Calcio paralimpico: la Salernitana for Special protagonista del primo torneo campano - Le Cronache
Salerno

Calcio paralimpico: la Salernitana for Special protagonista del primo torneo campano

Calcio paralimpico: la Salernitana for Special protagonista del primo torneo campano

di Clemente Ultimo
Tra i successi raggiunti quest’anno dai calciatori in maglia granata non c’è solo il traguardo della permanenza in Serie A tagliato in anticipo rispetto alla conclusione del campionato, ma anche un terzo posto che ha il sapore di una grande vittoria: è il posizionamento conquistato dai ragazzi della Salernitana for Special, la formazione di calcio paralimpico nata nel 2013 su iniziativa della cooperativa Il Villaggio di Esteban.
«Allora – ricorda il presidente Carlo Noviello – non avremmo neanche immaginato di dar vita ad una squadra di calcio regolarmente iscritta ad un torneo federale. Di una cosa, però, eravamo ben consapevoli: di quanto la pratica sportiva potesse giovare ai nostri ragazzi, sotto tanti profili diversi, dalla capacità di socializzare e relazionarsi agli altri alla consapevolezza dell’ambiente che li circonda. Nel 2018 “scoprii” la Quarta Categoria: iniziò così un percorso che ci portò a chiedere in primis alla Salernitana di adottare la nostra squadra per consentirle di partecipare al torneo in veste ufficiale. Non è stato un percorso facile, ma nel 2019 siamo riusciti a fare il nostro esordio in campo in occasione di un torneo organizzato in Basilicata dalla Lega Nazionale Dilettanti».
Il traguardo raggiunto quest’anno acquista un rilievo ancora più importante, considerato che la stagione sportiva 2022/2023 ha visto per la prima volta disputarsi un torneo campano, sotto l’egida della Figc.
«Per anni – spiega Gianluca Raffone, psicologo dello sport e tecnico federale che allena la Salernitana for Special – siamo stati costretti a giocare nel Lazio o in Puglia, perché nella nostra regione non erano presenti altre squadre di calcio paralimpico. Quest’anno, finalmente, grazie alla presenza di altre tre formazioni è stato possibile disputare un torneo articolato in sei giornate, ospitato sul campo di Cercola».
Tanti chilometri in meno da macinare, ma soprattutto un segnale importante di crescita per lo sport paralimpico.
«Senza dubbio. Siamo riusciti a risparmiare ai nostri ragazzi trasferte decisamente impegnative, ma soprattutto grazie al lavoro di promozione e sensibilizzazione fatto in questi anni abbiamo raggiunto un risultato importante. Quando abbiamo iniziato non esisteva un torneo nell’ambito della Figc, si giocava in maniera sporadica con altre realtà associative, poi è stato organizzato un campionato, tuttavia determinante è stata la decisione della Federazione di sostenere in maniera forte e determinata il calcio paralimpico: il coinvolgimento delle società professionistiche di Serie A e B e di Lega Pro ha dato una grande spinta al settore. Non è un caso se oggi, per limitarci alla Campania, possiamo vedere in campo il Napoli e la Salernitana nel torneo di calcio paralimpico».
Sapere di essere inseriti all’interno della Figc è un elemento che ha un impatto positivo su questi atleti?
«Dà sicuramente una spinta in più ai ragazzi, conferisce un senso di appartenenza e sotto il profilo motivazionale ha un notevole impatto. Nella fase precedente la nascita dei tornei di calcio paralimpico in ambito federale prevaleva l’aspetto ludico, non quello competitivo che deriva dall’essere parte di una squadra che partecipa ad un campionato. Oggi i ragazzi avvertono con maggiore consapevolezza il senso della vittoria e della sconfitta, un elemento che, se ben gestito, fa bene loro. Insieme al sapere di essere parte di un movimento più grande e in costante crescita».
Quale bilancio di questo primo torneo campano di calcio paralimpico?
«Sicuramente è stato tutto più facile, avendo avuto la possibilità di disputare tutte le gare nella nostra regione. È stato un campionato molto bello, caratterizzato dalla grande voglia di confrontarsi con altre realtà manifestata dai ragazzi e da un fair play che dovrebbe essere portato ad esempio per tutti gli sportivi. In qualche caso si è riusciti ad andare anche oltre l’appuntamento strettamente sportivo: è stato possibile organizzare un terzo tempo pranzando tutti insieme, dando la possibilità ai ragazzi di creare nuove relazioni tra loro».
Un aspetto interessante, e forse poco noto, del calcio paralimpico è dato dalla volontà della Federazione di favorire la massima partecipazione.
«Sì, assolutamente. Tra i nostri tesserati c’è anche una ragazza, così come l’età degli atleti oscilla all’interno di una fascia molto ampia, trai sedici e i cinquant’anni. Il campionato è veramente aperto a tutti e vederli giocare insieme in campo è una meraviglia».
Allenare una squadra così eterogenea dev’essere anche una grande sfida sotto il profilo tecnico.
«Proprio per questo motivo la Federazione sta lavorando molto nel campo della formazione dei tecnici, con corsi mirati. Sono convinto che la parola chiave da utilizzare per lavorare bene con questi atleti sia “diversità”. Come nelle squadre professionistiche, nella cui rosa vi sono calciatori con le più disparate caratteristiche fisiche e tecniche, anche in questo caso l’allenatore deve confrontarsi con le qualità proprie di ogni singolo atleta: è indispensabile, quindi, una attenta analisi iniziale e poi riuscire ad adattare l’allenamento ai giocatori che hai a disposizione. Nella consapevolezza che ognuno apprenderà con tempi e modalità tutte sue, ognuno è differente dall’altro come persona e a livello tecnico».