Pagani/Boscoreale. Nella richiesta di giudizio formulato dalla Dda di Salerno per gli appalti pubblici, infiltrazioni e condizionamenti del clan Fezza/De Vivo, non figura il sindaco Lello De prisco. La sua posizione verso l’archiviazione. I pubblici ministeri Elena Guarino e Marco Fiorillo hanno chiesto il giudizio a carico di 14 indagati con udienza preliminare davanti al gip Rossi fissata per il 14 ottobre. Rispetto alla conclusione indagini che aveva portato a 16 persone sul taccuino della magistratura inquirente, nell’istanza presentata al gip salernitano non c’è il sindaco di Pagani Lello De Prisco finito inizialmente nel mirino della pubblica accusa con la contestazione di turbativa d’asta e un indagato di san Marzano. Probabile per entrambi una richiesta di archiviazione o uno stralcio delle rispettive posizioni. Tra le persone invece raggiunte da richiesta di processo c’è invece l’ex assessore Pietro Sessa, Alfonso Marrazzo di Pagani (ex consigliere comunale e assessore all’ambiente già condannato per una vicenda legata alla cosca della Lamia), Pietro Buonocore di Pagani, Claudio De Cola di Carmagnola in provincia di Torino e l’ex dirigente comunale di Palazzo San Carlo Bonaventura Tramontano di Pagani. Quindi Vincenzo Tramontano di Pagani, Aniello Giordano di Pagani, Giuseppe Serritiello di Salerno e Dario Ippolito di Pagani. E ancora Carmine De Riso, Pierluigi e Sabato Fontana di Boscoreale e Giuseppe De Vivo di Pagani. Nell’operazione di mesi fa venivano contestati, a vario titolo, i reati di condizionamento elettorale mediante minaccia, falso ideologico, turbata libertà degli incanti, frode nelle pubbliche forniture, corruzione e favoreggiamento personale. L’indagine è relativa all’operatività imprenditoriale ed economica del clan Fezza-De Vivo, che attraverso l’imprenditore Alfonso Marrazzo nonché consigliere comunale di Pagani per circa venti anni ed assessore all’ambiente fino al 2016, mediante la cooperativa Pedema di cui era presidente, società che sarebbe stata utilizzata dal clan Fezza-De Vivo, per infiltrarsi nel tessuto economico ed amministrativo della amministrazione comunale. Marrazzo, attraverso la Pedema, sarebbe riuscito ad ottenere (dietro assunzione di figlio e nuora), in maniera illegittima anche mediante un continuativo scambio di favori e prestazioni, appalti pubblici comunali quali la gestione del locale cimitero, oltre al servizio di spazzamento delle strade comunali, ed altri servizi pubblici asseritamente di somma urgenza, compreso quelli connessi alle emergenze causata dalla pandemia Covid 19, soprattutto per quanto riguardava la sanificazione, quest’ultima eseguita in frode al capitolato d’appalto. La volontà di condizionare la struttura amministrativa, tramite il potere imprenditoriale ed economico acquisito dalla cooperativa Pedema, avrebbe indotto il clan Fezza-De Vivo a tentare di condizionare le elezioni amministrative del comune di Pagani, imponendo il voto in favore di propri candidati estranei alla coalizione poi risultata vincitrice delle elezioni.





