«La provincia di Salerno è un territorio straordinario ma estremamente fragile: montagne ripide, aree costiere densamente abitate, una pressione antropica crescente e una rete idrografica complessa». A dirlo Pino Bicchielli, presidente del comitato parlamentare Dissesto Idrogeologico e Rischio sismico e deputato di Forza Italia, proprio in occasione della Giornata Mondiale del Suolo che cade oggi.
Onorevole Bicchielli, oggi si celebra la Giornata mondiale del suolo. Perché è così importante parlarne in Italia e, in particolare, in provincia di Salerno?
«Il suolo non è solo una risorsa naturale: è la nostra prima infrastruttura di sicurezza. Senza un suolo sano, stabile e protetto, nessuna comunità può dirsi davvero al sicuro. Parlare di suolo significa parlare di prevenzione, di tutela dell’ambiente, ma anche di economia, agricoltura, turismo, sviluppo urbano. La provincia di Salerno è un territorio straordinario ma estremamente fragile: montagne ripide, aree costiere densamente abitate, una pressione antropica crescente e una rete idrografica complessa. Qui, più che altrove, la qualità del suolo e la sua protezione determinano la qualità della vita delle persone».
Il ricordo della frana di Sarno resta una ferita aperta. Che cosa ha significato per l’intero Paese?
«La frana di Sarno del 1998 non è solo una tragedia che ha colpito una comunità, è un trauma nazionale. Ha segnato uno spartiacque culturale: dopo Sarno l’Italia ha capito che il dissesto idrogeologico non è una fatalità, ma il risultato di errori, ritardi e sottovalutazioni. Oggi ricordare Sarno significa rinnovare un impegno morale. Significa dire a noi stessi che certe immagini non devono più ripetersi. E significa soprattutto riconoscere la dignità e la forza di una comunità che da quella tragedia ha saputo rialzarsi chiedendo allo Stato di assumersi le proprie responsabilità».
Lei guida una Commissione d’inchiesta che sta svolgendo audizioni in tutta Italia. Qual è il quadro che sta emergendo?
«Il quadro è chiaro: l’Italia è un Paese esposto in maniera imponente ai rischi naturali. Secondo i dati ISPRA, oltre il 94% dei comuni italiani presenta aree soggette a frane, alluvioni, erosione costiera o rischio sismico. La fragilità è sistemica. Tuttavia, sta emergendo anche un dato positivo: c’è un patrimonio di competenze, strutture e professionalità che, se messe in rete e coordinate, possono fare la differenza. Le audizioni che stiamo conducendo, con presidenti di Regione, sindaci, magistrati, tecnici, scienziati, ci mostrano un’Italia che non vuole più rincorrere le emergenze, ma prevenirle».
Cosa significa concretamente passare dalla logica dell’emergenza a quella della prevenzione?
«Significa cambiare paradigma. Non possiamo continuare a spendere miliardi dopo ogni disastro, quando con una pianificazione seria, controlli efficaci e opere mirate basterebbero risorse infinitamente inferiori. Prevenzione significa mappature costantemente aggiornate, manutenzione ordinaria, opere strategiche come scolmatori, casse di espansione, consolidamenti del versante, ma anche regole urbanistiche più rigorose. Significa responsabilità nell’uso del suolo: ogni metro quadrato consumato senza logica è un debito che lasciamo ai nostri figli».
Salerno è tra le province più esposte al dissesto idrogeologico. Quali criticità avete rilevato?
«Salerno è un mosaico di territori diversi, ognuno con la sua specifica fragilità. Le aree montane interne soffrono un abbandono che aumenta l’instabilità dei versanti; la Costiera Amalfitana vive quotidianamente il rischio di frane e smottamenti su strade vitali; l’Agro Nocerino-Sarnese è un’area urbanizzata tra due sistemi collinari delicatissimi. A questo si aggiunge un’elevata sismicità. Il nostro compito è fotografare con precisione queste vulnerabilità e indicare linee di intervento che mettano al centro la sicurezza dei cittadini, la difesa del paesaggio e il rispetto del territorio».
Che ruolo hanno i comuni e le amministrazioni locali in questo processo?
«Un ruolo decisivo. I sindaci sono i primi responsabili della protezione civile e i primi a dover fronteggiare le emergenze. Ma da soli non possono farcela. Serve un rapporto stabile tra Governo, Regioni ed enti locali. Serve una filiera istituzionale che funzioni, che garantisca risorse certe e procedure semplici. La Commissione sta lavorando anche su questo: semplificare per rendere più veloce ciò che oggi è lento, frammentato e troppo burocratico».
La Commissione sta preparando una proposta di legge?
«Stiamo lavorando a un grande disegno di efficienza e semplificazione. Le audizioni ci stanno permettendo di individuare criticità e soluzioni reali. L’obiettivo è un modello di governance del rischio basato su tre pilastri: prevenzione, rapidità di reazione e trasparenza. È un lavoro che richiede visione e responsabilità politica. Ma è un lavoro che possiamo e dobbiamo portare a termine, perché riguarda la sicurezza di milioni di persone».
Che messaggio vuole lanciare da Salerno in questa Giornata mondiale del suolo?
«Voglio dire ai cittadini che il suolo è un bene comune, una risorsa che appartiene a tutti e che tutti abbiamo il dovere di proteggere. Voglio dire che la sicurezza non è mai un tema “locale”: ciò che accade in un comune riguarda l’Italia intera. E voglio dire che la nostra Commissione c’è, lavora ogni giorno e continuerà a farlo con determinazione. Il suolo non è un tema per esperti: è la casa in cui viviamo, è la terra su cui camminiamo, è il luogo dove vivranno i nostri figli. Proteggerlo significa proteggere il nostro futuro».





