
Antonio Manzo
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni vuole vederci chiaro sull’approvazione del progetto definitivo per il risanamento del costone roccioso della strada cilentana di Camerota. E chiede al ministro per la Cultura di attivare i suoi uffici per conoscere i dettagli del progetto sul risanamento idrogeologico del costone roccioso che ha anche distrutto un tratto naturalistico della costa con la falesia. Dal ministero di Giuli si sono già opposti alle determinazione della conferenza di servizi del comune di Camerota a seguito dell’approvazione del progetto definitivo sul Mingardo, a metà strada tra le località di Marina di Camerota e Palinuro, con una procedura di continua “somma urgenza” (cioè senza alcun appalto della Provincia) della rimozione di un serio pericolo per i tutisti e i cittadini. Ma hanno creato, secondo Italia Nostra, un danno irreversibile per la stabilità di un corpo roccioso che integra il valore paesaggistico di riconosciuto interesse internazionale della costa del Cilento.
Spiegano gli ambientalisti: la falesia compromessa dall’azione del Comune di Camerota è formata da coltri franose al piede che proteggono il costone, compostesi in millenni. Il comune di Camerota, rileva a dicembre 2022 la presenza di massi pericolanti, ed avvia una procedura di “somma urgenza” informando la prefettura, ma non l’Ente Parco Nazionale del Cilento, né la soprintendenza, e inizia a marzo 2023 l’asportazione, facendo uso di esplosivi, di centinaia di metri cubi di roccia appartenente a un’antica frana che costituiva in effetti la difesa e l’equilibrio di tutta la soprastante falesia.
È il maggio del 2023 quando il sindaco di Camerota riprende i lavori di brillamento di esplosivi, ma senza aver conseguito le dovute autorizzazioni preventive da parte degli enti di tutela con un progetto senza aver nemmeno preventivamente concordato con la soprintendenza e l’Ente Parco le modalità di un difficile ripristino.
È portato a termine il lavoro degli esplosivi e una devastazione che deturpa un pezzo di costa del valore straordinario.
Ma l’opposizione del ministero della Cultura scatta dopo la conferenza di servizi, aprile 2025, nella quale la soprintendenza esprime sul progetto un parere istruttorio negativo (partecipa fra mille incomprensioni e minacce una giovane funzionaria della soprintendenza). L’impresa di Giovanni Di Mauro, esecutrice dei lavori, porta a termine di lavoro di brillamento smaltendo le pietre per la costruzione del porto di Santa Marina di Policastro e lo sgombero del materiale roccioso che determina un area parcheggio a servizio del lido balneare Santucci.
Per la rimozione degli ingenti massi e il risanamento del costone era stato autorizzato l’acquisto di ben 30kilogranmmi di esplosivo che ora, non del tutto utilizzato, potrebbe servire per una bonifica radicale di un comune popolato da costruzioni abusive e fuorilegge. È una ipotesi al vaglio del Comune che consentirebbe, al tempo stesso, di risparmiare danaro utilizzando il resto dell’esplosivo e di portare a termine un’opera di alto valore sociale di difesa del territorio urbanisticamente violato da non sempre legittimi intrecci di interessi privati e pubblici.
L’utilizzo del residuo esplosivo potrebbe riguardare gli abbattimenti già decretati dal sindaco per il villaggio Blue Marlin dove decine di bunker sono stati trasformati in villaggio di villette di cemento armato e al lido Happy Village oltre che per capannoni edificati con concessioni edilizia intestate a familiari dell’attuale sindaco finite già davanti al Tar, e sanatorie rilasciate per ville di esponenti politici. Così come l’attenzione è mirata su Torre delle Viole che sarebbe stata costruita in “zona rossa” da un accreditato ingegnere.
È solo un pezzo di vita cilentana nei giorni di occupazione dei clan della camorra che fanno riferimento Amato-Pagano (Melito), Moccia (Afragola), Di Lauro (Scampa Napoli) e Simioli-Polverino (Marano di Napoli) tutti sotto l’egida del noto gruppo Fabbrocino che comanderebbe da Agropoli, a Casal Velino fino a Camerota ed altri ancora piccoli comuni cilentani abbandonati da Dio e dagli uomini.