Brigida Vicinanza
Una situazione di precarietà reale che vive il San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona di Salerno che è lontana dalle parole e dagli annunci di fondi e cambiamenti del governatore della Regione Campania Vincenzo De Luca. E ieri mattina, durante la visita di quest’ultimo all’interno del nosocomio salernitano per la presentazione della Stroke Unit, i rappresentanti sindacali della Cgil hanno atteso per un dialogo e per aprire un confronto sulle necessità interne dell’ospedale. Sale operatorie vecchie e fatiscenti, lavori di ristrutturazione ancora da fare all’interno del reparto di anatomia patologica dove i dipendenti respirano “a pieni polmono” sostanze tossiche senza alcuna climatizzazione o aerazione, nuovi letti ad ortopedia che non possiedono le sbarre di sicurezza per i pazienti. Ma soprattutto una domanda specifica: “Che fine hanno fatto i 10 milioni di euro per i lavori del reparto di rianimazione?”. E dopo il convegno, i sindacalisti hanno aperto un dibattito con De Luca, in cui sono stati ascoltati e “rassicurati”. Ma prima ancora una protesta pacifica e di informazione per altri presidi dell’azienda ospedaliera di Salerno – scrivono in una lettera i sindacalisti della Cgil – la nostra azienda ed i lavoratori tutti hanno finora onorato il “patto con i cittadini”, infatti hanno garantito la quantità, la qualità ed in alcuni casi l’eccellenza assistenziale». Ma non ci sono le condizioni spesso per lavorare, sia in serenità che in sicurezza. Poi i rappresentanti sindacali hanno avanzato alcune richieste necessarie: «Chiediamo di assumere, urgentemente almeno 100 operatori socio sanitari indispensabili per i cinque presidi che compongono l’azienda. Il presidio di Castiglione di Ravello, non disponendo di operatori per la pulizia ha ridotto la stessa a 6 ore al giorno al posto di 24 ore. Il presidio Da Procida, di Mercato San Severino, di Cava ed il Ruggi, hanno bisogno di operator di supporto per migliorare i livelli di assistenza, gli standard alberghieri e quindi valorizzare la professionalità degli infermieri, inoltre l’assunzione di 100 infermieri che consentirebbero, attraverso turni decenti e l’incremento di posti letto, il funzionamento di unità operative strategiche come il pronto soccorso e le aree chirurgiche e cardiochirurgiche – continuano – di assumere tecnici di radiologia. di laboratorio e neuro fisiopatologia, di assumere fisiatri, fisioterapisti e logopedisti per garantire la riabilitazione sia al Ruggi che al Da Procida e non ricorrere come il progetto Strocke Unit e per la Ematologia alle borse di studio, che creano solo precarietà». Poi concludono: «Le assunzioni devono essere necessarie ed urgenti; gli strumenti ci sono, infatti al Ruggi sono ancora in vigore le graduatorie per tutte le figure del comparto, oppure possono essere utilizzate quelle delle Asl vicine. Non vi sono alibi, basta solo la volontà politica di non voler distruggere la sanità pubblica».