Oggi,alle ore 20, nella chiesa di Santa Apollonia, secondo appuntamento della V edizione del Festival di musica da camera promosso dal dipartimento di Musica d’insieme del Conservatorio “G.Martucci” di Salerno
Di OLGA CHIEFFI
Stasera, alle ore 20, secondo appuntamento della V edizione del Festival di Musica da Camera Sant’Apollonia. Un evento, nato dalla sinergia del Conservatorio di Musica “G.Martucci” di Salerno, promotore di un progetto del Dipartimento di Musica d’Insieme, presieduto da Francesca Taviani, con la Bottega San Lazzaro di Chiara Natella che nella Chiesa di Santa Apollonia offre di ospitare la rassegna. Ribalta di questa seconda serata, interamente per il Muhlfeld Quartet composto dai clarinettisti Massimo Buonocore, Antonio Di Costanzo, Fabrizio Fornataro e Francesco Abate. Gli strumentisti dialogheranno sulle linee melodiche del Quartetto n° 1 di Raymond Milford Endresen, compositore del Minnesota, dalla non facile tessitura, che porrà in luce le qualità di ogni singolo strumentista. Il programma continua con l’esecuzione di Petit Quatuor, originariamente per quartetto di sassofoni, composto nel 1935 da Jean Francaix. “Tra i doni naturali di questo ragazzo, su tutti ho notato quello che è il più fecondo che possa possedere un artista: la curiosità”: è così che Maurice Ravel accoglie i primissimi lavori di un Françaix poco più che bambino (è il 1923), confermando la nascita di un compositore personalissimo ed eclettico nella Francia e nell’Europa del Novecento. Balletti, musiche da film, opere, un celebre, monumentale oratorio: Françaix curioso ed eclettico e lascia ottimi lavori in ognuno di questi generi. E’ giovanissimo quando scrive il semplice e breve Petit quatuor per sassofoni, confermando che, ancora studente, possiede già una proprietà di stile da grande artista. Stupiscono di questa pagina la linearità piana, l’eleganza, l’equilibrio che afferrano dolcemente l’attenzione del pubblico con la loro emotività semplice e diretta. Dieci minuti di musica incantevole, che con il primo movimento (Gaguenardise) mette subito in evidenza, con grandi contrasti, la grande capacità timbrica e la dinamica “sui generis” delle voci dei quattro strumenti: in particolare i pianissimo e fortissimo spinti all’eccesso mirano proprio alla valorizzazione delle caratteristiche degli strumenti. Una dinamica ad arco guida Cantilène, il secondo movimento, in cui gli strumenti sonocoesi da un legato dalla straordinaria intensità timbrica. Sérénade Comique è il terzo movimento, una buffa, quasi nevrotica schermaglia guidata dal primo clarinetto. Ci trasferiremo, quindi, in Espana, sulle note della fascinosa opera di Isaac Albeniz, con il suo passionale e romantico tango dalla geniale inventiva melodica che mantiene integra l’originalità dei costumi ritmici e il folclore tipico degli accostamenti armonici popolari, attestandosi come il più famoso tra i tango nella musica da concerto. Si continua col tango, stavolta di Astor Piazzolla e l’aria di sortita di Maria de Buenos Aires “Yo Soy Maria”, una metafora della rinascita della città stessa, che eternamente risorge dalle proprie ceneri, sulle ali delle ragioni estetiche del Nuevo tango che smette gli abiti di una musica esclusivamente legata alla danza e al canto, per farsi pura espressione musicale, assorbendo tutto lo spirito elegiaco, la malinconia che scaturisce dalla certezza dell’ineluttabilità e dell’amarezza della vita, proprie del viejo tango. Giocare per suonare e suonare per giocare con Playing Together di Antonio Fraioli, che scopre le infinite sfaccettature del clarinetto, prima della chiusura con due gemme del song book di George Gershwin, una interessantissima summa dell’ universo esecutivo ed improvvisativo del compositore, “Oh, Lady Be Good” e “Somebody Loves me”.
Il sassofono strumento principe del Novecento sarà l’assoluto protagonista di Lunedì 4 giugno. Dodici i sax divisi in tre quartetti, per eseguire l’ Histoire du Tango di Astor Piazzolla, una suite in quattro quadri, che racconta il ballo argentino dai suoi albori come musica da bordello, danzata, al passaggio a musica da caffè, solo ascoltata dal pubblico e con una spiccata vena romantica, il virtuosistico Andante e Scherzo di Eugene Bozza, con cui il quartetto si avventurerà tra le armonie impressioniste, e ancora “Dixie for Saxes” di Pedro Iturralde, un divertimento nello stile dixieland della swing crazy, e Four Jazz Pieces di Rick Pelckmans, che continuerà ad omaggiare il mondo del jazz, che ha azzeccato subito la fisionomia espressiva e altamente tecnica del sax, oltre che un volto individuale a ciascuno dei tagli dello strumento. I dodici sassofoni, tutti riuniti in un unico ensemble, si congederanno con Bluelight di Paolo Carlomè una ricca e complessa pagina, dai colori cangianti, un omaggio alle colonne sonore di Nino Rota, specchio delle sue ragioni estetiche sospese in un’aerea grazia, che divennero la sua inconfondibile cifra, e l’immancabile Libertango, attraverso cui ricorderemo le “Lezioni di tango” di Potter, con il suo moto tutto barocco di tensione e distensione fra un lirismo allentato e dolente, talora fino alla rarefazione, e picchi di alta drammaticità e forza penetrativa.