norme urbanistiche, di fatto sottraendole agli appositi uffici tecnici tecnici del Comune. Si è già segnalata, in proposito, l’anomalia di un organo tecnico che, per esercitare le sue competenze, chiede il parere dell’organo politico, capovolgendo completamente la dinamica dei rapporti tra i diversi uffici dell’amministrazione. Tali essendo le modalità e circostanze dei fatti e la personalità dell’indagato, è concreto ed attuale il pericolo di commissione di reati della stessa indole”. Cariello ha più volte dimostrato di avere funzionari e dipendenti pubblici “ai suoi ordini, anche quando si trattava di commettere atti illeciti” e che “tali circuiti di cointeressenza patologica potrebbero essere riattivati in ogni momento dal sindaco se libero”.