Le frasi più imbarazzanti di frequente citate negli articoli dei mezzi di informazione sono quattro: – abbiamo il Lungomare più bello d’Italia, – abbiamo il Principe degli Stadi, – abbiamo un Corso da Re – abitiamo in una Città Europea. Sappiamo tutti, purtroppo, che queste non sono verità semplicemente perché: – il Lungomare ha perso il decoro, i colori e i profumi di un tempo, – lo Stadio imbarca acqua, come minimo, – il Corso è molto simile a quello di una cittadina di bassa Provincia, – la Città ha di europeo solo le coordinate geografiche. Così, delle due l’una: o questi spropositi sono pronunciati da chi non ha mai superato i confini del territorio, e non comprende di svilire sé stesso, oppure sono a dileggio dei cittadini ritenuti incapaci di capire la realtà delle cose. Comunque, un fatto è certo: fino a quando la Città non prenderà coscienza delle tante verità nascoste, nulla potrà mai cambiare. L’altro ieri sono state tolte le transenne sul Corso definito da Re, nel tratto compreso tra Via Santi Martiri e Via Diaz. Adesso, un unico percorso grigio si allunga verso Piazza Vittorio Veneto, anch’essa grigia, assegnando all’intera area le stesse tonalità di una cittadina della Carinzia. Così, un turista che uscendo dalla Stazione fosse convinto di trovare un luogo vitale, sorridente, colorato e profumato, deve prendere atto di trovarsi al cospetto di cinquanta sfumature di grigio che opprimono l’identità storica, culturale e sociale di una Città meridionale e mediterranea, luogo di sole e di mare, culla dell’arte ceramica e, in passato, ricca di giardini, di mimose, di bouganvillee, di tamerici e di rose. E, il Corso ancora non è finito! Tra un anno, con le sue traverse, pure grigie, una grande macchia anonima e senza anima offrirà a tutti il risultato della visione minimalista e riduttiva che ha guidato le scelte dei responsabili. C’è il Trincerone, ad esempio, con i suoi orrendi pilastri grigi, i marciapiedi grigi e i muri grigi che sorreggono cancellate indegne per un centro abitato, pure grigie. Così come c’è la grigia Piazza Alario, rifatta di recente, e la grigia Piazza a mare, con la parte più prossima del lungomare. Ci sono, poi, le grigie mattonelle di molti marciapiedi sulle quali, d’estate, sarebbe possibile pure cuocere le uova. In verità, tante cose sono state fatte utilizzando le pietre laviche che, a parte i benefici apportati ai fornitori, nulla hanno in comune con la natura di una Città che dovrebbe offrire allegria, infondere gioia, esprimere la fantasia, l’abilità e l’arte della sua gente. Non c’è, in giro, un pannello ceramico, non ci sono panchine, arredi e neppure segnali o cartelli vivaci. Tutto è maledettamente grigio, come la nebbia, e tutto offre l’immagine distorta di una Comunità smorta, esangue, gracile, malaticcia, sfibrata.Ma, la porzione appena riaperta del Corso non offre solo questo motivo di riflessione. Lungo il nuovo percorso abbondano i tombini dei sottoservizi disposti in ordine sparso e con fervida fantasia geometrica. In una foto, ce ne sono ben otto enormi e cinque piccoli in pochi metri quadri. Non solo. Per la loro posa in opera, è stato usato il cemento bianco, neppure quello a colore, laddove in altre località, davvero europee, essi sono mimetizzati usando le stesse mattonelle della pavimentazione. In tutto questo, c’è anche una curiosità. I coperchi in ghisa di alcuni cavidotti telefonici riportano la denominazione della società Kingcom che, diversi anni fa, ottenne la concessione per il cablaggio del centro. Purtroppo, dopo aver iniziato i lavori, essa venne dichiarata fallita. E, quindi: “perché sono presenti ancora quei cablaggi”? “Non si potevano evitare tombini di quelle dimensioni”? C’è un’altra cosa da osservare. Tra le foto allegate, tre mostrano alberi posizionati fuori centro rispetto ai quadrati di terreno a loro assegnati. Qui, davvero siamo all’eccesso di menefreghismo, di sciatteria, di incapacità, di mancanza di rispetto per la natura, per la Città e per i cittadini. Perché, i lavori non si possono fare ‘solo per ‘farli’ per pagarli e per incassarli, ma si debbono fare per dare decoro, dignità e far crescere orgoglio. Qui, manca davvero tutto, forse perché qualcuno ha ritenuto che la qualità di una Città sia una condizione eventuale. In realtà, essa è prova della cura posta dall’Amministrazione nella gestione quotidiana, del livello di civiltà della Comunità, della presenza di una cultura dominante in grado di guidare verso il meglio anche coloro che sono privi di un sufficiente sentimento di condivisione. La qualità di una Città è la misura della sua coesione, del rispetto reciproco, dell’educazione diffusa, di un identico stato d’animo, di una comune visione della vita. Negli ultimi mesi, Salerno ha registrato un profondo degrado fisico, frutto di comportamenti inadeguati da parte di coloro che, per dovere istituzionale, avrebbero dovuto evitarlo. Perché, è ormai certo che, a monte di tutto, c’è stato un disinteresse generale sostenuto da un ‘tocca a te non a me’ e da un menefreghismo imperante. Tutti hanno avuto occhi per vedere, nessuno ha sentito il dovere di intervenire, di denunciare, di sollecitare. In sostanza, non è negabile che il degrado fisico sia stato l’esito di un inaccettabile degrado morale, a qualsiasi livello di responsabilità. I lavori al Corso dimostrano, ora, che esiste anche un degrado culturale, ancor più insopportabile perché mina le fondamenta del vivere di una Comunità che vuole crescere e migliorare esprimendo il meglio di sé stessa. Se il meglio è rappresentato da tombini sghembi e da alberi piantati ‘alla carlona’, allora davvero non ci può essere fiducia nel futuro. Con un percorso indecente, i tecnici esecutivi hanno svillaneggiato, insultato e offeso la Comunità. Ma, hanno svillaneggiato, insultato e offeso sé stessi. Perché, la professionalità si misura con le opere che si realizzano, non con la funzione che si ricopre. Così, da oggi, se qualcuno volesse insistere nell’uso delle parole roboanti, forse farebbe bene a parlare di un ‘Corso da Re Travicello’. Ne guadagneremmo in dignità.
Tutti. Salviamo gli Alberi, Gruppo Civico Futura Salerno, Associazione Civica Ali per la Città, Gruppo Civico