Bonifica, la parola magica che ci tiene in vita - Le Cronache Attualità
Attualità

Bonifica, la parola magica che ci tiene in vita

Bonifica, la parola magica che ci tiene in vita

Prima dei cellulari, di internet, della Tv, insomma prima della digitalizzazione delle nostre vite, esiste qualcosa che precede tutto ciò, in verità molto più di «qualcosa». Sfidando la banalità, va detto che bisogna innanzitutto essere in vita, possibilmente sani, possibilmente lucidi. Per essere vivi è indispensabile alimentarsi, per alimentarsi è necessario nutrirsi – possibilmente bene – e per nutrirsi è necessario che esistano beni da consumare. Ma questi «beni» da consumare, o almeno buona parte di essi, da dove arrivano? Certo non nascono, crescono e si sviluppano dal nulla, ma come si trovano sulle nostre tavole? Un po’ come i «giovani» di questi tempi, i quali credono che il mondo sia stato costruito o creato già dotato di scaldabagno, acqua potabile o condizionatore, spesso dimentichiamo che per la nostra sopravvivenza operano forze oscure – in senso buono -, vale a dire attori e protagonisti vari di un’avventura umana prima ancora che economico-produttiva, senza i quali oggi non saremmo neanche qui a discutere e a scrivere. Ci riferiamo agli agricoltori, ai contadini, agli allevatori? Certamente, ma neppure questo è sufficiente a soddisfare il nostro quesito di fondo, in quanto prima degli agricoltori c’è ancora qualcos’altro senza cui essi stessi – gli agricoltori – oggi sarebbero altra cosa. O non sarebbero affatto. In parole povere, senza l’acqua, senza la bonifica di un territorio e, soprattutto, senza un’oculata e scrupolosa gestione combinata di questa attività e di questa risorsa, neppure l’agricoltura esisterebbe così com’è e oggi chissà cosa arriverebbe sulle nostre tavole. Tutto questo preambolo per dire che senza la bonifica non esiste nulla, non può esistere nulla se non ciò che i manuali di storia economica o di storia dell’agricoltura ci dicono accadesse prima che l’irreggimentazione «scientifica» delle acque diventasse la porta d’accesso dello sviluppo così come noi lo conosciamo: acquitrini, paludi, inondazioni ricorrenti, scarsi raccolti, allevamenti e zootecnia deboli, epidemie, malattie. Eccolo dunque il «senso» di una struttura di cui spesso sentiamo parlare ma che, altrettanto spesso, ci sfugge nei suoi contorni identitari, nei suoi tratti concreti, oggettivi, utili al sistema sociale nel suo complesso. In termini più o meno scolastici verrebbe da dire che il “Consorzio di Bonifica Destra Sele”, con la sua attività a sostegno dell’agricoltura e della gestione delle risorse idriche, svolge un ruolo fondamentale nella produzione di prodotti agricoli di qualità che arrivano sulle nostre mense. La sua presenza è garanzia di un’agricoltura «sostenibile» (termine passe-partout che mai come in questa occasione assume un significato vero), rispettosa dell’ambiente e delle tradizioni locali, contribuendo a valorizzare le famose «eccellenze» del territorio. Le “eccellenze” non vengono dal nulla Ma quando parliamo di «eccellenze» a cosa ci riferiamo? Cioè, quando mastichiamo una particolare foglia verde, una verdura o gustiamo un pomodoro di un certo tipo, oppure ci dilettiamo con una fragola o un carciofo, dovremmo tenere sempre presente che ciò diventa possibile perché, prima ancora che l’alimento giungesse in tavola, c’è stato un previo lavoro combinato di più fattori umani e tecnici, un meccanismo tanto complesso quanto ardito qual è quello del sistema generale della bonifica, nel nostro caso del Destra Sele, tra l’altro uno di quegli enti di bonifica che si distinguono nel panorama generale del settore italiano perché non basta neppure che esista un Consorzio se non lo si fa funzionare in un certo modo e al prezzo di un duro e faticoso impegno: vale a dire che la bonifica bisogna saperla fare, ovviamente, che bisogna immaginarla nella testa e trasmetterla poi alle braccia di chi vi lavorerà o agli ingranaggi delle macchine o i pulsanti della tecnologia operanti, non si tratta di mettere in riga qualche condotta, convogliarvi l’acqua e innaffiare un campo come se fosse il vaso col basilico sul davanzale. C’è un mondo, anzi un universo, che precede e dà sostanza al piacere – o alla necessità – del consumo di cibo, sempre più esigente nelle sue insite pretese per il palato e per la salute. Grazie al lavoro – e alla fatica – del Destra Sele, presieduto da tanti anni dall’imprenditore ebolitano Vito Busillo (foto), possiamo tranquillamente affermare che sulle nostre tavole arrivano prodotti agricoli freschi e di qualità, coltivati sia nel rispetto dell’equilibrio ambientale che in quello delle tradizioni locali, laddove perduranti. L’irrigazione e la tutela del territorio garantite dal Consorzio permettono infatti di mantenere alto lo standard della stessa produttività agricola, preservando, tra l’altro, anche la cosiddetta «biodiversità», patrimonio indiscutibilmente pregiato. (1_red.econ.)