di Marta Naddei
A casa erano stati mandati da un bel po’, ma ora per i 34 dipendenti dell’Aser è arrivato il licenziamento collettivo. L’azienda che si occupava dello smaltimento dei rifiuti speciali è stata dichiarata fallita lo scorso mese di marzo, dopo quattro anni di stato di liquidazione a cui, tra le altre cose, si era giunti anche in maniera piuttosto anomala. Un quadriennio in cui un po’ tutti sembravano essersi dimenticati della vertenza Aser, fino alla sentenza di fallimento, giunta dopo l’accoglimento delle due istanze, ammontanti a poche migliaia di euro, presentate dalle società Ecocentro e Siles. Nella giornata di venerdì il colpo finale ai dipendenti della società di proprietà del Consorzio di Bacino Salerno 2: con una nota a firma del curatore fallimentare Antonio Darino è stata avviata la formale procedura di licenziamento collettivo per l’intero personale dell’azienda. Il tutto mentre gli stessi lavoratori – di concerto con i sindacati – stavano tentando di spuntare il rinnovo della cassa integrazione anche alla luce della nuova legge regionale che regolamenterà il ciclo dei rifiuti a partire dal prossimo mese di giugno e che prevede il riassorbimento degli operai già impiegati in società del settore, afferenti ai disciogliendi Consorzi di bacino. Ma i 34 ex dipendenti non staranno certamente a guardare: in primo luogo, martedì cominceranno un presidio permanente dinanzi palazzo Sant’Agostino, sede della Provincia di Salerno cui – negli ultimi anni – è stata in mano la gestione del ciclo dei rifiuti, in attesa di una convocazione da parte del presidente dell’ente Antonio Iannone e dell’assessore provinciale all’ambiente, Adriano Bellacosa. Pronto anche un esposto alla Corte dei diritti dell’uomo dell’Unione europea: un gesto estremo, provocatorio, ma che è sintomo e voglia di scavalcare lo Stato italiano che per anni ha fatto finta di non vedere. Tanti, infatti, sono stati gli esposti presentati dai lavoratori Aser alle diverse istituzioni ed agli organi competenti per cercare di far luce su una vicenda dai contorni troppo poco chiari. Dalla Corte dei Conti della Campania, alla commissione bilaterale di inchiesta sui rifiuti, passando per la Guardia di finanza e al Procura della Repubblica di Salerno. Ma non c’è stato nulla da fare. «Ci rivolgiamo a questo punto – spiega il coordinatore della rsu dell’Aser, Sandro Caporaso – all’Europa, visto che qui in Italia nessuno si è interessato a noi e nessuno ci ha garantiti. Abbiamo tentato di ottenere in tutti i modi la nostra giustizia, ma nessuno ci ha dato ascolto. Ora si deve risalire a chi non ha ottemperato i propri obblighi, andando anche contro la legge. Sappiamo bene, nonostante la procedura di licenziamento sia stata avviata dalla curatela, che non sono loro i nostri veri interlocutori, ma chi ci ha mandati al macello». «Nessuno ha preso effettivamente a cuore questa vicenda – denunciano i lavoratori Aser – che ha visto coinvolti ed informati, ogni istituzione dello Stato, dalla Presidenza della Repubblica, passando alla Presidenza del Consiglio, del Senato, della Camera e finendo con le istituzioni locali, presidenza della Regione Campania, assessorato all’ambiente della Regione e tutti gli organi della provincia di Salerno. Vogliamo, anzi pretendiamo, che i responsabili di questo squallore paghino per le loro azioni». Un ultimo grido disperato d’aiuto, insomma. Ma l’ennesimo di una battaglia che non sono certamente disposti a perdere. «Inizia un nostro personalissimo percorso di legittima difesa delle nostre famiglie – affermano ancora – e chi, informato di ogni riprorevole passaggio da parte della Provincia di Salerno, e da chi da essa demandato ha stravolto, ignorato, omesso il mandato ricevuto, ha voltato lo sguardo o più semplicemente ha fatto da passacarte, ne condividerà le responsabilità. Una cosa deve essere chiara per tutti coloro che rappresentano la legge e il governo sul territorio, noi da oggi ci sentiamo legittimati e autorizzati ad attuare ogni iniziativa atta a difendere i nostri figli, le nostre famiglie. Oggi ci riprendiamo le istituzioni, e cacceremo chi contro la volontà del popolo, degli ultimi e di tutti coloro che a causa di una politica che non ci appartiene, ne ha disonorato i principi fondanti». Intanto, la procedura di fallimento va avanti: la prossima tappa è rappresentata dall’adunanza dei creditori in programma il prossimo 20 maggio presso il Tribunale fallimentare di Salerno, alla presenza del giudice delegato Giorgio Jachia ed il curatore fallimentare Darino.