La polemica scatenata dall’installazione della nuova antenna per la telefonia mobile nel rione collinare di Giovi, a Salerno, non accenna a placarsi. Anzi, la protesta si espande. I cittadini, già mobilitati con la petizione per l’immediata rimozione dell’impianto principale, hanno deciso di allargare il fronte d’azione, chiedendo di attenzionare e includere nel monitoraggio anche le antenne già presenti nelle zone di Giovi Montena e la zona conosciuta come Canale. Quello che era un singolo caso di allarme si è trasformato in una vertenza di quartiere contro il presunto rischio elettromagnetico diffuso. Nel frattempo, la situazione ha assunto contorni più chiari grazie all’intervento dell’Assessore all’Ambiente del Comune di Salerno, Massimiliano Natella, che ha fornito una ricostruzione dettagliata dei fatti, gettando luce sul ruolo dell’Amministrazione e sulle ragioni che hanno portato all’installazione dell’antenna, nonostante l’opposizione politica. Le dichiarazioni dell’Assessore Natella rivelano un tentativo di prevenire l’installazione. L’Assessore ha spiegato di essersi mosso non appena ricevuta notizia del possibile intervento da parte dell’operatore Inwit, che aveva inizialmente individuato come sito un’area di proprietà comunale. “Partiamo da quello che ho fatto al Comune di Salerno quando avevo saputo di questa possibile installazione a Giovi. Ho fatto in modo che il Comune declinasse l’invito”, ha dichiarato Natella. L’Amministrazione, su sua spinta, ha quindi formalmente negato l’uso dell’area comunale. La motivazione alla base di tale rifiuto, come specificato dall’Assessore, è stata la persistente incertezza scientifica sugli effetti a lungo termine del 5G, nonostante gli incentivi previsti dal Pnrr per la sua diffusione. “Non essendoci ancora una verità scientifica sul 5G che dimostri che ci siano problemi della salute ma nonostante questo il Pnrr incentiva la rete 5G, ho ritenuto che il Comune non dovesse prestarsi né accollarsi quest’onere”, ha spiegato Natella. La posizione del Comune è dunque chiara: in un’ottica di estrema cautela e in assenza di prove definitive sulla non pericolosità dell’emissione, l’Ente ha scelto di non facilitare l’installazione. La decisione è stata formalmente riconosciuta da Inwit in una nota inviata a gennaio del 2025, in cui l’operatore prendeva atto del diniego comunale e certificava l’assenza di disponibilità delle aree pubbliche. Tuttavia, il tentativo del Comune di bloccare l’intervento si è scontrato con la normativa superiore. Nella stessa nota, l’operatore ha fatto esplicito riferimento alla norma nazionale che, in sostanza, impedisce l’ostruzione all’installazione di infrastrutture di telecomunicazione essenziali. Di fatto, l’installazione è andata avanti su un’area privata, aggirando il “no” del Comune. “È evidente che la posizione è questa, cioè evitare che ci possano essere pericoli per la salute che non siano poi certificati, quindi nell’ambito di questa incertezza avere questa posizione”, ha concluso Natella, ammettendo l’impotenza del Comune di fronte a leggi che favoriscono lo sviluppo della rete. Oggi, lo scenario per Giovi è duplice. Da un lato, c’è la forte ansia della popolazione, alimentata dalla mancanza di certezze e dalla sensazione di non essere stata ascoltata. I manifesti affissi in tutte le aree del rione, che parlano di bambini e di malattie, sono l’espressione diretta di questa paura. Dall’altro lato, c’è l’azione legale e civica del Comitato che si sta formalizzando. I cittadini, nel frattempo, hanno compreso che l’esposizione elettromagnetica non si limita all’ultima antenna installata. L’ampliamento della petizione per includere anche gli impianti di Giovi Montena e zona Canale dimostra una crescente consapevolezza sulla necessità di un monitoraggio ambientale complessivo dell’intera area collinare, densamente abitata. La petizione in corso di ufficializzazione, che raccoglie ormai centinaia di firme complete di dati personali per conferire massimo peso legale, rappresenta il veicolo principale per intercedere con gli enti preposti al controllo. L’Assessore Natella ha ribadito di sostenere pienamente l’azione civica e ha promesso il massimo supporto istituzionale ai concittadini. La sua posizione, ha chiarito, rimane un “no” politico a questa installazione, ma ora l’attenzione deve concentrarsi sul controllo e sulla verifica. “Sono disponibile e sostengo, come ho fatto anche in passato in altre realtà e a maggior ragione nel mio quartiere, l’idea di un monitoraggio costante e di una presa di posizione dei cittadini che, soprattutto in virtù di verità scientifiche non certificate sulla bontà o meno dell’iniziativa, vadano a intercedere con gli enti preposti, in questo caso rappresentati dagli enti che monitorano l’elettromagnetismo, vale a dirsi l’ARPAC”, ha affermato Natella. L’Assessore si è spinto oltre, dichiarando la volontà di apporre la propria firma alla petizione stessa, pur ritenendola già “ben fatta” dai concittadini. Questo atto, di alto valore simbolico e politico, mira a fare in modo che “ci possano essere tutti i controlli che devono essere attivati sul caso, sia sull’eventuale e dico eventuale messa in esercizio di questa antenna, sia invece su tutte le altre possibilità che poi stanno venendo fuori e di cui non conosciamo i dettagli pur consapevoli che possono avere una loro valenza”. La battaglia di Giovi, pertanto, è entrata in una fase cruciale: la protesta si è politicizzata e ha trovato nell’Assessore Natella un alleato disposto ad accompagnare la richiesta all’Ente di controllo. L’obiettivo imminente è costringere l’ARPAC a effettuare le misurazioni in loco, non solo in prossimità del nuovo impianto, ma anche nelle aree di Montena e Canale. Solo i dati tecnici e oggettivi potranno sbloccare la situazione, confermando o smentendo i timori di una comunità che chiede di vivere in un ambiente garantito e salubre. La trasparenza, negata nella fase autorizzativa, è ora l’unica richiesta in grado di placare l’allarme sociale.





