di Andrea Pellegrino
Una matassa difficile da sbrogliare. La vicenda Ideal Standard assume tratti paradossali e forse unici in Italia. Una storia di terreni venduti, di parchi acquatici mai realizzati, di lavoratori sbattuti da una società all’altra, di amianto, di denunce di ex dipendenti e di una inchiesta della Procura di Salerno ancora pendente. Ma anche una storia di cambiali e di assegni. Di particelle di terreni sparse in altri luoghi rispetto a quelli dove sorgeva lo stabilimento. Nei mesi scorsi Cronache ha raccontato le storie tristi di dipendenti che si sono ammalati per contatti con amianto, durante la lavorazione e all’atto della chiusura della fabbrica. Materiali che dovrebbero essere stati interrati in diverse zone dell’ex opificio, oggi venduto ad un’altra società: la Sab immobiliare di Salvatore Barbato che, nonostante l’inchiesta del Noe e della Procura in corso, sta già pulendo la zona. Ma in Tribunale ci sono altri giudizi pendenti. E riguardano misure di esecuzioni immobiliari (una udienza si terrà oggi) e cause di lavoratori, sbalzati da una società all’altra nel corso del tempo. Ma la vicenda stavolta riguarda terreni collegati all’Ideal Standard. Non, dunque, quelli di via De Luca, bensì l’area confinante con l’ex caserma dei Vigili del Fuoco, in zona litoranea. Qui la Sea Park e la Seafarm, poi, c’entrano in tutto e per tutto. Con tanto di avallo dell’amministrazione comunale e dell’allora sindaco e dell’allora assessore al lavoro Franco Mari, protagonista di tutti gli accordi siglati nel corso di quegli anni. Un sistema di società che vanno e che vengono, con un piede tutte nella Sea Park che nel febbraio 2014 firma una cambiale di 135 mila euro a favore di Silvano Mazzi, della Mazzimpianti di Verona per i terreni in litoranea. L’avallo è della It&S che poi diventerà Cinque Immobiliare, a cui s’appellano oggi i lavoratori, licenziati dall’ex Ideal Standard. La It&S è la società che su suoli differenti a quelli dell’opificio dell’Ideal Standard, doveva realizzare il parco marino, non più fattibile nell’area della fabbrica. Il 17 dicembre 2003 la società acquisisce i suoli impegnandosi a rispettare l’accordo stipulato con il Comune di Salerno e le rappresentanze sindacali dei lavoratori. Nel 2005 la It&S si trasforma in “Nuova immobiliare Cinque”, una Srl con socio unico rappresentato da una società inglese. Ma anche in questa occasione naufraga il progetto del parco acquatico e con esso le attività finalizzate all’occupazione dei lavoratori ex Ideal Standard. E veniamo all’attualità. Gli ex dipendenti rivendicano i loro stipendi dalla società It&S e Nuova Immobiliare Cinque che sono state citate in giudizio, innanzi al tribunale del lavoro. Stessi dipendenti che conducono anche la loro battaglia per il riconoscimento dei benefici per l’esposizione all’amianto. Intanto quei terreni sono stati confiscati e le cambiali sono state protestate, ed stamattina, il tribunale si esprimerà sulla vicenda. Nel mentre, riguardo all’opificio originario, s’attende una risposta da parte della Procura della Repubblica sulle denunce presentate dai lavoratori (raccolte su queste colonne e rilanciate da Liratv) sull’interramento di materiale pericoloso e di amianto. Naturalmente, prima che il nuovo proprietario, già entrato in possesso dell’area, ci costruisca sopra.