di Carmine Landi
BATTIPAGLIA. La necropoli delle sarde.
Nella giornata di ieri, sulla costa sud del litorale battipagliese, laddove, nei dì precedenti, erano state rinvenute ingenti quantità di pesci morti, sono arrivati i rinforzi.
A seguito di numerose denunce pervenute, i ricercatori dell’Istituto Zooprofilattico di Portici sono giunti in città e, accompagnati dai volontari di Legambiente, si sono recati in quella porzione di spiaggia che, nello scorso fine settimana, s’era ritrovata invasa da carcasse di differenti varietà ittiche.
In un attimo, negli animi battipagliesi, s’è diffuso il panico. A destare preoccupazioni, c’è pure la considerevole presenza di quelle rhodophyta, popolarmente nominate alghe rosse, che lo scorso weekend erano presenti in grosse quantità sulla battigia.
Le alghe rosse, di solito, popolano i mari più profondi: trovarle a riva è un segno di sconvolgimento ambientale. Nella maggior parte dei casi, tuttavia, le rhodophyta non sono patogene. C’è, però, una rara gamma di alghe rosse in grado di provocare danni all’organismo umano. Dunque, i ricercatori di Portici hanno prelevato pure dei campioni di rhodophyta, sì da verificarne un’eventuale tossicità. E sono stati portati via pure alcuni dei pesci deceduti: si tratta soprattutto di sarde, di cui la zona marittima presa in considerazione è ricchissima, ma vi sono pure granchi e altri pesci. Nel giro di due giorni, dovrebbero arrivare gli attesissimi risultati.
Rimane plausibile, al di là della considerazione dell’estensione notevole del fenomeno – potrebbero esser stati adoperati più ordigni – l’ipotesi dei pescatori “bombaroli”, e su questa pista starebbero lavorando gli uomini della Capitaneria di Porto di Salerno e gli agenti della polizia municipale di Battipaglia. Azioni perseguibili a norma di legge: in tal caso, infatti, i reati sarebbero di danneggiamento dell’ecosistema marino, di detenzione abusiva di materiale esplodente e di esercizio della pesca di frodo. Tra l’altro, in una zona che è sottoposta pure al divieto di pesca.
E della quaestio si stanno interessando pure Gerlando Iorio, Ada Ferrara e Carlo Picone. Tra venerdì e sabato, infatti, la triade commissariale, preoccupata, ha richiesto l’intervento dell’Arpac. Nelle ultime ore, inoltre, i caschi bianchi hanno intensificato il servizio di pattugliamento lungo le spiagge battipagliesi.
C’è chi, da ieri, è più tranquillo. All’indomani della “domenica nera”, infatti, il mare era limpido e cristallino, sulla battigia non c’erano più le carcasse dei pesci – ma le alghe rosse, nel pomeriggio, sono tornate – e s’era reso più tollerabile pure il cattivo odore che da un po’ di giorni s’avverte in spiaggia. Talora, tuttavia, l’apparenza inganna. Il fatto che le acque siano fisicamente limpide non le rende chimicamente pulite: in altre parole, i coliformi fecali – è il caso, ad esempio, dell’escherichia coli che è in zona Idrovora– possono esser presenti pure in mari resi puliti da venti e da piogge, come quelle che nella serata di domenica si sono abbattute sul Salernitano.
Sul web, intanto, la bufala corre veloce. Gira su Facebook la fotografia di una bambina con la pelle ricoperta di sospetti foruncoli che sarebbero stati provocati dal contatto con l’acqua contaminata. La foto, tuttavia, era da mesi su Internet, che pure è un mare assai pericoloso.
IL COMMENTO
La politica tra mare sporco e commissari: il pesce comincia a puzzare o puzza dalla testa?
Sette anni.
C’è chi, come Brad Pitt sceglie di passarli in Tibet. E poi c’è chi decide di trascorrerli in una ridente città della Piana del Sele chiamata Battipaglia.
Se qualcuno avesse vissuto l’ultimo settennio all’ombra del Castelluccio, ora saprebbe che, pochi mesi fa, la non balneabilità, a Battipaglia, s’è ritrovata dinanzi una bella torta di fanghiglia e batteri con sette candeline. Buon compleanno, divieto di balneazione! Benvenuto nel tuo ottavo anno.
Eppure, le dichiarazioni di qualche volto noto che “si costerna, s’indigna, s’impegna” – e ci si ferma qui, ché si sa poi come va a finire – , oltre a indicare la sorgente d’acqua pura che per tant’anni non è stata trovata (i soliti politici altruisti, che lasciano grandi opportunità ai propri eredi), ci insegnano che i cattivoni sono tre: Iorio, Ferrara e Picone. Una cinica terna, e ti pare d’aver dinanzi le tre Moire dell’Ellade; una cupola di complottisti, e allora ti vengono in mente Moggi, Giraudo e Bettega; tre sterminatori, e allora lì vien da pensare addirittura a Riina, Provenzano e Bagarella, o a Giuseppucci, Abbatino e De Pedis. Colpa d’Angelino Alfano e di Giorgio Napolitano, che li mandarono da Caserta a Battipaglia con la non balneabilità in dote. “Prendi tre, paghi mare sporco”: fa più o meno così.
Anche i commissari sbagliano, è ovvio. Di frequente, le colonne di questo quotidiano ne parlano. E sì, forse è vero che, al di là d’ogni logica motivazione del tipo “si perdono i fondi”, di cantieri in città ce ne son troppi. Ma è pur vero che, in merito al mare, la non balneabilità c’era pure l’anno scorso. E due anni fa. E tre. E quattro. E cinque. E sei. E sette. E negli anni Zero e nei Novanta, Battipaglia non era gemellata con Palinuro. Forse, se è di pesci che si parla, il pesce puzza dalla testa. Quella testa chiamata “anni Ottanta”. Ed è pur vero che, sedici mesi or sono, la politica accoglieva Iorio e i suoi come la terna redentrice. Erano le Tre Grazie, ma ora son dannate Parche, ché qualcuno ha filato la proroga dello scioglimento. E qui Antonio s’ha da far votare. E allora il pesce, come l’ospite, dopo un po’ comincia a puzzare, perché dalle vallate circostanti s’avverte l’inequivocabile profumo di campagna…elettorale.
(carlan)