Noi Moderati mantiene alta l’attenzione sul fronte della sanità e dopo i primi tavoli tecnici dei giorni scorsi oggi c’è un importante contributo che arriva da Martina Benedetti, autrice del libro “Salvarsi da bufale e fake news”, infermiera simbolo della lotta al Covid che ha offerto un suo importante contributo per la provincia di Salerno. «L’importanza del diritto alla salute riguarda noi tutti ed è quindi fondamentale parlarne e educare cittadine e cittadini sull’importanza dello stesso. Oggi, più che di Ssn è corretto parlare di 21 sistemi sanitari regionali. Rispetto ai Lea, i livelli essenziali di assistenza, che ogni regione deve garantire è stato disatteso l’obiettivo di aggiornamento degli stessi al fine di mantenerli allineati all’evoluzione delle conoscenze scientifiche. Tutte le analisi sui Lea mostrano un divario netto Nord-Sud, impossibile da ignorare. Questo determina il c.d. “turismo sanitario” non solo legato ai pazienti che si spostano ma anche dei professionisti sanitari stessi che portano al nord le loro competenze e facendo migrare anche flussi economici importanti. Negli adempimenti cumulativi 2010-2019 nessuna regione meridionale si posiziona tra le prime 10. Nel 2020 l’unica Regione del sud tra le 11 adempienti è la Puglia; nel 2021 delle 14 adempienti solo 3 sono del Sud: Abruzzo, Puglia e Basilicata (6° rapporto Gimbe) – ha spiegato Benedetti nella sua relazione – La frattura Nord-Sud è legittimata ed è destinata ad aumentare con la Legge Calderoli che vede protagonisti i Lep. I Lep sono i livelli essenziali delle prestazioni e dei servizi che devono essere garantiti in modo uniforme sull’intero territorio nazionale. Questo perché riguardano diritti civili e sociali da tutelare per tutti i cittadini. Al netto di quelli già impliciti nelle normative vigenti, sono ancora molti i settori in cui i Lep devono essere definiti. Definire i Lep significa stabilire quali servizi e prestazioni devono essere offerte in tutto il paese, per garantire i diritti sociali e civili dei cittadini. Il rischio è che solo i comuni con maggiori risorse proprie potrebbero essere in grado di garantire i servizi previsti dai Lep scontrandosi con i nostri principi costituzionali». L’infermiera ha chiarito che «per quanto riguarda gli ospedali il Ssn in 10 anni, al 2022, si ritrova con 95 ospedali in meno. Il taglio degli ospedali più marcato, dai 1.091 del 2012 ai 996 del 2022 ha interessato maggiormente quelli pubblici che sono 67 in meno in 10 anni. La crisi riguarda principalmente la sostenibilità del Ssn che non garantisce più alla popolazione un’effettiva equità di accesso alle prestazioni sanitarie e l’utente si trova di fronte alle problematiche che, frequentemente, ritroviamo a riempire pagine di cronaca. Elenco, ad esempio, le lunghe liste di attesa. Da recentissimi dati di fondazione Gimbe emerge che con la crescita della spesa sanitaria delle famiglie oltre 1,9 milioni di persone hanno rinunciato alle cure per problemi economici. Si chiama spesa sanitaria out-of-pocket ovvero quella sostenuta direttamente dalle famiglie. Vediamo, dunque, come le problematiche sanitarie siano strettamente interconnesse con il Welfare state e l’assenza di politiche sociali vada a minare il Diritto alla salute che sta divenendo un privilegio di pochi. La sanità deve divenire il fulcro dell’azione politica perché uno Stato che non si prende cura del suo Ssn è uno Stato che non sostiene la vita, il divenire ed il futuro. «La relazione di Martina Benedetti deve farci riflettere, la sanità in Campania è fanalino di coda e oggi più che mai c’è bisogno di ripartire, dopo aver toccato il fondo», ha dichiarato Amedeo Auriemma, responsabile del dipartimento sanità per la città di Scafati. «Fondamentale il lavoro che Noi Moderati sta portando avanti sul fronte sanità, non abbasseremo la guardia ma, anzi, continueremo a lavorare e capire come offrire un contributo importante avvalendoci del sostegno di chi la sanità la vive giorno dopo giorno», ha dichiarato il coordinatore provinciale di Noi Moderati Salerno, Luigi Cerruti. Sulla stessa linea anche il dottor Mario Garzia, responsabile provinciale dipartimento sanità: «Ritengo che innanzitutto si debba porre l’attenzione sugli sprechi all’interno della sanità italiana, una più attenta distribuzione delle risorse e della gestione operativa, strutture sanitarie con reparti funzionanti con strumentazione adeguata e personale sanitario sufficiente come numero e professionalmente formato per le esigenze ed aspettative dell’utenza. Lavorare sul male atavico delle liste d’attesa, ridurre drasticamente i tempi per gli interventi (che molto spesso vengono dirottati in strutture private – ha detto il dottor Garzia – Lucrando così sulla salute della gente) e per gli esami diagnostici urgenti. E impensabile che ci debba essere ancora la cosiddetta “migrazione sanitaria” dal sud verso il nord, le eccellenze devono essere dislocate in tutto il territorio nazionale. Mi piacerebbe che si lavorasse ad un progetto altresi ambizioso, ovvero di garantire sempre una sanità pubblica al servizio di tutti i cittadini (come sancito del resto dalla nostra carta costituzionale…), ma non più interamente gratuita, ovvero sarebbe utile che ci fosse nun collegamento diretto tra agenzia delle entrate e ministero della salute. Faccio un esempio: se c’è la necessità di rivolgersi ad un pronto soccorso, è preciso dovere del personale sanitario curare al meglio il paziente, ma questo non vuol dire che tutto debba essere gratuito, nel senso che tutto andrebbe commisurato in base alla gravità dell’emergenza e della reale situazione reddituale dell’assistito. Il tutto non proprio come il modello americano che se non hai un’assicurazione non ti fanno neanche entrare in ospedale, ma creare una condizione più armoniosa, a vantaggio di tutti, chi non ha nulla non paga, chi ha meno paga meno, chi ha di più paga di più».
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