Adriano Rescigno
Cannabis light in vendita nelle edicole insieme a riviste e giornali, anche Salerno si divide. Abbiamo chiesto agli edicolanti della città che cosa ne pensano delle novità proposta dal distributore nazionale in base alla legge sulla canapa 242 del dicembre 2016, vista di cattivo occhio dal vice primo ministro Matteo Salvini. “The Botanist” è il prodotto pomo della discordia, proposto in vendita a 13,90 euro a confezione. Ogni bustina contiene un’infiorescenza di cannabis light con valore di thc 0.24. In ogni pacchettino c’è un grammo di prodotto e la vendita è vietata ai minori di 18 anni. Sulla confezione viene anche riportato che “il prodotto è legale nel rispetto della legge sulla canapa del dicembre 2016 numero 242, circolare del ministero della Salute del maggio 2009”, e viene specificato che il prodotto “non è adatto alla combustione e a scopi alimentari” e che si tratta di “prodotto tecnico e da collezione, non medico o terapeutico”. Ma fra gli edicolanti serpeggia la preoccupazione, tanto che l’edicolante di corso Vittorio Emanuele non ha voluto rispondere alla nostro intervista in quanto non è interessato né al prodotto né tantomeno alla vendita, ci ha provato, ha spiegato l’edicolante che ha preferito rimanere anonimo ad esporre il prodotto ma dopo le sollecitazioni di molti clienti che hanno storto il naso già alla vista della pubblicità, soprattutto over 40, ha preferito dare il benservito alla cannabis light. Dello stesso avviso anche Alfredo, titolare di una edicola sempre sul corso principale: “ La andassero ad acquistare altrove la cannabis. Non mi interessa avere questo prodotto tra i tanti in esposizione. Sono d’accordo con Salvini a voler abolire questa legge. Non mi interessa questa merce e mai la venderò”. Spostandoci su via Velia, abbiamo intervistato Anna, titolare dell’edicola presso il famoso “ponte del diavolo”, che pare essere favorevole alla vendita del prodotto: “Proprio ieri mi è arrivata la circolare da parte del distributore nazionale, quindi credo che anche oggi potrei averlo a disposizione. Se vendere la cannabis nelle edicole è un modo per contrastare la vendita di droga da parte della criminalità organizzata, ben venga la sua vendita. Certamente sarà in vendita nell’apposito espositore e lontano dai minorenni. C’è tanta droga in giro illegale ed ora si vuole far storie su quella autorizzata dallo Stato? Se serve come azione da contrasto, allora, ben venga”. La signora Rosetta invece, titolare di una edicola lungo il trincerone ferroviario è scettica: “Ho già a disposizione il prodotto ma non lo tengo in bella vista. La nostra attività presenta tanti prodotti per bambini dalle riviste ai giocattoli, non mi sembra morale averlo in bella vista. Lo so che è autorizzato dalla legge, ma preferisco così. Ho avuto per un periodo anche la pubblicità esposta, ma poi l’ho tolta. Se me la cercano, va bene, altrimenti faccio conto di non averla. Sono combattuta ad esporla, questa è la verità”. Poco distante invece Carlo, dell’edicola sempre lungo il trincerone all’incrocio con via Ripa: “Non sono un consumatore ma non mi faccio problemi a venderla. Non sono né favorevole né contrario. E’ un prodotto come tanti, l’importante che sia a norma di legge. Nel momento in cui dovesse arrivare l’abolizione della legge, non avrò problemi a toglierla”. Luca infine, in pizza Casalbore non ha dubbi: “Sono favorevole alla vendita, Salvini sbaglia a voler abolire questa legge che permette la vendita in edicola. Tutti si riforniscono in maniera illegale di droga, questa può essere una iniziativa che danneggia le organizzazioni criminali, non vedo perché schierarsi contro, poi il quantitativo è minimo. Non vedo tutto questa preoccupazione”. Insomma, il tema divide più che mai anche se diversi edicolanti delle zone periferiche non hanno problemi alla vendita, l’importante che non richiedano minori e non sia contro legge. Due edicolanti su 5 quindi totalmente contrari, in linea con Il vicepresidente della federazione italiana tabaccai Corrado Brandalise che: “Consiglio di prendere le buste, sigillarle e nasconderle in magazzino insieme alla bolla. In caso di controlli saremmo noi i responsabili della detenzione di questa sostanza”. In conclusione, anche la Fenagi, Federazione nazionale giornalai: “in una situazione di vuoto normativo riguardante la commercializzazione delle infiorescenze della canapa sativa, anche se il prodotto fosse confezionato in una rivista, la vendita della ‘cannabis light’ potrebbe rappresentare un rischio per il titolare dell’edicola”.
Una canapa sostenibile ed ecologica
Ma che cos’è l’oggetto di tanta preoccupazione? Ci atteniamo a quanto viene riportato sulla confezione di The Botanist, che contiene sua una rivista e sia il prodotto erbaceo. “Canapa. Sostenibile ed ecologica, è la pianta del futuro”, c’è scritto sulla confezione, contenute in un apposito blister da dodici pezzi. Si può tranquillamente comprarne un grammo a 13,90 euro. Una confezione, per intenderci. Ovviamente la vendita è vietata ai minori. Il prodotto non si può fumare, si evince chiaramente, né aprire per strada, ma si può usare in casa come profumatore da ambiente o come oggetto da collezione. Non si esclude, come è più facile che accada nella maggior parte dei casi, anche se non si potrebbe, che il prodotto venga consumato come “tradizionale” spinello. Analizzando le percentuali in vendita presenti nella “pianta del futuro” Il thc, che è quello che dà il celeberrimo “sballo”, è appena allo 0.2 per cento, mentre il Cdb, la componente che da effetti rilassanti, è al 12 per cento.
Al “Ruggi” terapia “ignorata”
Il Thc dunque sembra proprio essere, almeno in via ufficiale, visto che al calar della sera l’uso è largamente diffuso soprattutto tra i giovani, un vero e proprio tabù, tant’è che nei locali adibiti a farmacia dell’azienda ospedaliera universitaria San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona, fonti autorevoli ne certificano l’assenza o quantomeno un uso pari quasi allo zero nel curare malattie quando le terapie convenzionali sono inefficaci. Sì, il Thc, ovvero il principio attivo di quella che volgarmente viene chiamata “erba”, viene usato anche per fini medici. Nel 2016, il nostro Paese ha avviato una produzione nazionale di cannabis per uso medico presso lo stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze, grazie alla collaborazione tra il Ministero della salute e il Ministero della difesa, in modo da garantire l’accesso a tali terapie a costi adeguati e in modo sicuro. Si tratta del prodotto Cannabis Fm-2 (contenente Thc tra il 5 e l’ 8 pe cento e Cbd in quantitativi tra il 7,5 e il 12 per cento), prima sostanza attiva a base di cannabis prodotta in conformità alle direttive europee in materia di medicinali su processo produttivo depositato e controllato, in una officina farmaceutica autorizzata dall’Aifa e la cui distribuzione è autorizzata dall’ Organismo statale per la cannabis presso il Ministero della salute. La prescrizione di cannabis ad uso medico in Italia dunque riguarda l’impiego nel dolore cronico e di quello associato a sclerosi multipla e a lesioni del midollo spinale; nella nausea e vomito causati da chemioterapia, radioterapia, terapie per Hiv; come stimolante dell’appetito nella cachessia, anoressia, perdita dell’appetito in pazienti oncologici o affetti da Aids e nell’anoressia nervosa; l’effetto ipotensivo nel glaucoma; la riduzione dei movimenti involontari del corpo e facciali nella sindrome di Gilles de la Tourette. Le prescrizioni infine si effettuano esclusivamente quando le terapie convenzionali o standard sono inefficaci.