Gli alunni del liceo “T.Tasso” e della scuola media “Lanzalone-Posidonia” hanno fatto rivivere il poeta attraverso i suoi versi in una giornata emozionale
Di Olga Chieffi
Heidegger riconosce nella parola della poesia uno spazio di declinazione o di vibrazione, nel quale si sviluppano i segreti e i molti risvolti della parola, leggere l’opera di un poeta è qualcosa di “destinale”, di necessario, una dimensione unica in cui attraverso l’ascolto profondo della sua parola ci si può imbattere in lui, svelare ciò che l’opera continuamente nasconde e conserva dentro di sé”. Hanno colpito nel segno i ragazzi del liceo “T.Tasso” di Salerno, istituto in cui si è formato Marco Amendolara, i quali unitamente ai giovanissimi studenti della scuola media “G.Lanzalone e Posidonia, si sono dedicati per un mese intero alla lettura della sua opera poetica, sotto la guida sapiente del loro professore Marco Falivena, analizzando alcune pagine, illustrandole attraverso disegni, tentando anche una musicalizzazione di qualche verso. Ci siamo ritrovati nell’Aula Magna dello storico liceo salernitano, con l’Associazione Marco Amendolara, presieduta da Alfredo Nicastri, Alfonso Amendola in rappresentanza del nostro ateneo, la padrona di casa Carmela Santarcangelo, la famiglia di Marco e tanti vecchi e nuovissimi amici, per scoprire la perla, il mondo nuovo, le fatiche degli amanti e dei poeti che tutti noi, se ci riscuotiamo dalla nostra doppiezza e interezza, siamo. La giornata è iniziata con la composizione del cerchio e Antonella Valitutti che ha interpretato alcuni versi tratti da diverse opere, a cominciare da un omaggio alla scuola, un invito di Marco affinchè si possa trovare la forza l’energia di tornare ogni giorno e di mettersi in gioco, tutti, per trovare la strada del “fare” quale atto creativo, attraverso cui dare forma e vita alla realtà. Poi, come nel ballo yoruba detto Manì, in cui si è chiamati ad esibirsi al centro del cerchio ed una volta esaurito il proprio a-solo passare la parola ad un altro ballerino che cercherà di “dire”, comunicare qualcosa di nuovo, è toccato agli studenti leggere e spiegare le poesie scelte, Luca Brescia Morra, Lucia Barra, Marcello Pinto, Lucia Guercio, Salvatore Mancone Enrico Di Franco, Alessandra Cavallo, Simona Di Napoli e Anna Borrasi, si sono cimentati con pagine quali “Amicizia”, “Altri termini”, “Anacronismo”, “Rimmel III”, “Mare e Pietre”, versi di non facile lettura e tessitura, cui si sono avvicinati “vergini” senza sapere, nel modo migliore secondo Aldo Masullo – il cui verbo sulla poesia di Marco, racchiuso in una elegante plaquette, è stato distribuito in sala – magari non capendo, ad un primissimo approccio, poi, percependoli chiaramente, poiché tutti hanno avvicinato i termini in essenza, che hanno segnato la vita del poeta, amicizia, solitudine, corpo, diversità, amore, incendio, intimità, freddo, taglio, natura, morte, ri-nascita. Diversi gli interventi, a cominciare dal presidente dell’associazione Amendolara Alfredo Nicastri, compagno di classe di Marco, che ha riferito con semplici parole come il nostro poeta tenesse ad un’amicizia pura, sulle tracce di Aristotele e della sua Etica Nicomachea, una virtù che richiede tempo e consuetudine di vita comune: secondo il proverbio, infatti, non è possibile conoscersi reciprocamente finché non si è consumata insieme una certa quantità di sale, ovvero non è possibile accogliersi come amici, né essere amici, prima che ciascuno si sia manifestato all’altro degno, il ricordo di Andrea Manzi caporedattore della redazione salernitana de’ Il Mattino, che accolse Marco tra i collaboratori, rivelandolo ai lettori quale fine elzevirista e di Marcello Napoli, che ha ricordato due figure che hanno accompagnato Marco nella sua vita creativa, due muse, direi, Rubina “Rubnia” Giorgi, che scrive a Marcolino e allo stesso Marcello dal suo Quaderno Cosmografico e Barbara Alberti, le quali lo hanno sempre incoraggiato ad inseguire il pericoloso pensiero visionario del poeta. La parola ancora ai ragazzi con Annaluce Mandiello redattrice del giornalino d’istituto Kaos, che ha organizzato i lavori, oltre la parola, sull’opera poetica di Marco, la quale ha consegnato una cartella di disegni e spunti critici ai genitori del poeta Arturo e Rosellina, i quali hanno ringraziato gli allievi di un lavoro che ha innalzato alte la parola e la voce del poeta.