Pina Ferro
Vi è anche un immobile di Tramonti tra i beni sequestrati, ieri dalla Guardia di Finanza, nell’ambito di un’operazione antiusura. A porre i sifgilli all’appartamento in Costiera Amalfinana sono stati gli uomini delle Fiamme gialle di Parma, coordinata dalla Procura. Questi, al termine di una complessa attività di indagine durata oltre due anni, hanno smantellato un gruppo criminale composto da 26 persone indagate e specializzato nell’occultare i patrimoni immobiliari e mobiliari di soggetti che, seppur solvibili, avevano deciso di non pagare le imposte verso l’Erario a loro carico o i prestiti contratti. Sequestrati 7 milioni di euro, arrestate 8 persone per associazione a delinquere e interdetto un notaio e un imprenditore allo svolgimento di attività professionali e di impresa. Fra gli arrestati spicca Wally Bonvicini, imprenditrice di Parma che si era presentata come candidata sindaco alle amministrative del 2012 a capo di una lista civica. Il primo punto del suo programma era la chiusura di Equitalia. Al centro dell’organizzazione c’era un’associazione antiusura con sede a Parma che, tra i suoi servizi, ne offriva di specifici per aggirare l’erario. L’operazione è scattata sabato per il pericolo di fuga di alcuni degli indagati. L’operazione ha visto impegnati centinaia di Finanzieri e ha interessato, le città di Parma, Arezzo, Pordenone, Trieste, Savona, Padova, Verona, Milano, Pistoia, Ravenna, Reggio Emilia, Tramonti, Chieti e, in particolare, Ferrara. Attraverso complesse attività investigative, espletate anche mediante l’ausilio di intercettazioni telefoniche, è stata accertata l’esistenza di un esteso contesto di illiceità che utilizzava un’associazione Antiusura con sede a Parma e a cui facevano riferimento numerose persone fisiche e giuridiche debitrici seppur con disponibilità patrimoniali. Il sistema di frode, unico nel suo genere, era utile per ulteriori finalità: esso mirava, altresì, ad approfittare della debolezza psicologica di taluni imprenditori in difficoltà economiche, al fine di incassare, da quest’ultimi, non solo laute parcelle per l’avvio della “procedura criminale” offerta dall’associazione ma anche le risorse economiche ancora a loro disposizione, illudendoli di una restituzione nel tempo, anche sotto forma di “vitalizio”. Tale restituzione, però, non avveniva mai o solo in parte in quanto, successivamente, i personaggi indagati si rendevano irreperibili: è il caso di una imprenditrice che, nelle dichiarazioni rese ai Finanzieri, ha dichiarato di essere stata persuasa a versare la considerevole somma di 300mila euro su conti intestati ad una società senegalese (legalmente rappresentata dai principali indagati) con la prospettazione, rivelatasi invera, di restituirgliela sotto forma di vitalizio mensile non tracciabile. Ma, parallelamente, vi sono i casi di vari imprenditori che, avendo deciso di non pagare Iva ed altre imposte sui redditi, hanno cautelato i propri patrimoni con gli arrestati e adesso sono tutti indagati per sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte. È il caso, ad esempio, di un’azienda di pavimenti in legno che non aveva versato l’iva per 60 mila euro, pur avendo un patrimonio aziendale di 240mila euro.