La Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico ha lo scopo di promuovere i siti e le destinazioni di richiamo archeologico, favorire la commercializzazione, contribuire alla destagionalizzazione e incrementare le opportunità economiche e gli effetti occupazionali. La BMTA si svolge dal 1998 a Paestum e vi partecipano numerosi Comuni e Regioni non solo italiane. Per partecipare bisogna affittare uno stand, all’interno del quale l’ente potrà esporre materiale informativo da distribuire gratuitamente a tour operator e a quanti vi partecipano. Fin qui tutto liscio, soprattutto se si pensa che la BMTA, ha di anno in anno attirato a se sempre più espositori e sempre più visitatori. E allora il problema? Sull’organizzazione nulla da dire o segnalare, eppure nell’edizione di quest’anno, qualcosa di strano c’è stato e riguarda gli espositori. In particolare il Comune di Salerno, che come si legge nella delibera di giunta del 17 novembre, questa ha approvato alla maggioranza, la partecipazione del Comune di Salerno alla BMTA costo complessivo di € 4.270,00 IVA inclusa, per l’organizzazione di una serie di servizi, di seguito indicati: Salone Espositivo che prevede: – area allestita di mq 8 (mt 4×2) comprensiva di 1 desk con 1 sgabello, 1 tavolo con 2 sedie, 1 faretto, 1 cestino, moquette; più servizi accessori (quota iscrizione + allaccio elettrico + consumo energia); L’allestimento personalizzato dello stand che prevedeva una parete posteriore con pellicola digitale di mt 4×2,50 come da layout inviato con realizzazione stampa e montaggio; – noleggio di 1 monitor di 48” con struttura autoportante, ingresso USB e casse incorporate; La partecipazione a Workshop con i buyers esteri e nazionali in programma lo scorso sabato dalle ore 10 alle 18 e per questi erano previsti n. 10 ingressi per gli operatori turistici e culturali del territorio finalizzata alla partecipazione al Workshop con i buyers esteri selezionati dall’Enit e buyer nazionali. E tutto questo dall’organizzazione è stato rispettato. E allora torniamo alla domanda di prima. Il problema? Il problema è che lo stand del Comune di Salerno, il primo a sinistra nelle foto inserite in questa pagina, ha pensato bene di allestire il suo stand con una parete dove comparivano insieme le immagini di palazzo Fruscione, del quadriportico della Cattedrale, del Castello Arechi visto da lontano e delle Luci d’Artista, poi sul tavolo dove si poteva esporre il materiale informativo da consegnare a tour operator e visitatori vi erano due semplici e ben fatte, questo va detto, brochure. Una con le immagini di Piazza Della Libertà e una con le immagini (delle passate edizioni) di Luci d’Artista e poi nulla più, a differenza del Comune di Benevento, ad esempio (foto a destra di questa pagina) che ha invece esposto su tutte le pareti dello stand foto del patrimonio archeologico e storico della città, oltre a brochure e piantine della città nella quale erano evidenziate tutte le loro bellezze ed anche le manifestazioni culturali ad esse legate. Invece per il Comune di Salerno tutto questo non è sembrato fondamentale. Alla fiera del turismo archeologico, il Comune di Salerno è andato a promozionare le Luci d’Artista (che intanto sono ancora spente) e Piazza Della Libertà, scelta questa approvata anche in giunta, perché come si legge nell’atto pubblicato sull’albo pretorio del Comune di Salerno “L’iniziativa rappresenta un’ulteriore opportunità per la promozione del territorio e delle iniziative più importanti come, ad esempio “Luci d’Artista” 21/22”. Insomma che da noi ci sia un’area archeologica (quella di Fratte) oppure la Testa di Apollo (custodita nel Museo Provinciale), o i segni del passaggio dei Longobardi, solo per citare qualche sito storico, poco importa, Piazza Della Libertà e le Luci d’Artista hanno già acquisito valore archeologico.
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