Un monologo porta in scena il lato umano di uno tra i compositori più autorevoli di sempre.
“Il testamento di Beethoven” debutta domani, martedì, in prima assoluta al Teatro Le Maschere di Roma. Il monologo, diretto e interpretato da Luca Mascolo, con l’accompagnamento al violoncello di Donato Cedrone, è incentrato sull’affascinante e geniale vita del grande compositore tedesco ed è un ritratto dell’umanità che si cela dietro la grandezza della sua produzione musicale.
Lo spettacolo sarà in scena al Teatro Le Maschere di Roma dall’8 al 13 novembre e poi si sposterà, dal 24 novembre, al Teatro Puccini (laboratorio) di Firenze.
Beethoven scrisse il suo testamento ad appena trent’anni, nel 1802, a Heiligenstadt, nei sobborghi di Vienna. Quella lettera resterà chiusa in un cassetto per altri 25 anni, fino alla morte del compositore avvenuta nel 1827. Dal testamento emerge il tentativo del giovane Ludwig di riconciliarsi con la vita dopo la disperazione dettata dalla crescente sordità e dalla consapevolezza del progressivo e irreparabile isolamento dagli uomini. Beethoven, nonostante le difficoltà, non si lasciò sopraffare dalla crisi e diede inizio al suo periodo definito “Eroico”, al quale risalgono capolavori come la Sinfonia n. 3 (appunto l’ “Eroica”), insieme alla celeberrima Quinta e alla Sesta. Ma la composizione che esprime più di tutte il tormento e l’evoluzione interiore del geniale musicista tedesco è forse l’enigmatica Grande Fuga (Große Fuge) in si bemolle maggiore op. 133 per quartetto d’archi, famosa per l’estrema difficoltà tecnica e per le sue armonie, in certi passaggi quasi dissonanti, al punto da essere considerate, da alcuni critici, frutto della sordità di Beethoven, mentre oggi è completamente rivalutata e considerata tra le sue più grandi opere.
Nella drammaturgia inedita – che andrà in scena prima a Roma e poi a Firenze – emerge Beethoven raccontato da se stesso e da ciò che del musicista arriva dal passato: lo spirito, le nevrosi, il dolore, la solitudine, l’euforia statica e incontenibile, la legge morale e il cielo stellato. Con lui l’espressione dell’interiorità dell’artista e delle sue dolorose vicende esistenziali finisce in primo piano.
«Lavorare sulla vita (e sulla disabilità) di Beethoven oltre che sulla sua musica, è uno di quei grandi privilegi che però non risulta affatto scontato riuscire a concedersi – racconta Luca Mascolo, ideatore, regista e interprete del lavoro teatrale – Alla fine, come se cercassimo di indagare la vita di un qualsiasi individuo, vale la riflessione di Evtušenko nella sua poesia “Uomini”: “Ognuno ha un mondo misterioso, tutto suo”. Sembra un concetto lapalissiano, ma proprio qui accade qualcosa di misterioso per tutti noi; una sorta di meccanismo di rimozione automatico. Siamo grati a Beethoven – conclude Mascolo – per averci lasciato tutta la sua produzione, la sua impronta sulla storia della musica e dell’arte nei secoli a venire. Prendiamo, mettiamo da parte ma ci dimentichiamo totalmente della sua sordità; e dell’uomo che ha dovuto affrontarla, recitando la sua parte a volte bene a volte meno, in quel mondo di inizio 800 che egli ha abitato».
Luca Mascolo è un attore non nuovo allo scavo interiore e all’interpretazione profonda di personaggi complessi. Diplomato all’Accademia Silvio D’Amico, si è perfezionato alla scuola di Luca Ronconi e, a dispetto della giovane età, ha un curriculum di rilievo: ha recitato ne “I Masnadieri” di Schiller e in “Vita di Galileo” di Brecht, diretto da Gabriele Lavia e, più recentemente, ha calcato le scene con Massimo Popolizio in “Un nemico del popolo” di Ibsen e “Centuria” di Giorgio Manganelli. Questa volta affronta la regia con l’assistenza della salernitana Ida Carmen Maurano.
La musica, a cura di Alessandro Cedrone, è incarnata dal violoncello di Donato Cedrone, musicista di grande fama, concertista nelle maggiori orchestre italiane e solista in numerose tournée nei più importanti teatri europei e d’Oltreoceano.